Un mondo nuovo

Illusione


“Quando nella vita abbiamo coltivato una grande illusione, la gestione della delusione è sempre molto complicata ed estremamente dolorosa. Se poi il tempo dell’illusione è stato vissuto in buona fede e per molti anni, quando si intravvede arrivare il possibile giorno della delusione, quasi sempre preferiamo restare illusi. Perché chiamare l’illusione con il suo vero nome significa dover pronunciare parole troppo dolorose per poterle dirle fino in fondo: fallimento, (auto)inganno, immaturità, manipolazione. E invece basterebbe capire che la delusione è la sola fioritura buona dell’illusione, e viverla come un passaggio benedetto per portare buoni frutti, e poi concludere nella verità il nostro viaggio sotto il sole. Nella lotta tra illusione e delusione – e di autentica agonia si tratta, soprattutto nelle persone giuste e oneste – l’esito dipende decisamente da chi ci ritroviamo accanto nell’agone. Se per compagno abbiamo uno o più falsi profeti, restiamo imprigionati nell’illusione, continuiamo a negare la realtà, anche quando è ovvia e evidente a tutti. Perché i falsi profeti sono maestri nel presentare i fatti contrari alla loro ideologia come l’ultima prova da superare per essere finalmente pronti per la vera salvezza. Se invece nella lotta incontriamo un profeta vero, l’età dell’illusione può finalmente terminare, e il dolore cattivo e oppressore trasformarsi nel buon travaglio delle liberazioni. Di fronte al crollo totale e definitivo di quella che ci era sembrata per tanto tempo la vita più bella e vera sulla terra e in cielo, la sola salvezza possibile sta nell’accogliere docilmente la delusione. Invitarla a cena, mettere le tovaglie e le posate più belle, stappare il vino migliore in cantina. E poi far festa insieme, invitando i pochi amici veri e i pochissimi profeti. Senza questa cena di riconciliazione non possiamo scoprire, un giorno, che quella vita era bella davvero, forse più bella ancora di come l’avevamo immaginata”. (Luigino Bruni, Avvenire, sabato 23 settembre 2017)