Unione Pescatori

PESCA: "MANFREDONIA 2020"


PESCA: "MANFREDONIA 2020"INDICE:1)Storia della pesca locale: la voce dei Pescatori2)Il quadro dei problemi2.1) La risposta dei motori DUAL FUEL2.2) La risposta dei depositi costieri di Gasolio3) La rete della Grande distribuzione Organizzata Nazionale4) La struttura mercatale di Manfredonia5) Il concetto di economia di filiera e distretto produttivo6) La filiera corta e il km 07) I marchi di qualità8) Quadro sinottico dello sviluppo del settore Pesca9) Le fonti di finanziamento: FEAMP 2014-2020Conclusioni(nel documento originario erano presenti schemi e tabelle, a richiesta possiamo fornire il materiale per una migliore comprensione) 1)Storia della pesca locale: la voce dei pescatoriIl rapporto della nostra comunità con la pesca ha radici antichissime. Il nome Siponto secondo alcuni studiosi di greco sarebbe la traduzione di "posto dove abbondano le seppie", circostanza sostenuta con forza anche dal fenomeno che in passato vedeva sul litorale da Manfredonia a Zapponeta, in maniera abbondante, la disponibilità di seppia sulla battigia, senza un particolare sforzo da parte dell'uomo. Ad oggi spieghiamo questi fenomeni attraverso le conoscenze che ci arrivano dalla scienza: secondo gli studiosi il nostro golfo sarebbe una zona di riproduzione più unica che rara perché soddisfa tutta una serie di felici combinazioni come le correnti, le piante marine (in particolare posidonia) e il riparo dal mare aperto; un ecosistema delicato che si è sostenuto grazie a una serie di equilibri che col tempo noi esseri umani, seppure con le attività antropiche, abbiamo rispettato.Per Manfredonia le attività legate al settore hanno rappresentato un mezzo di sostentamento per molte famiglie, ma ridurre a ciò il nostro ragionamento sarebbe del tutto banale, infatti affiancato ad esso possiamo notare l'emersione di una vera e propria cultura identitaria che si trasmette di padre in figlio per generazioni e generazioni. Una cultura arricchita da saperi, miti, storie personali e ricordi leggendari che hanno fatto la fortuna dell'economia cittadina, e che ne siamo certi, continueranno ad avere un ruolo di spicco nello sviluppo Economico dell'Agroalimentare.Nel viaggio di dialogo costante intrapreso con la marineria di Manfredonia, noi di Unione Pescatori, abbiamo scorto delle differenze nei modi di praticare la pesca nel tempo; differenze queste che possono provocare una divergente visione nel rapporto con l'ambiente e l'ecosistema ad esso collegato. Per spiegare questo concetto mi avvalgo di un esempio che prendo dal mondo dell'arte. Come sappiamo tutti gli artisti creano un colore partendo dalla base, e questo di volta in volta, lo modificano a seconda di ciò che si vuole rappresentare. Negli anni il rapporto con la pesca si è modificato come la tavolozza del colore dell'artista. Inizialmente vi era una maggiore consapevolezza nei confronti dell'ambiente, tanto che i pescatori di lunga data avevano quasi un timore reverenziale nei confronti di questo, perché intuivano come la conservazione delle specie marine potesse servire alle nuove generazioni come mero mezzo di sostentamento; quindi s'intuisce come il valore altruistico era una regola morale, prima ancora che un modo di essere. I primi pescatori, quelli che siamo abituati a vedere nelle foto ricordo, non possedevano motori sui battelli; si facevano trasportare dal vento e non conoscevano bollettini meteorologici. Permettevano alle onde di farsi cullare nelle notti di mezza estate, mentre erano in gruppo e si spalleggiavano l'uno con l'altro nelle notti d'inverno, utilizzando il profumo del mare come unico timone. Il vento, la pioggia e le correnti, dettavano le sorti delle battute di pesca: capitava una stagione di abbondanza, mentre spesso accadeva di non guadagnare nulla, e allora a quel punto ci si arrangiava. Non possedevano alcun mezzo materiale in più oltre a quello della mera sussistenza. Quella degli inizi del 900 era una società semplice, ancorata intorno al valore della reciprocità e dell'aiuto costante; una cittadina che si stringeva intorno all'unica risorsa di cui poteva avere immediata disponibilità: la pesca.Negli anni, però, qualcosa è cambiato, e questa qualcosa prende il nome di progresso tecnologico, che ha permesso di produrre una notevole capacità di cattura e un aumento degli stock ittici presenti sul mercato. La visione dei consumi di massa ha imposto una nuova regola: "tu offri, poi qualcuno comprerà, forse". E allora la corsa alla pesca e direi "agli armamenti" è cominciata.Una corsa che ha permesso a tutti di farsi sedurre dalla smania del guadagno, di esserne parte determinante e preda al contempo, in ragione di un unico valore che univa tutti: la ricchezza. 