Un mondo nuovo

Sulla questione


Sulla questione di Facebook e dei danni che fa,  la colpa è che Zuckerberg può farci qualcosa mentre noi individualmente possiamo farci niente o quasi niente, quindi se vogliamo trovare una soluzione al problema dovremmo ricordare a Zuckerberg le sue responsabilità ed esortarlo a fare qualcosa. Zuckerberg ha senz’altro una grande responsabilità, per via del grande potere che si ritrova. Le nostre colpe e le nostre responsabilità non vanno però sottovalutate. Innanzitutto, capire come siamo arrivati a un certo punto è spesso parte della fatica di trovare un rimedio. Per usare la metafora di Sofri: davanti a una cartaccia gettata a terra la cosa buona da fare è certamente raccoglierla; ma dobbiamo anche capire che quella cartaccia sta lì perché qualcuno ce l’ha buttata – e quando, e come, e perché – altrimenti avremo presto cartacce in ogni dove e raccoglierle sarà molto più difficile. Capire le colpe aiuta a usare meglio le nostre responsabilità. Un altro aspetto da considerare riguarda la cultura della responsabilità individuale. Aspettare la soluzione da Zuckerberg (o dal parlamento, o dalla polizia postale, o dal Trust Project) potrebbe essere la strategia migliore. Ma molti di noi (soprattutto in Italia, mi verrebbe da dire) tendono a sovrastimare sistematicamente le volte in cui la strategia migliore è chiedere all’azienda o al governo di farci qualcosa. Dovremmo ricordare più spesso a noi stessi e agli altri che le scelte individuali possono avere effetti collettivi; che scegliere di condividere frettolosamente una notizia falsa significa non soltanto darle oggi visibilità e profitto, ma anche creare un piccolo incentivo perché ci siano più sciocchezze domani e dopodomani. La questione più importante è proprio quella degli incentivi. Forse i grandi padroni della stampa di cinquanta o settanta anni fa avevano davvero più a cuore la qualità dell’informazione. Ma ciò accadeva in gran parte perché quelle aziende operavano all’interno di un sistema che premiava quel comportamento, per via del tipo di clienti, dei limiti tecnologici, e delle norme sociali prevalenti. Se Zuckerberg domani trasformasse Facebook in un’oasi di verità e qualità, qualcuno potrebbe creare un facebook alternativo, pieno di urla, complotti, e bufale. Forse avrebbe successo, portando via a Zuckerberg utenti e affari, e riproponendo il problema daccapo in una versione persino peggiore. O forse sarebbe un flop. Dipende da quanto agli utenti piacciono i fotoritocchi fasulli, i complotti, e le urla. Dipende, insomma, da quanto tutto questo dipende anche da noi. E quindi dalle “colpe” degli utenti dipende, in parte, anche qual è il modo più responsabile per Zuckerberg di esercitare il suo potere. Insomma, non possiamo permetterci di trascurare le nostre colpe e le nostre responsabilità….. (·  ROBERTO TALLARITA BLOG  ·  GIOVEDÌ 30 NOVEMBRE 2017)