La pesca, insieme con altri pochi settori, e' una delle attività più rilevanti che il nostro territorio possa vantare. La tradizione della pesca sul nostro territorio affonda radici storiche profonde ed ha influenzato, plasma ed ha plasmato in maniera determinante la nostra identità, portandoci ad essere, oggi, quello che siamo. Il settore attualmente comprende circa 180 motopescherecci, divisi tra grande e piccola pesca, quest'ultima identificabile per lo più in termini di stazza. Un settore che da assicura reddito a circa 400 famiglie e che si estende a tutto l'indotto, comprensivo di commercio e cantieristica. Il settore in questi ultimi anni e' gravato da due tipi di crisi:1) una di ordine macro, e per la sua le poco si può fare, in questa prospettiva rientrano fattori legati al caro gasolio e la scarsità delle risorse. 2) Una di ordine più micro e che attiene alle capacità dei territori di fronteggiare al meglio situazioni di stress quando venti di crisi la determinano. In quest'ultima ottica vi rientrano tutte quelle azioni volte a darsi un'organizzazione efficiente e funzionale rispetto alle esigenze di tutti i membri della filiera. Unione pescatori opera su questo terreno ormai da 4 mesi e pone all'attenzione di tutti coloro vogliano interessarsi ai problemi della pesca alcune questioni fondamentali.Sappiamo che da qui a breve ci saranno le elezioni, e questo pare il momento giusto per formulare alcune richieste a tutti gli attori che svolgono o si candidano a svolgere un ruolo istituzionale sul nostro territorio. Le questioniLa prima questione attiene ai fattori climatici, da non intendersi come fattori metereologici, ma in una accezione più personale. Noi crediamo che i pescatori abbiano bisogno di una guida che li conduca in porti sicuri quando il maltempo ne pregiudica la navigazione, e questa metafora e' quanto mai giusta, e non solo nel mondo della pesca. I pescatori hanno bisogno di un capitano forte nel quale riconoscersi, un capitano che sposi e trasmetta alla marineria i valori del rispetto, della trasparenza e dell'uguaglianza (e questa frase mi catapulta a 150 anni fa, il che mi fa raggelare non poco il sangue). Un capitano che abbia le reali capacità di ascolto e impegno costante. In breve, la pesca ha bisogno di una persona capace ma anche di "un manager coi controcoglioni" (perdonate il francesismo), che sappia affrontare le sfide con coraggio, scaltrezza e astuzia.La nomina di tale persona dovrebbe avvenire in modo democratico, escludendo perciò le indicazioni della politica, se non confinate solo a un ruolo di consulenza generale e non particolare, in merito alle reali capacità tecniche. Le elezioni devono prevedere sempre la scelta tra due o più candidati presentati in forma assembleare, e devono essere perciò espressione diretta di tutti i pescatori, i meccanismi di rappresentanza mediata attraverso i presidenti delle cooperative sono una strada sbagliata per via delle specificità legate ai modi di consolidamento del potere. Responsabilizzare il pescatore e renderlo partecipe del suo futuro e' la richiesta che tutti i pescatori ci hanno posto, seppur in forma e modalità differenti. Il secondo intervento e' collegato al primo, e si può sintetizzare nel seguente modo: se si decidesse di investire su una persona alla quale attribuire delle responsabilità, poi bisogna metterla nelle reali condizioni di poter operare, perché la sua candidatura non sia strumentale al favore e disfavore di qualcuno. E questo sistema e' tanto più vero quando ci caliamo nella nostra realtà, dove impera una visione eccessivamente partitocentrica negli affari.Quindi sarebbe auspicabile, da parte della politica, risolvere urgentemente il nodo del mercato ittico cittadino, in particolare il contenzioso sulla proprietà dello stesso, nel quale non dirò più nulla perché ormai di articoli ne ho spesi fin troppi sull'argomento. Sarebbe necessario studiare a tavolino meccanismi di governance adeguati e studiati rispetto al contesto di riferimento, escludendo a priori forme miste di controllo pubblico-privato, perché in queste non si manifestano in maniera chiara le responsabilità circa le scelte, basta vedere il fallimento di Co.Ge.M.I.M per capire. Sistemato l'aspetto che riguarda la strutturazione interna del sistema di governance, adesso e' doveroso occuparsi dell'aspetto societario-legale della nuova struttura. La configurazione societaria che si presta meglio per il raggiungimento degli obiettivi e' il consorzio. Gli obiettivi in capo a questa visione dovrebbero consistere nello svolgimento dell'asta, la promozione di meccanismi di vendita diretta del pesce e