2)Il quadro dei problemi Oggi la pesca è in grave difficoltà per una crisi di settore quanto mai asfissiante. Una crisi che deriva da due ordini di ragioni interconnesse: a) ragioni sistematiche di funzionamento del sistema/assetto produttivo nazionale; b) ragioni più squisitamente di ordine micro- competitivo.Le prime possiamo riassumerle nei seguenti fenomeni che hanno interessato il settore già dagli inizi degli anni '90 e si sono protratti sono ad oggi:1)L'aumento incondizionato e spregiudicato di uno dei fattori della produzione, il più importante, il gasolio. Si calcola che in soli 10 anni abbiamo assistito a un aumento di quasi il doppio del prezzo della risorsa, mentre la stessa spirale positiva non ha interessato i prezzi del pescato alla produzione, che si sono allineati quasi del tutto al valore inflattivo. Si stima in media che la voce di "costo carburante" nei bilanci delle imprese di pesca pesa per circa il 60-65% del fatturato medio annuo. La tabella in basso mostra il prezzo del carburante negli ultimi 18 anni, prendiamo però la sola colonna del prezzo industriale in quanto rappresentativa del prezzo alla produzione per il produttore.2) Nell'ambito della sostenibilità e riproducibilità delle specie: secondo una ricerca Istat il valore della produzione del pescato dal 1991 al 2009 si è ridotto per il 22,36% per ciò che riguarda le specie di pesce. Per il 27,93%, invece, per ciò che riguarda i molluschi. Segno evidente che un'attività di prelievo dell'uomo incondizionata sull'ecosistema marino ha prodotto una riduzione della massa di pesce.3) la perdita di potere contrattuale della rete grossismo nazionale, e di conseguenza dei mercati ittici, con una conseguente architettura logistica più spostata verso nuove formule di vendita, in linea con i miglioramenti delle tecnologie informatiche e di comunicazione.4) una massiccia invasione di prodotti di import, provenienti da tutti gli stati del bacino mediterraneo e paesi in via di sviluppo dell'est del mondo. Questi prodotti caratterizzati dall'avere un prezzo unitario notevolmente inferiore in fase di approviggionamento, e incoraggiati da un corso monetario favorevole, hanno di fatto modificato le scelte dei consumatori in forza di un ruolo quasi monopolizzante della GDO nazionale.Rappresentati i problemi di ordine macroeconomico, e per i quali poco si può fare a livello di politiche locali, ora invece ci occupiamo dei problemi locali del nostro settore:Il settore della pesca nostrana ha risentito degli effetti della crisi Nazionale, a nostro avviso, peggio delle altre marinerie per tutta una serie di problematiche di base che hanno appesantito notevolmente già un settore in difficoltà. Si stima che dal 2000 al 2014 il settore della pesca cittadina abbia contratto il numero dei battelli con un saldo negativo di circa -360, peggio di qualsiasi altra realtà italiana. I motivi di questi dati sono ravvisabili in:1) Una posizione geografica sfavorevole del nostro porto, che accentua i problemi delle imbarcazioni che effettuano pesca d'altura, mentre incentiva relativamente le barche della piccola pesca artigianale. I motopescherecci, in generale, per arrivare sulla zona di pesca devono fare ore e ore di vela in più rispetto ai concorrenti nell'adriatico. 2) il venir meno di alcune pesche in deroga, ovvero "pesche speciali" come la pesca del Bianchetto e del Rossetto, attività che da sole potevano incidere sui bilanci delle imprese di pesca per circa il 40% del valore annuale di fatturato, e attività che svolgevamo a livello Nazionale quasi del tutto a livello esclusivo, portando sul mercato il 90% del prodotto. Attualmente siamo inseriti in un piano di gestione della pesca del Rossetto, che ha visto l'assegnazione di un monte di ore a disposizione per tutta la marineria di Manfredonia. 