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AVVENTURA TOUBKAL 4167 M.

Post n°90 pubblicato il 29 Ottobre 2009 da Guidobix59
 

                  TOUBKAL….MULO

             Ovvero : il mulo è sicuro…. la salvezza è incerta!  

 Il mio ritorno in Africa dopo 10 anni…..come resistere e non rispondere a quel richiamo, la nostalgia di quegli spazi aperti, distese interminabili.

Il disagio, l’isolamento e il sacrificio dei popoli africani del Magreb, è paragonato ai 125 km di gara, che ho affrontato in questa nuova esperienza!!

Non credo di aver affrontato la gara con la preparazione giusta, con la mentalità giusta!

Dopo aver perso mia madre a marzo e aver vissuto il dramma del terremoto a L’Aquila, partendo come volontario a giugno, questi sono stati gli appuntamenti più importanti di avvicinamento a questa dura prova di resistenza:

la Maratona di Roma;

la Maratona di Torino;

la Abbots Way (Pontremoli – Bobbio);

uscita in montagna a Rocca Altiera di 6 ore con 1000 m di dislivello positivo;

escursione di 2 gg sul Gran Sasso, totalizzando 4000 m di dislivello positivo;

escursione sulla Maiella con 2300 m di dislivello positivo (10 ore circa tra andata e ritorno);

escursione su Monte Greco con 1200 m di dislivello positivo;

escursione su Forca d’Acero (Monte Panico) 1000 m di dislivello positivo;

l’Ultra Trail del Gran Sasso 56 km;

30 km a Berlino;

escursione in montagna sulle Gole del Sagittario altri 1000 m di dislivello positivo.

Come si potrà costatare, le uscite in montagna, sono tutte località dell’appennino abruzzese!

Questo è quanto posso dire degli allenamenti di qualità e quantità. A mio giudizio troppo poco, non di certo adeguati al tipo di gara. Il criterio doveva essere ben diverso, ma come spesso succede, in occasione di queste ultramaratone, per me e per gli altri, che hanno fatto parte della spedizione e che viviamo a pochi metri sopra il livello del mare, è sempre un dilemma trovare percorsi e dislivelli su cui allenarsi!!…

Nonostante ciò e con grande perplessità, si riesce sempre allo scopo!

Bisognava metterci alla prova anche al Toubkal Trail, dove lo scoglio principale era quello di raggiungere la sommità del Monte Toubkal, la vetta più alta dell’Atlante, che trovasi a 4163 m sopra il livello del mare. I km non mi preoccupavano e per questo cercavo di rassicurare il mio compagno di avventura Domenico Peruzzini.

In questa gara lui cercava di riscattare i due ritiri del Mercantour e della Ultra sulle Tracce dei Savoia al Monte Bianco.  

Dopo un breve soggiorno nella calda Marrakech, ci trasferiamo ad Imlil a 1718 mslm, dove l’organizzatore del Toubkal Trail, Nico Valsesia, ha allestito il Village. L’accoglienza è diversa dalla più grande Marrakech, la gente è più cordiale e le sistemazioni alberghiere (Riad) sono assai confortevoli!

Il paese è un tipico paese di montagna ed in questo periodo, non so se è usuale, la temperatura è mite. Contrariamente a quanto ci comunicava l’amico Riccardo Silva, giunto in Marocco una settimana prima dell’evento, per acclimatarsi.

Le notizie pervenuteci, condizionavano così la nostra scelta dei materiali di abbigliamento che avremmo dovuto indossare in gara. Fatto è che la mia valigia, ancora una volta risultava fuori misura; senza parlare dello zaino! Ottima la mensa allestita dai locali, ottimo ed esplicativo il breafing pre-gara del dott. Marco Pagani del CNR, che ha avuto modo di illustrare alcuni dettagli sull’alta quota, su come alimentarsi e su come affrontare eventuali crisi (mal di montagna). Altri dettagli, relativi al percorso di gara, ai bivacchi e all’assistenza in gara, sono dettati da Nico Valsesia…..che si raccomanda, di non trascurare il materiale obbligatorio previsto, per affrontare sia la gara da 42 km, che la lunga da 125 km. Si capisce una cosa sola, la gara risulta per gli aspetti e per le aspettative molto dura!!!

Dopo il controllo degli zaini con il materiale obbligatorio, apre il buffet con l’abbuffata, visto che all’indomani ci saremmo dovuti sostenere a barrette e integratori!

A tavola si parla di tattica, si fa tesoro dei consigli da parte dei più esperti; si fanno pronostici ed io punto sullo svizzero Marco Gazzola, conosciuto in Libia nel 2007.

Al rientro al nostro Riad, tutti guardano i nostri zaini, il mio e quello di Domenico, sono pesantissimi, ma noi siamo indifferenti ai commenti!

Cos’è che appesantisce i nostri zaini!?

La sicurezza di avere tutto il necessario per gli eventuali e repentini cambiamenti climatici.

L’esperienza alla Petit Trotte del Monte Bianco, dell’amico Gianni Baldini, impegnato solo sulla 42 km al Toubkal, insegna. Grazie a Tarcisio Fresia e Marco Galletto ( presenti anche loro al Toubkal) ora può dire di aver riportato la “pellaccia” (intendo anche quella delle vesciche ai piedi) a casa!!

