Un mondo nuovo

Sono a pregarvi


“‹‹Sono a pregarvi di calarvi in simili drammi, e contribuire ad alleviarli con l’accelerazione della legge sul testamento biologico. Non si tratta di favorire l’eutanasia, ma solo di lasciare libero l’interessato, lucido, cosciente e consapevole di essere giunto alla tappa finale, di scegliere di non essere inutilmente torturato e di levare dall’angoscia i suoi familiari che desiderano che non sia tradita la volontà del loro caro››. C’è tanto dolore in queste parole della lettera che Michele Gesualdi, uno dei primi 6 allievi di don Lorenzo Milani e lui stesso assistente della scuola di Barbiana, ha scritto ai presidenti di Camera e di Senato, c’è una sofferenza spoglia, nuda, che chiede rispetto. Solo chi la prova ne conosce le insostenibile ferite, i tormenti interiori, le domande senza risposta. Gesualdi da tre anni è devastato dalla Sla, ‹‹una malattia spaventosa, irreversibile e incurabile››. Riduce a uno scheletro rigido, niente più deglutizione, parola, respiro autonomo. Solo il cervello rimane lucido e tenta di comunicare con lo sguardo.Michele ama la vita, ‹‹il dono più prezioso che Dio ci ha dato, e deve essere sempre vissuta e mai sprecata››. Ma, giunto ‹‹agli ultimi cento metri›› del suo cammino, sente che il suo rifiuto di interventi invasivi, la tracheotomia e la peg, due tubi in gola e nello stomaco, inutili strumenti di tortura, non è ‹‹un’offesa a Dio che ci ha donato la vita: le offese a Dio sono altre, tra queste le guerre e le ingiustizie sociali a danno dell’umanità››. Per questo rivendica il diritto di poter rifiutare di continuare a vivere. chiede che il passaggio ‹‹nell’altra stanza›› non continui a essere lasciato nella confusione di una Babele ideologica e politica.Grazie, Michele, per averci convocati con tanto coraggio e dignità nel tuo dolore, che è quello di tanti “sommersi” che lo vivono in una drammatica solitudine, respinti ai margini dalla società e dimenticati dalle istituzioni. Nella consapevolezza che non potrà essere una legge a risolvere l’insondabile problema della morte che vuole, innanzi tutto, amore gratuito e generosa condivisione” (Mariapia Bonanate, FC n. 46 del 12 nov. 2017).