Un mondo nuovo

Riprendendo la battaglia


William Barber, riprendendo la battaglia di Martin Luther King, un pastore protestante vuole unire gli emarginati per sfidare Donald Trump, gli evangelici e “l’eresia dell’avidità”. Il reverendo William Barber, 54 anni, pastore del North Carolina, è in piedi sul pulpito da cui 50 anni fa predicava Martin Luther King. Pronuncia un’appassionata chiamata alle armi. La sua voce profonda e baritonale riempie la chiesa. ‹‹È il momento della svolta››, tuona con il sudore che gli gronda dalla fronte, mentre un organista lo accompagna con accordi frenetici. ‹‹Dobbiamo superare il silenzio. Dobbiamo superare l’odio. Dobbiamo andare avanti fino a quando ogni persona povera avrà un reddito garantito››. … ‹‹Dobbiamo andare avanti finché il diritto di voto sarà assicurato, fino a quando saremo davvero una sola nazione››, insiste… Barber combina la teologia della liberazione con i principi costituzionali e i valori biblici di amore e carità. Ascoltarlo fa venire la pelle d’oca. Barber vuole lanciare quello che nelle sue intenzioni dovrebbe diventare un movimento nazionale per portare a termine l’opera di Martin Luther King. … Chicago è l’ottava tappa di un viaggio in 14 stati con cui il pastore vuole porre le basi per una nuova “Poor people’s campaign”, come si chiamava l’ultima campagna del movimento per i diritti civili, che si concluse con la morte di Martin Luther King. La campagna del 1968 aveva cercato di convincere il congresso ad approvare una legge sui diritti economici che comprendesse il reddito garantito, case popolari e finanziamenti per le comunità più povere. L’obiettivo della campagna appena lanciata è ancora più ambizioso: unire i diversi gruppi di emarginati degli Stati Uniti in una causa comune, superando le differenze di genere e di colore della pelle. ‹‹Dobbiamo ricordarci che il movimento per i diritti civili non si è esaurito da solo››, spiega Barber, ‹‹Il movimento è stato ucciso assassinando i suoi leader, è stato ucciso dalle divisioni. Nel nostro viaggio ci stiamo rendendo conto che c’è ancora bisogno di quell’unione di cui parlava Martin Luther King nel 1968. Dobbiamo unirci per affrontare i mali del razzismo, del militarismo, della povertà sistematica e della devastazione dell’ambiente››… (Oliver Laughland, The Guardian, Regno Unito, Internazionale n. 1231 del 17 nov. 2017).