diamante tra le mani

Rogito ergo sum


Stringo in tasca le chiavi appena ricevute, c’è un disordine madornale. Le pareti ingrigite mostrano per contrasto la vecchia posizione dei quadri. Non oso sedermi da nessuna parte, la polvere regna ovunque. Sono sola, passeggio per le stanze. Sorrido e mi guardo intorno: è enorme. Ed è mia.Poi, c’è il rovescio della medaglia. Non vorrei pensarci ma devo farlo. Fino in fondo, ogni angolo della mia mente, ogni singolo tentativo di abnegazione. Il sorriso cambia significato.Ecco. Tutto è compiuto.Passeggio ancora, torna l’entusiasmo puerile e il sorriso iniziale. Partono le telefonate agli amici, “indovina dove sono?”. È grande, è bellissima. È stata occupata da qualcuno che l’ha riempita di mobili scuri e ingombranti, ma una volta fatto spazio tornerà tutta la sua luce. La vedo già. Sarà una tavolozza su cui sbizzarrirsi, luminosa, allegra, serena, graziosa. Sarà perfetta. Sì... Sono a casa.