diamante tra le mani

"Puntura accidentale con ago potenzialmente infetto"


Che mi tocchi lasciare la sala e due interventi dove sarei stata primo operatore, passi.
Che debba far firmare un consenso alla sierologia a una donna ancora mezza addormentata dall’anestesia, ci può stare.
Che il prof mi dica “eh dovevi stare attenta tu!”, è abbastanza legittimo [che però alla mia collega, nella stessa situazione una settimana fa, sia stato detto da qualcuno “dai non è nulla, fai conto di aver avuto un rapporto non protetto!”, è scandaloso].
Che debba scendere in Pronto Soccorso [
] per aprire una pratica, aspettare il triage, aspettare che si liberi la sala traumi per un prelievo che saprei farmi benissimo da sola, e dover spiegare a tutti i pazienti che girano in quella bolgia di reparto che NON sono un medico di PS e che quindi non devono chiedere informazioni a me, né tantomeno sfogare le proprie lamentele, comincia ad essere piuttosto seccante.
Pensare poi che dopo dovrò salire di nuovo in reparto a prendere la provetta della paziente, scendere, andare dagli infettivologi, fare il test rapido per HIV, tornare in PS e infine andare in Direzione Sanitaria, fa diventare rapidamente la seccatura un’incazzatura.
E poteva anche essere tutto qua. Invece, in questo allegro background, un geniale infermiere polacco viene verso di me, indica un vecchio in barella e mi fa: “è lei l’addetta al cambio dei pannoloni?”
 
   
 
Non so come, ma dopo una lunga pausa sono riuscita a rispondere semplicemente “No”.