Un mondo nuovo

Benvenuto all'inferno


‹‹Benvenuto all’inferno››. Passandogli il testimone alla dirigenza dell’Istituto scolastico Pareto, periferia nord-ovest di Milano, la collega l’aveva avvisato. Ma è invece qui, nel quartiere a pochi metri dallo svincolo autostradale, dove fatiche sociali, spaccio e disoccupazione non mancano, che Angelo Lucio Rossi ha deciso di spendersi come preside. Proprio lui, che da ragazzo aveva abbandonato la scuola, si è messo in gioco al fianco dei 900 bambini e ragazzi fra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria. ‹‹Avrei potuto scegliere una destinazione diversa, ma sognavo una “scuola della comunità”, aperta al territorio››, ricorda Rossi, 60 anni. Quando arrivò, nel 2013, l’impressione fu che il motto fascista “me ne frego” aleggiasse ovunque. ‹‹Io invece penso che la scuola debba far nascere il desiderio di imparare, curare i talenti e moltiplicare le domande di senso. Per questo ho voluto vivere nello stesso quartiere, per toccare con mano i problemi degli studenti››.Rivedendo l’offerta curriculare ed extracurriculare, Rossi in breve tempo innesca la svolta. Sulla facciata della scuola fa capolino un murale con la scritta I care, il me ne importa di don Lorenzo Milani, e oggi l’Istituto tiene le porte aperte dalle 8 alle 24, da lunedì al venerdì, e qualche volta anche il sabato. ‹‹Abbiamo fatto un patto sociale. Di pomeriggio e la sera l’istituto ospita la banda, la scuola musicale e altre attività come la cura dell’orto e il laboratorio di creta portate avanti dai singoli appassionati e da Save the Children, che con il progetto Fuoriclasse sostiene più di 200 ragazzi nello studio e nella crescita personale››.Rossi non è stato uno “studente modello” e forse anche per questo capisce bene i suoi ragazzi. ‹‹Ho avuto insufficienze alle elementari e bocciature alle medie e alle superiori. Mio padre, muratore, mi iscrisse allora al Geometra. Fui bocciato al primo anno, poi altre volte, e così interruppi gli studi››. Cresciuto a Carpineto Sinello, entroterra abruzzese, primo di quattro figli, per Rossi l’italiano era “una lingua straniera”: ‹‹Mi mancava la spinta a imparare, in casa non c’erano libri››. Oggi ha 50.000 volumi e da preside può vantare di aver inaugurato diverse biblioteche. ‹‹Ero “un ragazzo di Barbiana”. Su ogni parola mi dovevo fermare molto tempo perché non capivo. E non sempre avevo la forza per farlo››.INCONTRI CHE CAMBIANO LA VITA.  Da don Tullio, parroco nel suo paese, alla superiora dell’istituto di Francescane di Roma che lo sostenne negli studi, ‹‹non potevo pagare e lei mi disse: “Non preoccuparti, un giorno restituirai tutto”››, sono alcuni incontri a cambiare la vita al futuro preside.‹‹La cultura ti introduce alla realtà in maniera diversa, con curiosità e attenzione››. Di lì in avanti per Rossi lo studio fu tutta una scoperta, a partire dalla pedagogia e dagli scritti di don Milani, in un susseguirsi di esperienze “che lasciano il segno”: insegnane in un istituto di “figli di nessuno” dove gli alunni lo chiamavano papà, volontario con gli stranieri alla Stazione Termini assieme a monsignor Luigi Di Liegro (storico direttore della Caritas di Roma).In campo educativo sono don Rosmini, don Bosco, don Giussani e il già citato priore di Barbiana (su cui ha scritto il libro Don Lorenzo Milani: con la mente aperta e il cuore accogliente, Ed. Imprimatur) a suggerirgli la strada. ‹‹Come diceva don Bosco, l’educazione è una questione del cuore. La scuola è l’unica realtà che può aprirsi alle diversità; non a caso la Costituzione parla della scuola come comunità intermedia, che collabora con il territorio››.Dalle finestre della scuola si scorge la Certosa di Garegnano, che nel Trecento ospitò il poeta Francesco Petrarca. ‹‹Gli insegnanti non devono mai dire agli studenti che non valgono: tutti abbiamo bisogno di essere incoraggiati››, ricorda ai colleghi. Per raggiungere la presidenza ci si fa largo fra gli strumenti musicali. Sì, perché Rossi ha adibito l’aula a sala prove: ‹‹Noi piantiamo semi, però non possiamo pretendere di vedere i risultati››. Ma le centinaia di persone e i volontari che frequentano la scuola testimoniano che i semi lanciati accanto allo svincolo autostradale stanno già dando frutto. (FC n. 17 del 29 aprile 2018).