Creato da romanoscuri il 18/04/2008
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Non importa

Post n°353 pubblicato il 25 Maggio 2019 da romanoscuri

Sapete cosa penso? Penso che è da un sacco di tempo che non scrivo qualcosa di intimo, in relazione stretta con il proclama con cui è stato fondato questo blog.

Nell'ultimo periodo ho preferito dare spazio alla mia pseudo vena creativa ed ho fatto sparire le parole quasi completamente.

E così mi rendo conto che pian piano si sta atrofizzando la mia capacità di interiorizzare, di tirar fuori da dentro pensieri e riflessioni che ho ritenuto un tempo importanti fino al punto da pensare che la mia fosse quasi una vocazione, una specie di missione.

Strada facendo ho perso un poco la pazienza perché avevo netta la sensazione che fossero in tanti là fuori ad approfittarne, a sondare le pieghe del mio periodare e trovare un modo per trarne un profitto.

Non che la cosa mi abbia sorpreso più di tanto. Se uno scrive e racconta di sé, subito viene bersagliato da cose di cui farebbe volentieri a meno. Ed allora ho preferito dare più spazio ai miei disegni che forse mi permettono di mantenere una maggiore distanza.

Però uno poi si rende conto che non può rinnegare sé stesso e quindi, anche se dipingere lo appassiona alquanto, è parlare con il proprio io interiore la cosa di cui sente maggiore urgenza. Altrimenti ci si rattrappisce, si invecchia presto ed ogni occupazione lascia il tempo che trova.

Ecco perché questa sera preferisco abbandonare il film che corre sul filo. Facile intrattenimento che perpetua una apatia da cui bisognerebbe scuotersi più spesso.

Si danno per scontate un sacco di cose, ma la vita diventa meravigliosa e non banale soltanto se non ci lasciamo andare ed abbiamo la forza di un impegno quotidiano.

Questo non significa essere sempre sulla cresta dell'onda e non concedersi mai alcun momento di svago. Per me vuol dire semplicemente non restare sordi a quei segnali, a quei messaggi che bussano dal di dentro e vogliono venire a galla, respirare aria pulita per non affogare in quel liquido amniotico che li imprigiona e impedisce loro di nascere.

Pertanto non importa se qualcuno ancora una volta vorrà approfittare di questo mio essermi esposto. Vulnerabile, nudo e senza difese mi lascio andare per un breve momento in compagnia soltanto di me stesso.

In questi anni ho imparato, la lezione è stata proficua. Non scrivo per dare un aiuto ad altri, ma aiuto me stesso ad essere più vero. Perché, quando si prende in mano una penna e si guarda un foglio bianco, prima o poi qualcosa ne esce. E cosa scaturisce se non sé stessi?

Mi guardo distrattamente allo specchio. Un sacco di segni marcano il viso. I peli della barba ormai son bianchi. La maggior parte dei capelli chissà dove sarà andata? Eppure non provo tristezza. Per il corpo decadente no. Soltanto mi domando se ho fatto abbastanza.

Sento già il rimprovero di Maria Luisa che m'invita ad aprire gli occhi e a vedere quelle mille cose meravigliose, piccole ed insignificanti, ma non per questo meno grandi, di cui mi sono occupato in tutti questi anni.

Posso confessare di avere vissuto? A vent'anni si vorrebbe cambiare il mondo. A quaranta cominci a tirare qualche bilancio e ti convinci che è il mondo a cambiare te. A sessant'anni fai pace con te stesso. Ti rendi conto che è già tanto se anche tu non hai contribuito a rovinarlo questo mondo e ti prepari ad un lungo dolce atterraggio.

Nei giorni scorsi ho visto andare in giro una ragazzina di nome Greta. Una forza della natura ed una determinazione che non hanno eguali. Tutti a batterle le mani e a lanciare sguardi di compiacimento come se avesse proferito i nostri propri pensieri.

Che grande occasione persa! E' passata come una meteora e così, dopo averla liquidata presto con una compiacente approvazione, proseguiamo ora con il nostro solito andazzo. Ragazza! Non con le parole, né coi bei discorsi mestamente arrabbiati dovevi entrare nelle nostre vite, ma con la clava ed il randello per darli in testa a tutti e farci male fino al punto da non sentire più dolore.

Il giorno seguente dovevamo essere tutti in giro a raccattare pattume, a levare la plastica dai mari, così come fanno i bambini che rimettono in ordine la propria stanza solo dopo essere stati rimbrottati aspramente dalla madre per eccesso di disordine dominante.

Ed invece no. Eccoci qui rassegnati ad esporre ogni settimana in maniera sempre uguale i bidoni della raccolta differenziata. Li ritiriamo vuoti, residui a parte, per tornare lesti a riempirli d'involucri e contenitori d'ogni genere. Comperiamo scatole e pacchi, più che beni di primaria necessità e non sarà la passione per il riciclaggio a salvarci dal disastro ecologico.

E così, parola dopo parola, ho finito col parlare più di niente che di qualcosa. Non importa. Mi son tenuto compagnia per un po' ed ora questi poveri pensieri trasformati in bit voleranno nell'etere oppure correranno veloci lungo un sottile cavo di vetro e magari distrarranno per un po' un assonnato lettore.

 
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Commenti al Post:
acquasalata111
acquasalata111 il 26/05/19 alle 10:38 via WEB
Complimenti! Ci hai regalato un bel frammento di e tra le righe c'è più di quello che pensi di aver scritto. Mi è piaciuta la tua osservazione su gli anni venti poi quanta e poi sessanta. Una bella immagine e mi ci ritrovo: volevamo cambiare il mondo invece il mondo ha cambiato noi. Ben detto. Un sorriso
(Rispondi)
 
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