2017, marzo, vittime della guerra in Siria. ‹‹Mio figlio Saeed si sveglia urlando per la paura nel cuore della notte. Ha gli incubi, si sveglia piangendo e talvolta corre in strada. Un’intera generazione di bambini è stata distrutta. Non hanno istruzione, niente. Hanno imparato solo la paura e la violenza››, Firas, padre di 4 figli.‹‹La guerra ha avuto un impatto diretto sui bambini sotto tutti gli aspetti. Anche dal punto di vista psicologico. Influenza i loro studi, influenza la salute, tutto il loro futuro, ha influenzato il loro modo di giocare tanto da cambiarlo. Prima si divertivano con i normali giochi da bambini, ora pensano a come costruire armi e a come usarle››, Muna, madre di 3 bambini.‹‹Mio padre è rimasto a Deir Ezzour. Quando ci sentiamo al telefono si mette a piangere e ci mettiamo a piangere anche noi. Fino a oggi, il mio fratellino non conosce suo padre. Lo vede solo in fotografia. Sta imparando a dire papà, ma non sa cosa vuol dire. Qui, nel campo profughi, posso di nuovo andare a scuola, per costruirmi un futuro. Ma si avvereranno mai i miei sogni? Se ti succede qualcosa quando sei giovane, ti segna per tutta la vita. Voglio continuare a sperare che in Siria tornerà la pace, e io potrò rivedere mio padre››, Zaiban, 11 anni.Brandelli di storie raccolti tra i profughi siriani da Save the Children nei campi dei rifugiati.
Le guerre
2017, marzo, vittime della guerra in Siria. ‹‹Mio figlio Saeed si sveglia urlando per la paura nel cuore della notte. Ha gli incubi, si sveglia piangendo e talvolta corre in strada. Un’intera generazione di bambini è stata distrutta. Non hanno istruzione, niente. Hanno imparato solo la paura e la violenza››, Firas, padre di 4 figli.‹‹La guerra ha avuto un impatto diretto sui bambini sotto tutti gli aspetti. Anche dal punto di vista psicologico. Influenza i loro studi, influenza la salute, tutto il loro futuro, ha influenzato il loro modo di giocare tanto da cambiarlo. Prima si divertivano con i normali giochi da bambini, ora pensano a come costruire armi e a come usarle››, Muna, madre di 3 bambini.‹‹Mio padre è rimasto a Deir Ezzour. Quando ci sentiamo al telefono si mette a piangere e ci mettiamo a piangere anche noi. Fino a oggi, il mio fratellino non conosce suo padre. Lo vede solo in fotografia. Sta imparando a dire papà, ma non sa cosa vuol dire. Qui, nel campo profughi, posso di nuovo andare a scuola, per costruirmi un futuro. Ma si avvereranno mai i miei sogni? Se ti succede qualcosa quando sei giovane, ti segna per tutta la vita. Voglio continuare a sperare che in Siria tornerà la pace, e io potrò rivedere mio padre››, Zaiban, 11 anni.Brandelli di storie raccolti tra i profughi siriani da Save the Children nei campi dei rifugiati.