Un mondo nuovo

La forza materna


“L’intervento che la mamma del 16enne Gio’ ha fatto nella chiesa di Lavagna, il giorno del funerale del figlio, deve arrivare fino alle radici del nostro cuore…Il mondo dei nostri adolescenti è tanto meraviglioso quanto misterioso e imprevedibile… Sono saltate tutte le regole, le relazioni. ‹‹Perdonami per non essere stata capace di colmare quel vuoto che ti portavi dentro da tempo. Voglio immaginare che lassù ad accoglierti ci sia la tua prima mamma (Gio’ era stato adottato) e che l’abbraccio sia tale da realizzare quel miracolo che io invano ho sperato e tentato di realizzare quaggiù››.Donna straordinaria, decisa nel cercare ogni mezzo per convincere il figlio a smettere di farsi le canne e fumare spinelli. Le aveva provate tutte, come tante altre madri fanno.La disperazione è infinita ma, ciononostante, la forza materna ha vinto trasformando la tragedia straziante in un messaggio capace di trapassare l’anima di ciascuno di noi. nel silenzio spaventato di una chiesa strapiena di giovani e di adulti, sono risuonate parole che solo una maternità ferita può suggerire.‹‹Vi vogliono far credere che è normale fumare canne fino a sballare. Qualcuno vuole soffocarvi. Imparate a diventare protagonisti della vostra vita. Amate la bellezza, spegnete i cellulari e guardatevi negli occhi. Chiedete aiuto. Per mio figlio è troppo tardi, ma potrebbe non esserlo per molti di voi. Fatelo! E noi genitori dovremmo capire che la sfida educativa non si vince da soli, nell’intimità delle nostre famiglie. Uniamoci, invece, e facciamo rete››. Cosa rimarrà di questa tragedia, oltre il dolore e l’inquietante “perché”? Forse l’invito del padre di Gio’ al mister della squadra di calcio in cui Gio’ giocava. ‹‹Fabio, ora voglio che tu dica ai ragazzi che ogni papà, ogni mamma, tu stesso, tutti gli allenatori e il nostro parroco sono persone che non sono lontane da loro. Persone con cui possono, devono aprirsi e confidarsi in ogni momento. Digli che si accorgano di quanto amore c’è attorno a loro››. Vorrei ribadirlo anch’io, mettendomi in prima persona: ci sono anch’io. E vi assicuro che vi amo più di me stesso! Parlate, vi supplico, parlate. Non tenetevi dentro il vostro assassino!” (don Antonio Mazzi, FC n. 9 del 28 febbr. 2017).