3) Una completa incapacità di lavorare in modo unitario sviluppando strategie e politiche nella direzione del massimo profitto per il pescatore. Attualmente la nostra distribuzione non riesce ad arrivare sui mercati di destinazione in maniera autonoma, affidandosi ad altri vettori, grossi grossisti del sud Italia, e allungando in questo modo la filiera produttiva.4) l'incapacità di fornire figure professionalizzanti intorno agli affari della pesca hanno portato al fallimento di qualsiasi tipo di iniziativa lodevole (come ad esempio poteva essere la logica consortile), nella direzione di fornire un valore aggiunto alle attività e i servizi post-vendita.In aggiunta a queste problematiche più di tipo tangibile, con gli anni abbiamo assistito a un inasprimento dei rapporti nel tessuto sociale, che evidentemente non ha aiutato la risoluzione degli stessi, anzi ha fatto piombare la marineria in uno stato di sfiducia generale, favorendo comportamenti di illegalità diffusa e insofferenza rispetto alle regole.Il quadro delineato a prima vista potrebbe sembrare sconcertante, ma l'osservazione e la conoscenza empirica sul territorio ci hanno fatto pensare esattamente la cosa opposta: ciò che in realtà può apparire un ostacolo immane, rappresenta semplicemente un punto di partenza e uno spunto operativo verso una vigorosa risoluzione delle problematiche.2.1) La risposta dei motori DUAL FUELRispetto alla sola risoluzione del primo problema, quello relativo al costo del carburante, sappiamo di innovazioni tecnologiche che permetterebbero un risparmio di costo di carburante.La prima proposta riguarda l'istallazione di motori Dual Fuel.L'innovativa tecnologia DUAL FUEL consente di convertire i motori diesel in motori in grado di lavorare con una miscela di gasolio e metano.I due componenti della miscela vengono iniettati contemporaneamente nel motore diesel in composizione (percentuale) variabile in funzione della coppia richiesta.In qualsiasi momento è possibile utilizzare solo il gasolio oppure la miscela gasolio + metano (principio di piena reversibilità).Principale caratteristica di questo tipo di conversione è il minimo impatto sul motore originario. Esso mantiene invariate le sue caratteristiche di base, rimanendo un Diesel.Vantaggi:Il sistema si aggiunge come "slave" sul motore Diesel esistente assicurando:1.Riduzione costi combustibile2.Stesse performances in termini di coppia/potenza e guidabilità3.Conservazione della stessa Classe di emissioni (dove richiesto per HC, CO, NOx)4.Autonomia estesa rispetto a quella originaria (aggiunta di un secondo carburante)5.Switch back, ovvero possibilità di tornare a Diesel in automatico o mediante commutatore6.Massima flessibilità di adattamento a varie tipologie di motori Diesel7.Meno bombole di CNG rispetto ai veicoli CNG Monofuel2.2) La risposta dei depositi costieri di GasolioUn'altra risposta che potremmo dare alla marineria di Manfredonia si sviluppa intorno al discorso dei depositi di Gasolio costieri.La Regione Puglia, per risolvere il problema del caro-gasolio, potrebbe prevedere la realizzazione di depositi costieri di carburante che dovranno essere gestiti dai pescatori in forma organizzata, attraverso una cooperativa o un'Organizzazione produttori, che diventerà l'unico referente commerciale per chi produce carburante. Questo meccanismo garantirebbe un notevole risparmio di costo derivante da tutte le intermediazioni perché la suddetta società si occuperebbe dell'acquisto direttamente dal "produttore primario".Tale proposta nasce dall'esigenza di estendere la logica della filiera corta non solo dal lato del "produttore", intendendo per questo tutta la filosofia del km 0, ma anche del "fornitore", da intendersi come fornitore di materie prime. 3)La rete della Grande distribuzione Organizzata NazionaleLa chiave del successo delle aziende di distribuzione Ittica Nazionale è la necessita di trovare un fornitore adatto che possa rispecchiare due principi economici rilevanti: l'efficienza organizzativa e la gestione dei rapporti di forza.Può sembrare strano, ma il successo della gestione di queste leve è vitale per il sostendamento di tutti gli altri attori coinvolti nel settore economico, perché dalla giusta collocazione del prodotto scaturiscono ragionamenti più o meno profittevoli per tutti.C'è da fare, tuttavia, un passo indietro dicendo che negli anni il settore del fresco nazionale ha subito notevoli stravolgimenti. Possiamo indicare due momenti di eccezionale rilevanza ai fini dello svolgimento dell'analisi:1)Anni '80 caratterizzati dalla presenza quasi esclusiva della rete del grossismo locale che stringeva accordi, in genere a voce o per mezzo telefonico, con tutti gli attori della filiera Nazionale. In questa circostanza il valore della produzione era garantito dall'impegno dei singoli che possedevano un ventaglio di relazioni e una autonomia di trasporto; Parliamo di una società chiusa, che si affacciava da qualche anno all'integrazione dei mercati;2)Anni 2000 ad oggi, la situazione è profondamente