UniversoParallelo

Respiri di Vita


Ci sono eventi che, come fossero un calendario, segnano la vita di ognuno di noi… “prima della patente dopo la patente… prima del matrimonio…dopo il matrimonio…prima della nacita di un figlio e dopo” e così via… per me ora è prima e dopo il terremoto…In questi giorni di forzata inattività ho guardato spesso le foto della distruzione del mio paese e per ogni luogo torna alla memoria un fatto della mia vita…un sorriso (sono fortunata ne ho avuti tanti) eventi  che sono respiri di vita…ma nn è nostalgia…o almeno non solo questo… è un sorriso che mi traghetta in una nuova realtà… un trattino che unisce i pezzi di un puzzle, un singhiozzo che vuole tornare respiro ampio e profondo.Paolo, il mio secondogenito, è sempre stato un bambino da infarto…quello a cui abbiamo dovuto insegnare a scendere e a cadere…piuttosto che a salire o arrampicarsi… quello che…se non siamo morti d’infarto con lui piccino…non ci moriremo più (potrei scriverci un libro sulle sue avventure)A quel tempo aveva tre anni ed era, a suo sentire, grande… e una delle cose che caratterizzano gli uomini “grandi”  e la famigerata pipì in piedi tanto odiata da noi donne…Peccato che ci arrivava solo alzandosi sulla punta dei piedi, tenendo sollevata la tavoletta e appoggiandosi al water.. ma quel giorno fatidico la tavoletta ha preso vita e gli è scivolata dalle mani (lui era sempre di corsa…e aveva sempre fretta…) vi lascio immaginare il risultato… corsa al pronto soccorso dell’ospedale con un asciugamano che diventava rosso di sangue…un medico (uomo) che lo visitava stringendo le gambe e esclamando come una litanio “Dio che mal…” e processione di infermieri…medici e pazienti che venivano a vedere il bambino che si era schiacciato il pisello….Ma questa è un’altra storia…due giorni dopo nel giardino di casa Paolo prende il biciclino..come al solito prende la rincorsa salta al volo a cavallo del suo destriero….cambia di colpo espressione..pianta i piedi nudi a terra per frenare (per lui i freni nn esistevano ancora) molla il biciclino che cade rovinosamente tra le sue gambe… afferra  l’elastico delle mutande (era sempre nudo…) le allontana…si guarda ed esclama “…si c’è ancora!” torna ad inforcare il biciclino e riprende il suo scorazzare…