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105 The Abbotts Way Ultra Trail

Post n°86 pubblicato il 19 Maggio 2009 da Guidobix59
 

105 The Abbotts Way Ultra Trail

Tanti sono i chiamati……pochi gli eletti!!

 

L’Abate Guidobalduccio da Pontremoli…un “vecchio” pellegrino (vecchio per saggezza, ma non per età) esperto in lunghe traversate, fatte soprattutto all’estero, accolse l’invito di frate Luigi Groppi da Piacenza (famoso nell’arte pasticcera), a ripercorrere l’antica “via degli abbottati”, che conduceva a Roma. Una volta giunti in Piazza del Campidoglio (si racconta fossero le 3 di notte) dove era posto il convento dei frati francescani, il priore Fra’ Massimo li ospitò nel grande refettorio, per gustare e dividere con gli altri confratelli  tutto quello che erano riusciti a racimolare di mangereccio lungo il tragitto (abbottati, perché appartenenti all’ordine dei frati cercatori, famosi per le loro abbuffate anche in tempi di carestia!).

La storia narra che il frate terziario Elio dai “Racconti” Piccoli (da non confondere con Elio e le storie tese!), parlò a Luigi di un nuovo percorso in Lunigiana da fare a ritroso, da Pontremoli a Bobbio, dalla Toscana all’Emilia-Romagna di 125 km su sterrate, pietraie, sentieri fangosi e molto spesso con forti dislivelli.

…….non si sa bene quali peccati dovesse espiare, ma il Guidobalduccio volle comunque provare questa nuova esperienza. Incontrò, proprio nel castello di Pontremoli, altri viandanti e fratelli provenienti da varie regioni, che vollero incamminarsi insieme a lui……..

 

……Anno 2009 …….Luigi Groppi mi ha parlato di una gara di 125 km in due tappe che si svolge da Pontremoli a Bobbio e che ripercorre tratti della Via Francigena, la via fu attraversata nel medio evo dagli Abati irlandesi per raggiungere Roma, ma utilizzata anche per gli spostamenti fra i loro possedimenti monastici. L’organizzatore Elio Piccoli è un suo amico e dopo qualche e-mail per richieste e informazioni varie sulla gara, mi ritrovo a partire da Roma insieme ad altre 20 persone, incuriosite.

La formula prevedeva due tappe, una da 65 km e una da 60 km, da fare anche a staffetta in coppia. Il primo maggio c.a. a Pontremoli, dopo aver ritirato i numeri di pettorale e i pacchi gara, prendiamo posto per dormire su letti a castello, nelle sale dello stesso castello di Pontremoli (che bel giochino di parole!?). Il giorno seguente, circa 170 concorrenti sono pronti a partire. Saranno 13 le ore di tempo massimo, per portare a termine la prima tappa. Qualcuno di noi è un po’ preoccupato, forse è un tempo troppo stretto!

Il percorso della prima tappa prevede subito qualche km di salita su asfalto; il panorama su Pontremoli e la sua rocca è stupendo.

Mi sembra però di notare una certa eccitazione da parte di tutti i presenti; non credo sia il criterio e ne lo spirito giusto di affrontare una gara a tappe, soprattutto questa che prevede due ultramaratone! Mi ritrovo a correre con l’amico guerriero Alessandro Tarallo; dosare le nostre forze è prioritario, temporeggiare è saggio ed Alex ne conviene.

Intanto sfrecciano i concorrenti dei team, coppie di atleti che si alternano ogni 30 km. Un impegno serio ovviamente, ma meno gravoso di chi deve farne 65 e 60 di km!

Forse no tutti hanno compreso bene la difficoltà dei primi 800 m di dislivello positivo nei primi 20 km! Senza pensare ai successivi 600 m di discesa, per poi salire nuovamente per altri 600 m fino a raggiungere il 45° km.

Coscienti di non trovare un terreno favorevole, per asperità e lunghezza, io e Alex, procediamo cercando di correre sui tratti di pianura e controllare l’inerzia in discesa, sulle salite, si cammina ma senza impegnarle troppo.

Questo ci permette di fare attenzione alle segnalazioni  sul percorso e non incorrere in errore.