diversa. Allargamento dei mercati comunitari, importazioni di pesce da paesi Ue, affinamento della rete logistica e di trasporti mondiale e ruolo preminente della GDO nazionale ha modificato profondamente il contesto competitivo. In questa logica i mercati all'ingrosso/ittici hanno perso la funzione di catalizzatori di produzione, spinti anche dal processo tecnologico nella trasmissione delle informazioni e da mutamenti normative in materia di commercializzazione.Il grafico in basso evidenzia la quota di mercato e l'operatività della GDO nel mercato Europeo, una fotografia della situazione attuale :4)La struttura mercataleNell'anno 2004 viene innaugurato il nuovo mercato ittico. Un struttura dotata di: 5 sale idonee per lo svolgimento dei meccanismi d'asta, uffici per le cooperative, ampio spazio parcheggio, celle frigorifere. Nello stesso anno nasce intorno all'affare del mercato ittico un consorzio dal nome Co.G.e.m.Im che aveva la funzione di occuparsi di tutte le procedure legate all'asta dei pesci (e non solo a detta dello statuto).Il mercato viene dotato inoltre di un efficientissimo sistema tecnologico che doveva pervenire allo sviluppo dell'asta elettronica, costato circa 300000 Euro. Tutto ciò non è mai entrato in funzione, nel 2013 il consorzio fallisce portandosi dietro 1.400.000 Euro di debiti. Attualmente siamo sottoposti a un processo di liquidazione coatta amministrativa.Rispetto alle inefficienze organizzative della struttura mercatale potremmo scrivere un libro, ma preferiamo non farlo perché siamo intenzionati a rappresentare le opportunità più che apportare una critica sterile.Le proposte:1) Iniziamo con l'attivazione dell'asta elettronica in quanto questa fornisce le seguenti opportunità:- migliora la trasparenza delle procedure di vendita; - riduce rischi legati ad errori da carteggio; - assicura al pescatore un prezzo equo rispetto alla produzione; - abbatte i personalismi e le agevolazioni;- assicura la pesatura del prodotto in modo veloce, sicuro e certo;- abbatte caoticità, liti, contestazioni;- migliora i rapporti con i pescatori;- assicura igiene e equo trattamento;- consente la vendita online del prodotto, sfruttando le potenzialità dell'e-commerce;- consente di fornire in maniera corretta e puntuale i dati alle strutture che si occupano di sviluppare i piani di gestioneViste le grosse quantità che potenzialmente potrebbero passare per la nostra struttura un meccanismo di sola asta elettronica sarebbe insufficiente, per questo oltre all'asta elettronica sarebbe opportuno sviluppare aste ad ammassamento di prodotto.5)Inoltre sarebbe necessario sviluppare due aste: una la notte, intorno alle 2 e una il giorno introno alle 14, in modo da dare al possibilità ad altri vettori di poter acquistare il pesce in maniera tempestiva;6)Attribuire un" badge" a tutti gli operatori per l'ingresso nella strutture, sviluppare un servizio di sorveglianza dei parcheggi e attribuire responsabilità commisurate alle mansioni;7)Legare l'importo di intermediazione delle attività alle performance del mercato, in ogni caso non superare il 5% (percentuale praticata al massimo in Italia) ;8)Dotare il mercato di carrelli, bilance e un sistema di videosorveglianza;9)Dare la possibilità ai ristoratori di poter pervenire all'acquisto del prodotto, a patto che superino determinate quantità negoziali.Questi sono gli interventi più urgenti, e per i quali i pescatori mostrano maggiore sensibilità, ma molto c'è da fare nel migliorare i meccanismi di funzionamento della struttura in termini di governance.4.1) L'iniziativa del mercato ittico di Pescara e l'e-commerceIl mercato ittico di Pescara ha sviluppato un'applicazione nella quale è possibile pervenire all'asta telematica, un innovativo sistema che permette la collocazione del pescato non solo fisica, quindi nel mercato, ma anche attraverso la rete. Il progetto è stato finanziato interamente dal ministero delle politiche agricole nell'ambito delle aste telematiche.L'innovatività del sistema sta nel fatto che l'utente collegato al sistema non è più solo commerciate/grossista ma può essere un singolo consumatore o un ristoratore, attraverso l'ordine online.5) Il concetto di economia di filiera e distretto produttivoPer filiera ittica si intende il percorso che il prodotto compie, dal momento in cui viene pescato fino al momento della sua consumazione; essa comprende dunque tutti i passaggi intermedi dalla fase di pesca fino alla vendita diretta, e nello specifico: pesca, manipolazione e conservazione del pesce a