diamante tra le mani

Mi ricordo


Ti osservo mentre il giornalista disinformato di turno ti presenta snocciolando il tuo impressionante curriculum. Stai in piedi e guardi avanti; hai un’espressione così diversa rispetto all’estate di tanti anni fa, sembri un bambino stupito davanti ai regali la mattina di Santa Lucia. Sorrido.Rispondi alle domande dei presenti con la disponibilità e l’umiltà che ti contraddistinguono; io non ho nulla da chiederti, ciò che importa a me di certo non interessa al pubblico. Così assisto al dialogo che riesci a instaurare anche con questa platea improvvisata, e un’ora vola via in fretta.Segue il consueto assiepamento di signore che ti chiedono foto e autografi; ognuna di esse ha la tua completa attenzione, nessun complimento è scontato, nessuna risposta automatica. Io aspetto in disparte, e intanto osservo che ancora una volta sono la più giovane. Sorrido ancora.Quando sei solo mi avvicino. Non so perché, ma sono rilassata, niente sarto stavolta. Ciao, ti posso chiedere una cosa? Voglio vedere se ti ricordi chi sono… Un paio di indizi, Roma, qualche anno fa, un ritratto verde… Non devo dire altro:  - Ma te sei il medico!Resto di sasso. Ma come fai a ricordarti?   - Eh, mi ricordo, mi ricordo… Era il 2003, il 3 agosto del 2003. Mi sconvolgi. Cinque anni, quante cose possono succedere in cinque anni a uno che fa il tuo mestiere? Quante persone avrai incontrato? Eppure sai benissimo chi sono, sai anche che allora frequentavo il primo anno; ti ascolto e le tue parole mi suonano come un abbraccio, nemmeno i parenti hanno seguito così il mio percorso. Ci congediamo, ti lascio lavorare, passerò domani sera a salutarti, prima che tu riparta. A questo punto viene tutto naturale. Un bicchiere di spumante nel foyer, i musicisti, poche parole… E siamo già tutti insieme in una locanda vicina a prendere un aperitivo. Così l’indomani, dopo cinque anni, ancora una volta sono a cena con te e la tua banda. Guarda un po’ il destino, spieghi a chi non mi conosce ancora. Mi chiami dottoressa, col tuo lieve accento romano che quasi raddoppia la "d"; sai, a me fa ancora strano sentirlo… Mi guardi negli occhi dall’altro lato della tavolata, il tono è serio ma dolce, e nel dirlo calchi ogni parola:   - Eppure lo sei.Chiacchierando con i ragazzi le ore volano in fretta, le tre, le quattro… La città è un deserto mentre l’allegro gruppetto torna all’albergo. All’ingresso noi due ci fermiamo un po’ in disparte per salutarci; parliamo di allora, di adesso, di cos’è cambiato, di cosa è rimasto uguale… Non so se e quando ci rivedremo. Ma è stato bellissimo, sia averti ritrovato, sia aver conosciuto quei ragazzi che vivono di musica. Ricorderò sempre questa nottata. Grazie a te, grazie a tutti!
  - Vedremo… Spero di diventare un buon medico.  - Lo sarai. Ti ho incontrata cinque anni fa che eri al primo anno, e ora sei dottoressa. Fidati, lo sarai.