Creato da unastoriareale il 15/09/2007
Chiamatemi WIP ... Work In Progress
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Pensieri e parole
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Miss Beatrix Potter era una donna inglese, trentenne, che la madre inutilmente aveva tentato di "sistemare" con uomini di alto rango. Indipendente ed appassionata, Beatrix preferiva i suoi acquerelli, dai quali nascevano conigli, papere e topolini. S’innamorò, ricambiata, dell’editore l'editore Norman Warne. A un passo dal matrimonio, l’idillio si spezza. Ma non si spezza la voglia di ricominciare.
E’ la biografia di Miss Potter, colei che un secolo fa sfondò nel mercato dei libri per bambini con personaggi, oggi famosissimi, quali Mrs Tiggy-Winkle. Una donna che vince, grazie al suo lavoro che la rende indipendente, sulla pressione di una famiglia conservatrice. Un'anima libera, una grande determinazione, prima come scrittrice e poi come proprietaria terriera. Il film (uscito alla fine dello scorso anno) ha per protagonista Renée Zellweger ( a suo agio, dopo Bridget Jones, nel ruolo di “zitella” trentenne ad un passo dal matrimonio), Ewan McGregor ed Emily Watson.
Quanto è cara una miss? Basterebbe chiederlo a chi sta spendendo in telefonate e sms nella speranza di mettere la coroncina di Miss Italia alla preferita. Oppure alle amministrazioni comunali che stanno promuovendo la propria concittadina. Stamattina mi sono imbattuta nelle cartoline pubblicitarie con il logo del Comune di Patti. "Sosteniamo la concittadina": si legge sotto una bellissima foto della mediterranea Sabrina Casella. Il tutto, corredato da numeri per partecipare al televoto. E una breve presentazione della pattese: "Mi trovo a Salsomaggiore in finale per il concorso di Miss Italia, adesso mi serve il tuo aiuto per poter sostenere una bellezza della nostra terra".
Quanto basta per animare un pò di chiacchiere da bar: da un lato, chi si chiede se è giusta l'iniziativa e, dall'altro, chi fa un plauso per l'idea ("perchè ha un ritorno pubblicitario per la città e aiuta una giovane a trovare la sua strada").
Infine, chi azzarda una battuta ironica: "la politica, si sa, è fatta anche di passerelle!".
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Finisco adesso una conversazione telefonica con una mia amica che prima di staccare mi annuncia: "Per perdere questi chili di troppo che ho addosso, farò anche io la dieta dell'isola". Sintetizzo il mio stupore in una parola: "Cheeeeeee??????". Non mi ero accorta, infatti, che avesse chili di troppo. Piuttosto mi ero accorta che non sopporta il riso. Dettaglio superabile, a quanto pare.
Ormai, dopo appena una puntata e qualche dietro le quinte, è in piena “febbre da isola”.
Potere della tv. Che riesce a convincere vip ed aspiranti tali a spogliarsi dei lussi per abbracciare la filosofia del "facciamoci del male". Una lotta per la sopravvivenza a base di cocco, pesce, riso e... fame.
La mia amica toglierà il cocco (troppo calorico) e mangerà per tutta la durata del reality della Ventura riso e pesce. Risultati facili e garantiti, visto che il dimagrimento da naufraghi è da 4 stagioni tv a prova di audience.
Eppure con la stessa facilità finiscono sotto accusa le diete fai da te. Tanto da dedicarci, a cadenza periodica, una puntata di "Porta a Porta". Di solito ad inizio estate, quando fa notizia la “prova bikini”. E fanno altrettanto notizia i nutrizionisti che invitano alla “prudenza”. Mi chiedo solo dove vanno a finire i nutrizionisti quando un gruppo di (s)VENTURATI all’avVENTURA accetta di morire di fame (fino a perdere il senno, mostrando la parte peggiore di sè) in diretta tv.
C’è chi parte avvantaggiato con qualche riserva di ciccia in più addosso. Ma quale salvataggio per un fisico asciutto come quello della Salvalaggio? La nomination? Giammai: non si dica che proprio la magrezza (inseguita, desiderata e spesso esibita in nome del successo) impedisca ad una ragazza di buona volontà di meritare fino in fondo la claque dei famosi. Come farebbe, altrimenti, un reality ad assomigliare alla realtà?
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Cambio stagione. Di maglie e vestitini che esaltano l’abbronzatura non ne ho più bisogno, visto che a dispetto dei buoni propositi quel poco di colore conquistato è ormai sbiadito. Adesso sono sul letto pronti per entrare negli scatoloni. Ed escono fuori gonne e jeans, gli stessi dell’autunno scorso. Ma che bellezza: ora non sono più aderenti.
Ho perso 12 chili in 12 mesi. Pochi? Di più, davvero, non potevo fare. Anche perché li ho persi per caso. E già, a pensarci bene, è per puro caso che, dopo aver appeso al chiodo tutte le diete possibili e impossibili, riesco di nuovo ad avere un punto vita. Proprio un “punto vita”. E quanti significati in questa sola espressione.
L’estate scorsa ho (ri)cominciato a stare male con me stessa. Tutta colpa della taglia large, mi dicevo in pieno delirio post-adolescenziale. Ma il tuffo a ritroso (di molto tardivo), in quella che era stata la mia adolescenza, non si fermava qui. Nel giro di un paio d’ore mi ero impostata un regime da super- woman d’acciaio (e quindi senza appetito e appetiti). Risultato (come da copione): lunedì entusiasmo, martedì grandi motivazioni, mercoledì ammirevole spirito di sacrificio, poi giovedì…
Dopo tre giorni di buoni propositi (con tanto di tabella di marcia da record e super obiettivi da raggiungere) di giovedì i miei propositi finivano ko, annientati da piatti supercalorici (persino quelli che in altre condizioni non mi sarei filata di striscio). Un’altra contraddizione. Lo so.
Ero troppo incasinata per dover frignare sui fallimenti calorici. E bastava, mi dicevo, schivare la formula del “tutto subito”. In realtà, mi accorgo ora, ho cominciato a schivare anche quel concetto di dieta che mi ero fatta.
Ho rinchiuso tabelle e obiettivi tra gli scatoloni che, di fatto, non mi appartengono più. Niente bilanci ipocalorici di previsione.
E adesso in questo cambio stagione mi godo il consuntivo. Il primo cambio stagione per il mio punto vita è stato lo scorso autunno. Una nuova primavera. Nuove abitudini. Qualche crema in meno nel piatto e qualche crema in più per amarmi. E poi camminare, camminare…Non smettere di camminare: questo è l’unico buon proposito che so di mantenere. Verso il prossimo cambio stagione. Per un nuovo rendiconto. Work in progress.
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Attratta dalle contraddizioni, scelgo di chiamare “Una storia reale” il mio diario on line.
Un blog che vive su internet, dove è “tutto e il contrario di tutto”, potrà mai definirsi “reale”?
Divento virtuale per avere uno spazio reale. Un’altra contraddizione.
Ecco la storia che vi racconterò, work in progress…
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