Un mondo nuovo

Vietato lamentarsi


“Lo psicologo, psicoterapeuta  Salvo Noè, 47 anni, siciliano ha scritto il saggio Vietato lamentarsi (San Paolo). ‹‹Le lamentele sono come le sedie a dondolo: ti tengono impegnato ma non ti portano da nessuna parte››. Quando ha saputo fin dove erano arrivate le sue parole e il suo pensiero, Salvo Noè ha provato un’emozione enorme. Aveva sentito papa Francesco, nel 2013, parlare in un’omelia, dedicata ai discepoli di Emmaus, e spiegare l’importanza di non cercare rifugio nelle lamentele: ‹‹Non mi è sembrato vero, proprio nel mio studio ho appeso da tempo la scritta “Vietato lamentarsi”››. Noè riesce ad incontrare il Papa il 14 giugno 2017 in piazza San Pietro, ha con sé un opuscolo che riassume il suo lavoro, un bracciale e soprattutto una copia del famoso cartello. Francesco riceve personalmente questo dono e dice ai suoi collaboratori di esporlo anche in Vaticano. Dopo un mese, un quotidiano ha pubblicato una foto in cui si vede la porta dell’appartamento del Papa dove c’è il cartello che invita a non lamentarsi. ‹‹Ho pianto lacrime di gioia, perché sono riuscito finalmente, e nel modo migliore possibile, a passare un messaggio che non è solo uno slogan. Dietro quelle parole, dietro quel cartello, c’è tutta la storia del mio lavoro, dei miei incontri e delle mie conferenze, che diventano così un insegnamento di portata mondiale. Sto dicendo da anni che “siamo noi gli artefici di tutto quello che ci succede”››.Il cartello “Vietato lamentarsi” appare quindi sulla porta del Papa. Con caratteri piccoli ma incisivi ricorda che: “I trasgressori son soggetti a una sindrome da vittimismo con conseguente abbassamento del tono dell’umore e della capacità di risolvere i problemi. Smettila di lamentarti e agisci per cambiare in meglio la tua vita”.  ‹‹C’è l’abitudine dove tutto è un lamento: c’è la crisi, non c’è lavoro? Mi lamento e non faccio nulla per cambiare la mia condizione››. Aspettando che siano gli altri a fare qualcosa per me. ‹‹Se invece abbandono questo modo di vivere e mi metto in condizione di migliorarmi, allora capisco che sono io che devo cambiare. Mi rendo conto che, per affrontare le difficoltà, devo studiare, muovermi, darmi da fare. Devo maturare competenze e capacità di comprendere i valori importanti. Se il valore nella vita è “fai quello che vuoi”, difficilmente si cambia. Ma se invece diventa l’ascolto e l’esprimere emozioni, la strada è quella giusta››. ‹‹Da una parte c’è il “lamento”. Dall’altra lo “sfogo”. Nel primo caso si tratta di qualcosa di inutile, che blocca la persona e crea il muro del vittimismo, che rende immobili. Il lamentoso, inoltre, tende a manipolare il contesto e le persone. Il suo ragionamento spesso è: “Siccome non ce la faccio fallo tu”››. Lo sfogo ha, invece, un suo risvolto costruttivo, poiché ‹‹significa denunciare un’ingiustizia ed esprimere rabbia. Rappresenta la possibilità di dire: “Sto male ma mi sto curando”››. ‹‹Non bisogna mai lamentarsi davanti ai figli, ai quali bisogna piuttosto insegnare ad affrontare le difficoltà della vita››. In ogni categoria di persone possiamo trovare dei lamentosi, e ‹‹purtroppo, molte volte, tra chi non ne avrebbe nessun motivo. Tra persone che si sentono private di qualcosa e non sono in grado di utilizzare il tanto che hanno. Difficilmente si cambia. Ma se invece diventa l’ascolto e l’esprimere emozioni, la strada è quella giusta. Bisogna affrontare i limiti imposti dalla vita, e vincere››” (FC n. 48 del 26 nov. 2017).