bordo, sbarco del prodotto e trasporto con veicoli refrigerati, prima commercializzazione, stoccaggio ed eventuale trasformazione, distribuzione e commercializzazione all'ingrosso e al dettaglio. Attualmente la marineria di Manfredonia fornisce un pescato che possiamo chiamare "Pescato in giornata" o "fresco Nazionale" e poco altro.Limitare però la nostra visione dell'economia alla sola produzione del "fresco nazionale" è un po' banale perché non teniamo in debita considerazione i mutamenti sociali avvenuti nelle scelte del consumatore metropolitano. Noi come sistema produttivo rinunciamo a fornire un prodotto rispondente alle esigenze di mercato dei "nuovi consumatori", sempre meno capaci di poter gestire le fasi di pulizia del prodotto in maniera autonoma, e sempre più interessati ad acquistare prodotti di qualità certificata. Secondo un'evidenza di un noto istituto di ricerca, nell'ambito dei cambiamenti di preferenze dei consumatori, è emerso come il consumatore sia sempre più orientato verso una soluzione di prodotto trasformato, meglio se precotto.La propostaPartendo dall'esperienza riscontrata nell'architettura industriale del nord Italia (e non solo) potremmo sviluppare il concetto di distretto produttivo per la lavorazione delle specie ittiche di qualità.Creare un distretto significa intraprendere sul territorio tutte le fasi di produzione, trasformazione, confezionamento e trasporto del prodotto e collocare sul mercato altre tipologie di prodotto (fresco e decongelato sfuso, congelato sfuso, congelato/surgelato confezionato, conserve e semiconserve, secco, salato, affumicato).Il mercato ittico di Manfredonia potrebbe ospitare delle start up, che abbiano l'obiettivo di sviluppare tecniche di produzione e/o prodotti innovativi, rispondenti con i gusti e le preferenze dei consumatori, al fine di implementare altri segmenti di mercati. Per agevolare tali imprese e metterle a sistema, nella logica distrettuale di sinergie produttive, sarebbe opportuno cominciare dapprima con laboratori di idee, e nelle fasi successive, attraverso un iter di selezione, valutare quali di queste idee possono essere possono essere fattibili in termini di economicità, organizzazione e spendibilità sul mercato dei prodotti.Il concetto di laboratorio deve essere più identificabile come incubatore d'impresa, dove una nuova idea prende forma, avendo a disposizione varie competenze in materia di produzione, commercializzazione, logistica, comunicazione e discipline finanziarie. Il Comune di Manfredonia potrebbe proporsi come promotore di un dialogo tra mondo della ricerca e mondo delle imprese, attraverso spin-off specifici rispetto alle potenzialità agroalimentari offerte dal nostro territorio.Il caso: Il distretto ittico di Rovigo, istituito nell'aprile del 2003 dalla Regione Veneto, sfrutta le attività legate al delta del Po. Il distretto riunisce ben 2105 imprese attive nel 2012, conta 3736 addetti impiegati nelle attività di pesca e acquacoltura.Il distretto nasce come filiera della valorizzazione del prodotto e del lavoro della pesca, inserendo in tale logica tutte le attività del secondario e del terziario, attraverso l'integrazione e l'ampliamento delle attività. Una filiera che gestisce non solo i prodotti trasformati e che ha diversificato in proprio business attraverso il potenziamento di attività turistico-culturali o ricettive. 6) La filiera corta e il km 0Una delle manifestazioni più interessanti dell'autoimprenditorialità del pescatore può essere rappresentata dalla logica del Km 0. I produttori autonomamente possono pervenire alla vendita di prodotto fino a 100 kg, a patto che il pesce sia protetto dall'esposizione di raggi solari, rispetti le norme igienico-sanitarie e sia corredato a un documento che abbia una valenza fiscale.Il comune di Manfredonia, potrebbe impiantare/sviluppare internamente alla struttura mercatale o su apposite aree di vendita al di fuori della stessa delle postazioni coperte e corredate di tutti gli adempimenti igienico-sanitari, in modo da incentivare lo sviluppo di questa nuova frontiera di commercio.Il potenziale innovativo di questa proposta non è ricercabile tanto nell'idea in sé, ma in quanto capace di essere integrata con altre iniziative associative, consortili mirate alla conoscenza delle potenzialità del prodotto ittico locale. In questa logica rientrano anche tutte le proposte integrative con altri settori economici della nostra cittadina: manifestazioni di interesse culturale, pescaturismo, sagre e altro ancora.continua....