Proprio nei percorsi più lunghi spesso ci si deconcentra e si prende il sentiero sbagliato; come è capitato in un paio di occasioni a dei concorrenti, da noi richiamati tempestivamente.

Ma pur adottando tutte le precauzioni, davanti a pietraie, zone fangose, insieme ai tratti di fitta boscaglia, dove non filtra luce solare e il fondo è ricoperto da fogliame, che nasconde sassi, rami e radici, si contano già i primi ritiri a causa degli infortuni. Le forti andature inoltre, hanno mietuto altri ritiri. Lo sforzo prodotto, la temperatura elevata, ha in certi casi condizionato le prestazioni, con casi di disidratazione e crampi. Proprio i crampi hanno costretto anche il nostro amico Alcini a fermarsi diverse volte; il nostro aiuto ha consentito a Raffaello di proseguire fino al traguardo della prima tappa, ma non di ripartire il giorno dopo per la seconda tappa. Lungo il percorso si attraversa otto fiumi e tanti altri piccoli corsi d’acqua, tutto ciò ci rallenta in qualche modo la corsa. Avere per lungo tempo i piedi bagnati comporta la formazione di vesciche. Ma l’ottima prevenzione dei precedenti giorni con Akileine, mi ha salvato da ciò. I passaggi nei borghi dei piccoli centri abitati, era per noi un momento felice e di conforto, per  l’accoglienza mostrata dai residenti, che mettevano a nostra disposizione le loro prelibatezze. Nei borghi più isolati erano le fontane a ristorarci. La descrizione delle caratteristiche della prima tappa, da parte di Groppi, sono in realtà risultate non veritiere. Ci ha spiazzato anche l’altimetria, che forse faceva riferimento a quella dell’anno scorso.

Per cui il dislivello totale è di 6145 m, con 3035 m positivi & 3110 m negativi. Mi ha fatto piacere percorrere un breve tratto con l’amico ritrovato Silvio Arzenton, compagno nel 2007 al Mercantour! Il nostro arrivo a Bardi è accolto in modo festoso, ma bisogna già pensare al recupero fisico e mentale. Dopo la meritata doccia e l’appropriato massaggio nella palestra comunale, si consuma il pasta party in una trattoria convenzionata con l’organizzazione; poi si va a stendere le gambe!

E’ domenica 3 maggio, alla partenza della seconda tappa, mancano all’appello i nostri Carlo Ricci per via di una bronchite pregressa; Teseo Mastrangeli per una distorsione ad una caviglia; Armando Andolfi spremuto come un limone, Emiliano Adanti  e Antonio Camertoni spremuti come due cedri e giunti all’arrivo della prima tappa a limite del tempo massimo, decidono per il ritiro; Enrico Lo Nigro è arrivato in 12:56’, nella prima tappa, vuole comunque esserci!

Non per merito e ne per demerito….tanti sono i chiamati…..pochi sono gli eletti!!!

Pochi i sopravvissuti insieme al sottoscritto: Giovanni Battista Torelli, Giovanni Baldini, GianLuca Belardini, Alessandro Tarallo e Enrico Lo Nigro. Il ritiro di Silvio Arzenton lascia intendere la durezza di questa gara!

I primi 12 km con 440 m di dislivello positivo sono ben amministrati. Tutti adottano un’andatura a risparmio, per poi sfruttare la discesa che termina a Farini, altro piccolo e bello centro della Lunigiana, bagnato dal torrente Nure. Appena il tempo di fare un fugace ristoro e si riparte. Le uniche persone che condividono con me la lunga salita di 870 m di dislivello di 15 km, sono i frazionisti dei twin team. Dalla Sella dei Generali a 1300 m di altezza, per 1010 m di dislivello negativo, mi ritrovo ad avere una buona azione di corsa, ma in solitaria, perché i componenti dei team, più freschi, procedono più velocemente.

La cosa che ricordo con più piacere è la grande partecipazione da parte dei concorrenti ritirati che continuavano ad incitarci, fino al ponte che collega le rive del fiume Trebbia e che conduce fino alla piazza principale di Bobbio, dove è posto il sospirato traguardo!

         Massimo Guidobaldi

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