l'acquisizione di un marchio di qualità, da inserire nel pescato affinché questo riceva una maggiore valorizzazione. In parallelo però, sarebbe essenziale affidare la sorveglianza e il controllo dello svolgimento delle aste direttamente in capo ai pescatori. L'idea è quella di far nascere due visioni interne e non configgenti tra di loro: una e' quella del pescatore che si auto organizza, e così facendo, determina meccanismi di fidelizzazione propri delle grandi società organizzate, e l'altra e' quella delle professionalità, qualità essenziali affinché i costi di gestione possano essere coperti in maniera coerente tra la visione "core" delle attività, ovvero servizi alla vendita e commercializzazione avanzata del pescato (da intendersi anche prima trasformazione e vendita diretta). Il terzo intervento riguarda le possibilità di abbattere il costo del carburante attraverso la costituzione di impianti costieri di approvvigionamento di carburante, in modo da abbattere in modo significativo tutti i costi in capo ad altri intermediari. Vorrei sottolineare che, anche in quest'ultimo caso, sarebbe necessario far nascere un consorzio di pescatori, che venga nominato democraticamente nella marineria, perché se ciò non accadesse, si determinerebbe nel lungo periodo una situazione paradossale, ovvero consegnare tutto nelle mani di un unico monopolista che detterebbe il prezzo e aggiungendo di fatto un altro anello alla filiera del gasolio, affare quantomai meschino. La quarta questione chiama in causa gli intermediari che operano nella filiera del pesce della nostra cittadina. Il nascente consorzio dovrebbe prevedere meccanismi di inclusione e incentivazione degli intermediari nel sistema consortile, perché gli interessi della pesca devono passare necessariamente dai commercianti, attori essenziali per lo sviluppo. Questo, però, può e deve nascere ponendo alla base un progetto duraturo che vada nel senso di creare una grossa piattaforma logistica comune forte di capacità organizzative e materiali interne di penetrare nei mercati in maniera puntuale e redditizia. In questa prospettiva un team altamente qualificato e professionale da inserire nei rapporti con i mercati d'aste d'Italia, oltreché con la grande distribuzione organizzata si rende essenziale. Un'ultima questione, che non è ultima perché meno importante, e' quella delle strutture di cooperazione. Unione pescatori vuole e chiede un unione di tutte le organizzazioni mutualistiche in un unica grande cooperativa per la grande pesca e un unica cooperativa per la piccola pesca. Meccanismo questo che potrebbe essere attuato facendo leva sui canoni di affitto per l'occupazione delle stanze nel mercato ittico, via via gradualmente decrescenti in base alle dimensioni crescenti della cooperativa. Inoltre ciò non basta, infatti per coloro che operano nel mercato, si richiede l'eliminazione delle attività burocratiche dell'asta, eliminando gran parte del lavoro manuale per la compilazione e trascrizione dei dati nelle bollette, grazie alle possibilità della telematica, ovvero tablet collegati a elaboratori centrali. Questi ultimi, in una visione di sistema, possano fungere non solo da adempimento fiscale ma anche da studio statistico interno con il fine di rafforzare i provvedimenti decisionali. Le professionalità in eccedenza delle cooperative potrebbero essere liberate e impegnate per la commercializzazione del prodotto nel consorzio, in modo da non perdere alcun posto di lavoro, invero di crearne dei nuovi. I punti appena delineati, possono essere approfonditi solo se alla base c'è una forte consapevolezza intorno alla delicatezza di queste tematiche, perché le idee possono essere rappresentate in mille modi diversi, a patto che alla base vi sia una visione comune e costruttiva. La consapevolezza nasce solo se c'è informazione e voglia di lavorare tutti in maniera unitaria in questa direzione, la disgregazione certo non è utile. Unione nasce per compiere questo passo, ovvero accompagnare i pescatori verso la conoscenza dei fenomeni, perché lo sfruttamento e delle ingiustizie sono figli dell'ignoranza. Per noi di Unione, non c'è colore politico ma solo voglia di confronto e dialogo su questi temi anteponendo il bene comune al resto del dibattito politico. Chiunque voglia, può fare proprie queste idee, magari migliorandole, in modo da creare una base comune di lavoro, senza pregiudizi e preclusioni legate a colori politici. Da settembre Unione scriverà con tutti i pescatori e non solo, le nuove regole del mercato ittico. UNIONE PESCATORI MANFREDONIAMatteo Conoscitore3494380004 - matteosospiri@hotmail.it