Ore 5:00 di giovedì 8.10.2009 ha inizio la gara.

Il percorso, ben segnalato, dopo un avvio in salita verso il primo Tizi (passo), ci troviamo a correre per un bel tratto, immersi nel verde e nel profumo di grandi e nodosi Pini di Aleppo.

Mentre perdiamo il contatto con i più veloci, si forma un bel gruppetto di persone con lo stesso ritmo, Domenico Peruzzini, Ferdinando Iacovelli, Gianfranco Cantiani, Fabrizio Morini, il sottoscritto e Gianni Baldini quasi rigenerato dalla precedente esperienza, comunque consapevole di non essere in grado di portare a termine la gara di 125 km ed opta per la corta, per via di un danno preesistente ad un tendine!

Il paesaggio, continuando a salire, si fa sempre più vario, con vallate verdeggianti e corsi d’acqua.

Siamo nel Parco Nazionale del Toubkal, Alto Atlante. Molto suggestiva l’ascesa alle Cascate d’Irhoulidene; non ci si può non fermare per qualche foto!!

Ma il gruppo formatosi, piano piano si riduce. Gianni e Fabrizio nei tratti in cui si riesce a correre, sono più veloci.

Raggiunto il rifugio Toubkal 3160 mslm, il più alto di tutta la catena montuosa, mentre facevamo rifornimento ci accorgiamo che Fabrizio e Marco Perrone Capano, sono fermi ai box perché colti da problemi dovuti all’altura (difficoltà respiratoria, giramenti di testa e conati di vomito). Da qui iniziano tutte le spedizioni dirette sulla vetta più alta dell’Atlante, il Monte Toubkal che trovasi a 4167 mslm.

Credo che abbiano condotto un’andatura troppo sostenuta per le caratteristiche della gara, dove è richiesta moderazione e non improvvise accelerazioni.

E’ questa la tattica migliore che io, Domenico, Gianfranco, Ferdinando, abbiamo adottato.

Un vero suicidio pensare diversamente! Le nostre abitudini e il nostro approccio con la montagna, non ci permette di fare diversamente. Si va a rilento e salendo si incontrano gli atleti che sono gìà arrivati in vetta e quindi si apprestano a tornare al traguardo di Imlil, per la 42 km e a proseguire per i restanti 100 km , per chi è impegnato per la 125 km!

Bisogna stringere i denti e quando si può, fare qualche esercizio di iperventilazione, tanto da abituarsi all’altitudine stessa. Il più reattivo sembra essere Domenico, lui fa l’andatura, si pone alle sue costole Gianfranco, poco dietro e un po’ affaticato, ci sono io. Ferdinando perde terreno, accusa dolori alla schiena, il peso dello zaino risveglia vecchi acciacchi. Tornando alla mia condizione, l’impressione è tale da ricordare il Monte Bianco del 2005, anno in cui dovetti ritirarmi! Brutta sensazione!!

Nonostante ciò si arriva in vetta. Lo scenario, è come la lunga e implacabile salita, mozza il fiato; sullo sfondo il Deserto del Sahara! Riprendo coraggio e in discesa sembro un altro. Certo è, che il raggiungimento di questo obiettivo a 4000 mslm, provoca euforia!!

L’euforia va contenuta, qui si è percorsi solo 25 km! Incontriamo Gianni che non smette di meravigliarsi e scatta foto a ripetizione. Proprio al punto medico Ferdinando decide di proseguire, ma solo per la 42 km, i dolori della sua ernia cervicale lo hanno sopraffatto.

Ora ci ritroviamo in tre e anche Domenico approfitta di un antidolorifico per la sua spalla.

Gianfranco inizia ad avere problemi alle ginocchia in discesa, ciò ci rallenta ancor più!

Devo affermare che Domenico è il vero trascinatore, dal gran bivacco del Rifugio Toubkal al Tizi N’Ouanoums , ci sono circa 500 m di dislivello positivo e egli squilla la carica: dobbiamo raggiunger il Lac D’Ifni a 2336 m, prima di notte!

Giusto pensare positivo, ma il terreno e le gambe stanche non lo avrebbero mai permesso!

La discesa di 12 km verso il lago è ripida, non si contano più i nostri scivoloni, ma per fortuna senza danni rilevanti. Adesso che è buio le nostre frontali sembrano dare l’effetto dei fari che puntano un banco di nebbia….il nulla!!

Interminabile discesa, anche quando si raggiunge il piano, un letto di fiume secco, gli innumerevoli sassi, non consentono di correre, neanche un metro!!!

Nottata di miraggi…..le luci in lontananza potrebbero essere i bivacchi!?…chi può dirlo!

Tra piccoli borghi e greggi di pecore, si arriva ad un bivacco, ma è solo un bivacco spontaneo, dove ci offrono solo del te alla menta, l’acqua o altro è a pagamento. Ma noi apprezziamo comunque la sublime bevanda!

Non si è capito bene dove fossimo, ma sembrava uno stabilimento balneare sulle sponde del lago!!

