Un mondo nuovo

Pusillanimità


«C’è una piccola cosa, per finire — ha evidenziato il Papa — sulla quale l’autore» della lettera agli Ebrei «attira l’attenzione della comunità a cui sta parlando: un peccato». È un peccato «che non le fa avere speranza, coraggio, pazienza e memoria: il peccato è la pusillanimità». Si tratta, ha spiegato Francesco, di «un peccato che non lascia essere cristiano, è un peccato che non ti lascia andare avanti per paura». Per questa ragione «tante volte Gesù diceva: “Non abbiate paura”»: proprio per mettere in guardia dalla «pusillanimità» e così fare in modo di non cedere, di non andare «sempre indietro», custodendo «troppo sé stessi» per «la paura di tutto», per «non rischiare» appellandosi alla «prudenza». Tanto che, ha affermato il Papa, uno può anche dire di seguire «tutti i comandamenti, sì, è vero; ma questo ti paralizza, ti fa dimenticare tante grazie ricevute, ti toglie la memoria, ti toglie la speranza perché non ti lascia andare». E «il presente di un cristiano, di una cristiana, è così come quando uno va per la strada e viene una pioggia inaspettata e il vestito non è tanto buono e si restringe la stoffa: anime ristrette». Proprio questa immagine esprime bene cos’è «la pusillanimità: il peccato contro la memoria, il coraggio, la pazienza e la speranza». Prima di riprendere la celebrazione eucaristica, Francesco ha invitato a chiedere nella preghiera al Signore che «ci faccia crescere nella memoria, ci faccia crescere nella speranza, ci dia ogni giorno coraggio e pazienza e ci liberi da quella cosa che è la pusillanimità», cioè dall’atteggiamento di quelli che hanno «paura di tutto» e finiscono per essere «anime ristrette per conservarsi». Invece Gesù ci fa presente che «chi vuole conservare la propria vita, la perde». (PAPA FRANCESCO, MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE, Anime ristrette, Venerdì, 27 gennaio 2017)