Interventi programmatici per la politica
La pesca, insieme con altri pochi settori, e' una delle attività più rilevanti che il nostro territorio possa vantare. La tradizione della pesca sul nostro territorio affonda radici storiche profonde ed ha influenzato, plasma ed ha plasmato in maniera determinante la nostra identità, portandoci ad essere, oggi, quello che siamo. Il settore attualmente comprende circa 180 motopescherecci, divisi tra grande e piccola pesca, quest'ultima identificabile per lo più in termini di stazza. Un settore che da assicura reddito a circa 400 famiglie e che si estende a tutto l'indotto, comprensivo di commercio e cantieristica. Il settore in questi ultimi anni e' gravato da due tipi di crisi:1) una di ordine macro, e per la sua le poco si può fare, in questa prospettiva rientrano fattori legati al caro gasolio e la scarsità delle risorse. 2) Una di ordine più micro e che attiene alle capacità dei territori di fronteggiare al meglio situazioni di stress quando venti di crisi la determinano. In quest'ultima ottica vi rientrano tutte quelle azioni volte a darsi un'organizzazione efficiente e funzionale rispetto alle esigenze di tutti i membri della filiera. Unione pescatori opera su questo terreno ormai da 4 mesi e pone all'attenzione di tutti coloro vogliano interessarsi ai problemi della pesca alcune questioni fondamentali.Sappiamo che da qui a breve ci saranno le elezioni, e questo pare il momento giusto per formulare alcune richieste a tutti gli attori che svolgono o si candidano a svolgere un ruolo istituzionale sul nostro territorio. Le questioniLa prima questione attiene ai fattori climatici, da non intendersi come fattori metereologici, ma in una accezione più personale. Noi crediamo che i pescatori abbiano bisogno di una guida che li conduca in porti sicuri quando il maltempo ne pregiudica la navigazione, e questa metafora e' quanto mai giusta, e non solo nel mondo della pesca. I pescatori hanno bisogno di un capitano forte nel quale riconoscersi, un capitano che sposi e trasmetta alla marineria i valori del rispetto, della trasparenza e dell'uguaglianza (e questa frase mi catapulta a 150 anni fa, il che mi fa raggelare non poco il sangue). Un capitano che abbia le reali capacità di ascolto e impegno costante. In breve, la pesca ha bisogno di una persona capace ma anche di "un manager coi controcoglioni" (perdonate il francesismo), che sappia affrontare le sfide con coraggio, scaltrezza e astuzia.La nomina di tale persona dovrebbe avvenire in modo democratico, escludendo perciò le indicazioni della politica, se non confinate solo a un ruolo di consulenza generale e non particolare, in merito alle reali capacità tecniche. Le elezioni devono prevedere sempre la scelta tra due o più candidati presentati in forma assembleare, e devono essere perciò espressione diretta di tutti i pescatori, i meccanismi di rappresentanza mediata attraverso i presidenti delle cooperative sono una strada sbagliata per via delle specificità legate ai modi di consolidamento del potere. Responsabilizzare il pescatore e renderlo partecipe del suo futuro e' la richiesta che tutti i pescatori ci hanno posto, seppur in forma e modalità differenti. Il secondo intervento e' collegato al primo, e si può sintetizzare nel seguente modo: se si decidesse di investire su una persona alla quale attribuire delle responsabilità, poi bisogna metterla nelle reali condizioni di poter operare, perché la sua candidatura non sia strumentale al favore e disfavore di qualcuno. E questo sistema e' tanto più vero quando ci caliamo nella nostra realtà, dove impera una visione eccessivamente partitocentrica negli affari.Quindi sarebbe auspicabile, da parte della politica, risolvere urgentemente il nodo del mercato ittico cittadino, in particolare il contenzioso sulla proprietà dello stesso, nel quale non dirò più nulla perché ormai di articoli ne ho spesi fin troppi sull'argomento. Sarebbe necessario studiare a tavolino meccanismi di governance adeguati e studiati rispetto al contesto di riferimento, escludendo a priori forme miste di controllo pubblico-privato, perché in queste non si manifestano in maniera chiara le responsabilità circa le scelte, basta vedere il fallimento di Co.Ge.M.I.M per capire. Sistemato l'aspetto che riguarda la strutturazione interna del sistema di governance, adesso e' doveroso occuparsi dell'aspetto societario-legale della nuova struttura. La configurazione societaria che si presta meglio per il raggiungimento degli obiettivi e' il consorzio. Gli obiettivi in capo a questa visione dovrebbero consistere nello svolgimento dell'asta, la promozione di meccanismi di vendita