Poco distante da qui il vero bivacco, raggiunto, decidiamo di fare una sosta prolungata  di circa 3 ore. Veniamo accompagnati in una sorta di piano mansardato, dove ci consegnano tre materassini e tre coperte. Stremati, crolliamo dal sonno dopo pochi secondi.

Veniamo risvegliati dagli addetti al bivacco (tutti marocchini) come d’accordo; il tempo di sciogliere le articolazioni e siamo pronti a rimetterci in marcia. Affrontiamo ora, uno dei maggiori dislivelli positivi, con il sorgere del sole alle spalle e la vetta del Toubkal di fronte, di un colore rossastro. La natura ci allevia le fatiche con i suoi effetti!!

Tutto procede al meglio fino al bivacco successivo, altro antidolorifico per Domenico, il primo ormai, aveva culminato l’effetto. Breve stop e si riparte per attaccare un’altra salita e impegnare la discesa successiva, più ripida di tutto il percorso. In fondo c’è il villaggio di Tachedirt, siamo a metà gara. Qui ritroviamo il sacco lasciato alla partenza, in cui potevamo mettere abbigliamento e altro di ricambio, ma abbiamo anche la possibilità di alleggerire i nostri zaini!!

Si riparte, dopo aver ingurgitato un piatto di riso e lenticchie, per Tizi N’Tachedirt a 3220 m; altra discesa al buio e con la stanchezza fisica e mentale che prende il sopravvento. Momento saliente per l’amico Gianfranco, che in cima  al Tizi N’Ouhatiar a 3124 m, preso da un momento di sconforto, dice di voler rimanere qui e fermarsi a dormire un po’ e alleggerire le proprie ginocchia dal duro impegno profuso.

….lasciatemi qui, non me la sento di affrontare questa nuova discesa!

….se ti fermi adesso a 3000 m costringi anche a noi a restare, perché non possiamo lasciarti da solo….. così moriamo in tre!….un minuto di più e si muore assiderati!!

Dobbiamo scendere a tutti i costi, abbassarci di quota, arrivare al bivacco di Oukaimeden e poi potrai decidere di fare quello che vuoi!… mi chiedo: ma non doveva esserci personale di servizio con i muli, che sarebbero intervenuti in caso di emergenza!?….niente, nemmeno una traccia!…..Tracce ce n’erano, quelle lasciate dai depositi maleodoranti dei muli, che tra l’altro ci indicavano l’esatto percorso!! Difficile perdersi!

Altra discesa ripida e si arriva alla cosiddetta Chamonix del Marocco, è notte e Gianfranco decide di sostare per un po’, prendendo posto sotto il tendone berbero, insieme ad altri atleti ospiti. Invano cerca di impossessarsi di un tappeto, ma uno degli addetti al ristoro gli fa capire che il tappeto che stava tentando di sfilare, era il suo e che avrebbe dovuto attendere che qualcuno di quelli che dormivano sotto i tendone, si alzasse per cedergli il posto. Immaginate un dialogo tra sorsi! Uno che parlava oriundo-romanesco ( Gianfranco vive a Fiano Romano) e l’altro in dialetto arabo!!

Non so come è andata, ma io e Domenico decidiamo di non fermarci. Ma forse avremmo dovuto, vista la difficoltà nel procedere, sbandando qua e la, per via del sonno, proprio ora che il fondo “grippabile”, avrebbe permesso correre! Esausti arriviamo al nono Tizi N’ou Addi 2957 m, dove inizia la discesa per il secondo passaggio al Villaggio Tachedirt. Stiamo attenti, altrimenti rischiamo di cadere nel baratro! Grande concentrazione sugli appoggi sempre più precari, sul brecciolino insidiosissimo. La reazione adrenalinica a questa asperità è immediata e ci risveglia dal torpore.  Il gran bivacco ha poco da offrirci ormai, forse siamo gli ultimi! La seconda firma sul tabellone di presenza, breve colazione, altro guado, una donna che fa il bucato sulle sponde del fiume, un berbero che rincorre il proprio mulo e via verso l’ultimo Tizi N’Tamatert a 2302 m.

Finalmente il sole è alto e la giornata è splendida, così come la precedente; da questo punto in poi è tutta discesa, immersa in una rigogliosa pineta, fino al traguardo di Imlil.

Ci sono molti abitanti ad incitarci al nostro passaggio, iniziamo a liberarci della nostra riserva alimentare, donandola  ai bambini che incontriamo…loro felici accettano di buon gusto.

All’arrivo gli amici appena desti, ci festeggiano….è fatta! Qualcuno è incredulo….ma forse anche noi! L’abbraccio caloroso di Stefano Sartori (primo degli italiani alla 125 km), di Marco Gazzola (defraudato del primo posto dal marocchino, sempre nella 125 km), atleti che hanno primeggiato in questo Ultratrail, ci fa solo onore!!

Commuoversi è concesso, troppe immagini, troppi ricordi, tanti sacrifici per coronare un unico obiettivo: il Toubkal Trail!!

 

Massimo Guidobaldi

 

 

        

 

 

 
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