Un mondo nuovo

Ogni epoca ha


“Ogni epoca ha la sua droga: Lsd negli anni sessanta, ecstasy negli anni ottanta, smart drugs oggi: il successo di un particolare tipo di stupefacenti riflette i desideri e le paure della società. Aldous Huxley, nato nel 1894 in una famiglia dell’alta società britannica, fu testimone della “lotta alla droga” lanciata all’inizio del novecento. Nel giro di pochi anni furono vietate due sostanze molto popolari la cocaina, commercializzata dalla casa farmaceutica tedesca Merck come trattamento per la dipendenza da morfina, e l’eroina, commercializzata dalla Bayer, un’altra azienda tedesca, con la stessa indicazione. Nel periodo precedente alla prima guerra mondiale, politici e mezzi d’informazione avevano alimentato l’isteria sui “drogati” che, facendo uso di cocaina, eroina e di alcune anfetamine, dimostravano di essere “diventati schiavi dell’invenzione tedesca”, come scrive Thom Metzger in The birth of heroin and the demonization of the dope fiend (La nascita dell’eroina e la demonizzazione del tossico, 1998). Negli anni tra le due guerre si diffuse la retorica dell’eugenetica, grazie ad Adolf Hitler ma anche al fratello maggiore di Huxley, Julian, primo direttore dell’Unesco a Parigi e noto sostenitore della teoria. All’epoca, Aldous Huxley immaginò che le droghe potessero essere usate da enti governativi per esercitare un controllo dittatoriale. Nel Mondo nuovo, uscito nel 1932, una droga chiamata soma è distribuita alla popolazione per mantenerla stupidamente felice e sazia… Huxley cambiò idea. Come si spiega il ripensamento di Huxley? Perché dopo aver considerato la droga uno strumento di controllo dittatoriale, lo scrittore scoprì nella droga una via di fuga dalla repressionepolitico-culturale? Perché le droghe sono generalemente disprezzate in un’epoca e poi sono abbracciate da intellettuali ed esponenti del mondo della cultura in un’altra? Come mai queste sostanze vanno di moda per una decina di anni, poi spariscono e magari, nel caso di droghe popolari come la cocaina, risorgono decenni dopo? E, soprattutto, come vengono usate per affermare o superare dei limiti culturali? (…)‹‹Negli anni duemila, le diagnosi di depressione sono cresciute in modo esponenziale, come quelle di disturbo post-traumatico da stress e di sindrome da deficit di attenzione e iperattività››, scrive Lauren Slater. (…) La simbiosi tra chimica e cultura è evidente… Gli studenti dell’università di Oxford abusano di questo tipo di sostanze molto più degli studenti di qualunque altra università del Regno Unito. Le sostanze che aumentano le capacità cognitive aiutano a ‹‹mascherare la banalità del lavoro in due sensi››, spiega Walton. ‹‹Spingono il consumatore in un piacevole stato di grande eccitazione, e al tempo stesso lo convincono che dev’essere il suo successo lavorativo a farlo sentire così››. Queste sostanze rispondono all’imperativo culturale ‹‹più lavoro, più produttività››… A volte abbiamo voluto evadere da noi stessi, a volte dalla società, altre volte ancora dalla noia o dalla povertà, (o da qualsiasi altra cosa), ma la nostra era sempre, in qualunque situazione, voglia di evasione. Un tempo questo desiderio era momentaneo: ricaricare le batterie, trovare uno spazio lontano dalle esperienze e dalle esigenze che la vita ci addossa. Di recente, però, il consumo di droghe si è trasformato nella ricerca di una fuga esistenziale più lunga e duratura. Un desiderio spaventosamente vicino all’autoannientamento”. (Internazionale n. 1189 del 27 genn. 2017).