diretta del pesce e l'acquisizione di un marchio di qualità, da inserire nel pescato affinché questo riceva una maggiore valorizzazione. In parallelo però, sarebbe essenziale affidare la sorveglianza e il controllo dello svolgimento delle aste direttamente in capo ai pescatori. L'idea è quella di far nascere due visioni interne e non configgenti tra di loro: una e' quella del pescatore che si auto organizza, e così facendo, determina meccanismi di fidelizzazione propri delle grandi società organizzate, e l'altra e' quella delle professionalità, qualità essenziali affinché i costi di gestione possano essere coperti in maniera coerente tra la visione "core" delle attività, ovvero servizi alla vendita e commercializzazione avanzata del pescato (da intendersi anche prima trasformazione e vendita diretta). Il terzo intervento riguarda le possibilità di abbattere il costo del carburante attraverso la costituzione di impianti costieri di approvvigionamento di carburante, in modo da abbattere in modo significativo tutti i costi in capo ad altri intermediari. Vorrei sottolineare che, anche in quest'ultimo caso, sarebbe necessario far nascere un consorzio di pescatori, che venga nominato democraticamente nella marineria, perché se ciò non accadesse, si determinerebbe nel lungo periodo una situazione paradossale, ovvero consegnare tutto nelle mani di un unico monopolista che detterebbe il prezzo e aggiungendo di fatto un altro anello alla filiera del gasolio, affare quantomai meschino. La quarta questione chiama in causa gli intermediari che operano nella filiera del pesce della nostra cittadina. Il nascente consorzio dovrebbe prevedere meccanismi di inclusione e incentivazione degli intermediari nel sistema consortile, perché gli interessi della pesca devono passare necessariamente dai commercianti, attori essenziali per lo sviluppo. Questo, però, può e deve nascere ponendo alla base un progetto duraturo che vada nel senso di creare una grossa piattaforma logistica comune forte di capacità organizzative e materiali interne di penetrare nei mercati in maniera puntuale e redditizia. In questa prospettiva un team altamente qualificato e professionale da inserire nei rapporti con i mercati d'aste d'Italia, oltreché con la grande distribuzione organizzata si rende essenziale. Un'ultima questione, che non è ultima perché meno importante, e' quella delle strutture di cooperazione. Unione pescatori vuole e chiede un unione di tutte le organizzazioni mutualistiche in un unica grande cooperativa per la grande pesca e un unica cooperativa per la piccola pesca. Meccanismo questo che potrebbe essere attuato facendo leva sui canoni di affitto per l'occupazione delle stanze nel mercato ittico, via via gradualmente decrescenti in base alle dimensioni crescenti della cooperativa. Inoltre ciò non basta, infatti per coloro che operano nel mercato, si richiede l'eliminazione delle attività burocratiche dell'asta, eliminando gran parte del lavoro manuale per la compilazione e trascrizione dei dati nelle bollette, grazie alle possibilità della telematica, ovvero tablet collegati a elaboratori centrali. Questi ultimi, in una visione di sistema, possano fungere non solo da adempimento fiscale ma anche da studio statistico interno con il fine di rafforzare i provvedimenti decisionali. Le professionalità in eccedenza delle cooperative potrebbero essere liberate e impegnate per la commercializzazione del prodotto nel consorzio, in modo da non perdere alcun posto di lavoro, invero di crearne dei nuovi. I punti appena delineati, possono essere approfonditi solo se alla base c'è una forte consapevolezza intorno alla delicatezza di queste tematiche, perché le idee possono essere rappresentate in mille modi diversi, a patto che alla base vi sia una visione comune e costruttiva. La consapevolezza nasce solo se c'è informazione e voglia di lavorare tutti in maniera unitaria in questa direzione, la disgregazione certo non è utile. Unione nasce per compiere questo passo, ovvero accompagnare i pescatori verso la conoscenza dei fenomeni, perché lo sfruttamento e delle ingiustizie sono figli dell'ignoranza. Per noi di Unione, non c'è colore politico ma solo voglia di confronto e dialogo su questi temi anteponendo il bene comune al resto del dibattito politico. Chiunque voglia, può fare proprie queste idee, magari migliorandole, in modo da creare una base comune di lavoro, senza pregiudizi e preclusioni legate a colori politici. Da settembre Unione scriverà con tutti i pescatori e non solo, le nuove regole del mercato ittico. UNIONE PESCATORI MANFREDONIAMatteo Conoscitore3494380004 - matteosospiri@hotmail.it