Uno degli obiettivi più importanti che i 27 paesi aderenti all'Unione Europea si sono posti, in ottemperanza alle decisioni prese a livello internazionale, è la conservazione degli ecosistemi marini, nel quadro di una politica della pesca sostenibile pilastro della nuova PCP.La ragione di ciò è chiara: la pesca si basa sul prelievo di organismi marini che sono un bene collettivo, i pescatori sono delegati a svolgere questa attività, lo Stato e le Regioni, competenti per la materia, debbono vigilare sull'uso e sulla conservazione di questi beni. Se questa è la logica che motiva l'Unione nei principi ispiratori, una logica del tutto condivisibile in linea di principio, allora perché i pescatori sono tanto arrabbiati con i regolamenti Europei? Provo a formulare una mezza verità: a mio modo di vedere la cosa, penso di poter tranquillamente affermare che il punto essenziale sia da ricercare nella volontà di infondere pratiche di pesca sostenibile e rispettosa dell'ambiente, da parte di chi ha delle responsabilità sociali. E allora: chi rinuncerebbe mai al proprio guadagno in favore della causa ambientale?Forse nessuno, o forse no, difficile dare una risposta. In un mondo che ha eletto a propria ragione di vita i soldi e la causa capitalistica, è molto difficile riuscire a portare un freno al guadagno personale, ed è tanto più difficile se poi non si è creata consapevolezza di cosa stiamo dicendo e perché lo diciamo.Quello che è certo, e si può notare, è un completo disinteresse rispetto al tema dell'educazione alla sostenibilità e le dinamiche di pesca consapevole. L'Unione ha trovato opportuno il divieto come unico strumento utile per risolvere i problemi, trascurando un delicato punto: questa circostanza può attuarsi solo se i pescatori sanno a cosa vanno incontro e non sono inspiegabilmente travolti, come un fiume in piena, da queste ragioni fatte passare per norme.L'obiezione "s'è fatta l'Europa ma non si sono fatti gli europei", in questo caso è quantomai vera, perché L'Europa è qualcosa di freddo, di lontano, una sovrastruttura, che non capisce quali sono i veri problemi e si scaglia contro chi è veramente debole.Un'Europa costituita sulla scia dei poteri forti e da delicati equilibri di potere interni che nutrono un forte interesse intorno a specifici temi, non considerando che i veri distruttori dell'ambiente e degli ecosistemi non sono solo i pescatori, ma tutti coloro che spediscono nei nostri fondali rifiuti tossici, buste di plastica e rifiuti di ogni genere.Certo però ora attribuire troppe responsabilità all'unione Europea è un gioco fin troppo semplice, è come sparare sulla croce rossa. E' vero pure il fatto che coloro che avrebbero potuto incidere un cambiamento sulla società civile, perché consapevoli della delicatezza di questi temi, non l'hanno fatto con determinazione o nel peggiore dei casi l'hanno fatto in maniera sbagliata, scegliendo sempre la strada più semplice, ovvero quella del facile consenso.Ecco, forse ora il quadro è più completo, ma non del tutto spiegabile, perché la vita è fatta sempre di punti di vista e di retorica, tutti possono dire ciò che vogliono se riescono a fare leva su argomenti di interesse collettivo. E allora, ne aggiungo un'altra: veniamo a un fenomeno a cui si assiste in questo periodo, un fenomeno figlio dei nostri giorni, ovvero la passerella di politici di ogni schieramento che arrivano a fare promesse che vanno oltre ogni possibilità di ragione, con un unico obiettivo: ricevere qualche voto servendosi della brava gente inconsapevole.E allora a che gioco stiamo giocando? Certamente un gioco poco chiaro, ma mi esimo da dire se sia sporco o meno, lascio al lettore la libertà di pensiero.
Tutti siamo un po' responsabili
Uno degli obiettivi più importanti che i 27 paesi aderenti all'Unione Europea si sono posti, in ottemperanza alle decisioni prese a livello internazionale, è la conservazione degli ecosistemi marini, nel quadro di una politica della pesca sostenibile pilastro della nuova PCP.La ragione di ciò è chiara: la pesca si basa sul prelievo di organismi marini che sono un bene collettivo, i pescatori sono delegati a svolgere questa attività, lo Stato e le Regioni, competenti per la materia, debbono vigilare sull'uso e sulla conservazione di questi beni. Se questa è la logica che motiva l'Unione nei principi ispiratori, una logica del tutto condivisibile in linea di principio, allora perché i pescatori sono tanto arrabbiati con i regolamenti Europei? Provo a formulare una mezza verità: a mio modo di vedere la cosa, penso di poter tranquillamente affermare che il punto essenziale sia da ricercare nella volontà di infondere pratiche di pesca sostenibile e rispettosa dell'ambiente, da parte di chi ha delle responsabilità sociali. E allora: chi rinuncerebbe mai al proprio guadagno in favore della causa ambientale?Forse nessuno, o forse no, difficile dare una risposta. In un mondo che ha eletto a propria ragione di vita i soldi e la causa capitalistica, è molto difficile riuscire a portare un freno al guadagno personale, ed è tanto più difficile se poi non si è creata consapevolezza di cosa stiamo dicendo e perché lo diciamo.Quello che è certo, e si può notare, è un completo disinteresse rispetto al tema dell'educazione alla sostenibilità e le dinamiche di pesca consapevole. L'Unione ha trovato opportuno il divieto come unico strumento utile per risolvere i problemi, trascurando un delicato punto: questa circostanza può attuarsi solo se i pescatori sanno a cosa vanno incontro e non sono inspiegabilmente travolti, come un fiume in piena, da queste ragioni fatte passare per norme.L'obiezione "s'è fatta l'Europa ma non si sono fatti gli europei", in questo caso è quantomai vera, perché L'Europa è qualcosa di freddo, di lontano, una sovrastruttura, che non capisce quali sono i veri problemi e si scaglia contro chi è veramente debole.Un'Europa costituita sulla scia dei poteri forti e da delicati equilibri di potere interni che nutrono un forte interesse intorno a specifici temi, non considerando che i veri distruttori dell'ambiente e degli ecosistemi non sono solo i pescatori, ma tutti coloro che spediscono nei nostri fondali rifiuti tossici, buste di plastica e rifiuti di ogni genere.Certo però ora attribuire troppe responsabilità all'unione Europea è un gioco fin troppo semplice, è come sparare sulla croce rossa. E' vero pure il fatto che coloro che avrebbero potuto incidere un cambiamento sulla società civile, perché consapevoli della delicatezza di questi temi, non l'hanno fatto con determinazione o nel peggiore dei casi l'hanno fatto in maniera sbagliata, scegliendo sempre la strada più semplice, ovvero quella del facile consenso.Ecco, forse ora il quadro è più completo, ma non del tutto spiegabile, perché la vita è fatta sempre di punti di vista e di retorica, tutti possono dire ciò che vogliono se riescono a fare leva su argomenti di interesse collettivo. E allora, ne aggiungo un'altra: veniamo a un fenomeno a cui si assiste in questo periodo, un fenomeno figlio dei nostri giorni, ovvero la passerella di politici di ogni schieramento che arrivano a fare promesse che vanno oltre ogni possibilità di ragione, con un unico obiettivo: ricevere qualche voto servendosi della brava gente inconsapevole.E allora a che gioco stiamo giocando? Certamente un gioco poco chiaro, ma mi esimo da dire se sia sporco o meno, lascio al lettore la libertà di pensiero.