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« Gesto da campione | La vita e le occasioni mancate » |
Da quando Netflix ha reso impossibile continuare a fruire l'accesso alla piattaforma a famigliari dello stesso nucleo e che condividono il medesimo abbonamento, ma sono dislocati geograficamente distanti, ho abbandonato la visione in streaming e sono tornato a soffermarmi di più sui canali ricevuti via etere.
Non so se davvero ho fatto un passo indietro. Certamente, quando guardo, adesso non posso più mettere in pausa premendo l'apposito tasto del telecomando, se ho bisogno di andare in bagno oppure voglio anticipare il lavaggio dei denti prima di coricarmi. I primi giorni del cambiamento avevo quasi una reazione istintiva che mi induceva ancora a fare un fermo immagine, ma immediatamente realizzavo che le cose non funzionavano più così e, se non volevo perdermi qualche spezzone, avrei dovuto attendere una delle successive interruzioni pubblicitarie. Che poi sulle reti nazionali le pause non sono tanto frequenti come coi canali delle TV commerciali e quindi l'attesa può protrarsi ben più di quanto avreste sperato.
Non tutti i mali vengon per nuocere ed al momento ho preferito non sottoscrivere un abbonamento individuale. La ragione non è tanto quella economica perché circolano varie offerte che avranno di sicuro una durata limitata, ma a regime possono comunque essere sostenute in tutta tranquillità senza dover accendere un mutuo in banca.
Ieri sera, dopo essermi messo in passo con le notizie della giornata sfogliando le pagine del Televideo RAI, cosa per altro ridondante avendo ascoltato in auto, nel tragitto casa-ufficio e ritorno, ben due notiziari, sono incappato nelle sequenze cinematografiche di una pellicola d'altri tempi. Incuriosito ed alla ricerca di qualcosa che continuasse a dare un senso al mio stare sveglio piuttosto che anticipare l'andare a letto e recuperare preziose ore di sonno dopo una settimana lavorativa, impegnativa sì, ma anche densa di tanti risultati positivi raggiunti, ho premuto sul telecomando il tasto per leggere le informazioni del film in onda.
Si trattava di "Facciamo l'amore" con Marilyn Monroe e già questo sarebbe bastato a motivarmi nel continuare la visione, oltre ovviamente al fatto che per me costituiva un'assoluta novità. Il ritmo della narrazione era pacato, ma abbastanza sostenuto e non smaccatamente lento come è naturale trovare in una proiezione d'altri tempi, abbastanza remoti al punto da farmi pensare che probabilmente non ero ancora nato considerando la prematura scomparsa della bella protagonista.
Di certo mi ero perso l'inizio, ma il sunto della trama appena letto riusciva ugualmente a mettermi su una buona carreggiata, come invece non capitava da ragazzo quando a proiezione già cominciata entravo in una sala cinematografica d'oratorio, ma era solo la proiezione successiva a consentirti di ricomporre poi i pezzi della storia che per disguido temporale era risultata necessariamente frammentata.
Anche se il titolo del film potrebbe far pensare oggi a qualcosa di più piccante e lascivo, in realtà si tratta di una gradevole commedia, oserei dire coi canoni odierni quasi per famiglie, in cui alla fine trionfa l'amore a cui, però, non si indulge troppo e dopo l'immancabile bacio finale a suggello di una reciproca intesa, quasi si resta sorpresi dall'improvvisa interruzione di sequenza per dar spazio ai titoli di coda.
E pensare che quando ho iniziato a scrivere questo capitoletto il focus a cui puntavo era ben altro. Traendo vagamente ispirazione dal titolo del film avrei voluto tentare di raccontare proprio dell'intimità sessuale astraendola, se possibile, da vicende personali ed addirittura con l'ambizione di andare al di là di una forse inevitabile visione maschile del piacere per tentare di far emergere l'essenza, pur descrivendo sensazioni non troppo velatamente erotiche.
Va colto l'attimo fuggente e ora, con tutta questa lunga perifrasi narrativa che ho anteposto, non è più il momento adatto e si è inevitabilmente rotto l'incanto per stendere qualcosa che possa far pensare ad una ispirazione originale che valga la pena di esplorare. Ripongo in un cassetto il progetto pronto a rispolverarlo a tempo debito, quando si presenterà l'occasione opportuna. Nell'attesa a voi non resta che continuare a pazientare e provare ad immaginare cosa avreste potuto scrivere voi stessi riguardo questo argomento.
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