Un mondo nuovo

La mente è come


“La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre” (Albert Einstein). “Già i nostri antichi padri nella fede parlavano della mente umana come di una macina da mulino che, mossa dall’acqua, non può essere fermata. Chi è incaricato del mulino, però, ha la possibilità di decidere se macinarvi grano o zizzania” (papa Francesco, 24 genn. 2017). “Negli ultimi decenni, la terapia cognitivo-comportamentale ha avuto la meglio sulla psicoanalisi tradizionale. Il dottor David Pollens è uno psicoanalista che riceve i suoi pazienti in un modesto studio al piano terra nell’Upper East Side, un quartiere di Manhattan, a New York... Pollens si considera una persona che scava nelle catacombe dell’inconscio per far emergere le pulsioni sessuali che si annidano sotto la nostra coscienza, l’odio che proviamo per chi dichiariamo di amare e le altre sgradevoli verità che noi stessi non conosciamo e spesso non vogliamo conoscere... In fondo, tutti ci rendiamo conto che la nostra vita interiore è complessa... L’unica verità è che ancora non abbiamo capito bene come funziona la mente... ‹‹Ogni vita è unica e, come analisti, il nostro ruolo consiste nel trovare la storia unica del paziente. Tante cose saltano fuori solo quando le persone hanno un lapsus, ci confidano una fantasia o usano una determinata parola››. Il compito dell’analista è essere ricettivo e attento a tutte queste cose, per poi ‹‹aiutare le persone a dare un senso alla vita››. Molti esperimenti hanno indicato che il cervello elabora le informazioni molto più velocemente di quanto la coscienza possa percepire, perciò innumerevoli operazioni mentali avvengono ‹‹dietro le quinte››, senza che la mente cosciente se ne renda conto. Per questo motivo, ‹‹quando ne prendiamo coscienza, un’esperienza è già stata elaborata molte volte, ha attivato ricordi e ha dato il via a complessi schemi di comportamento››... Il nostro inconscio è gigantesco e controlla quasi tutto e che inevitabilmente vediamo la vita attraverso lenti forgiate dal passato, che possiamo solo sperare di modificare parzialmente, con il tempo e con grande sforzo... Nel suo studio, David Pollens mi ha confessato che, nonostante la sua passione per la psicoanalisi, condivide abbastanza questo verdetto. ‹‹C’era un meraviglioso analista britannico, Michael Balint, che si occupava della formazione dei medici, e faceva a tutti una domanda: “Quale pensa che sia la medicina più efficace tra quelle che usa?” Tutti cercavano di trovare una risposta, e alla fine lui diceva: “Il rapporto con l’altro”››, mi ha raccontato... ‹‹Quello che succede nella psicoterapia››, ha detto Pollens, ‹‹è che molti vengono a chiederci aiuto e, subito dopo, cercano di impedirci di aiutarli››. Il suo sorriso sottolineava l’assurdità della situazione, e forse di tutta l’impresa terapeutica. ‹‹Come fai ad aiutare una persona quando ti dice, in un modo o nell’altro, “Non aiutarmi”? La psicoanalisi è tutta qui››”. (Oliver Burkeman, The Guardian, Regno Unito, da La rivincita di Freud, Internazionale n. 1138 del 4 febbr. 2016).