Un mondo nuovo

Riorgamizza la vecchia modalità


2018, Avvenire, 16 luglio. MIGRANTI - Laddove cessa un presidio più pronunciato verso la Libia, la mafia dei trafficanti riorganizza la vecchia modalità.Ogni spazio viene sfruttato per far sedere le persone che durante il viaggio non possono muoversi. Quelle sottocoperta, che in teoria dovrebbero essere privilegiate, sono esposte ai fumi del motore e alla mancanza d’ossigeno.Imbarcare 450 persone significa avere mano libera. C’è evidentemente una squallida rete che funziona bene.Ci sono tre guardie costiere in Libia, come emerge anche da alcune segnalazioni dell’Onu. Siamo molto lontani dall’avere un interlocutore credibile.Non so quanto sia moneta corrente ancora l’umanità, ma in mare c’è la regola del salvataggio come prima risposta. Il resto viene dopo. Ritengo di poter condividere con tutti i marinai, coi quali ho fatto un percorso di vita, un imbarazzo e un grande senso di impotenza.Senza attendere i "calcoli" della politica i militari hanno deciso di soccorrere i 450 profughi alla deriva. Primi segnali di disagio dalle forze armate: "Non possiamo stare a guardare"È stato, a quanto ne sappiamo, il primo segnale di rottura tra governo e divise. Un moto d’orgoglio e d’umanità nonostante il black-out informativo imposto dall’alto, i depistaggi orchestrati nei retrobottega della politica, e le gimkane lessicali che non hanno impedito alle “voci di dentro” di far sapere come sono andate le cose. Nella tarda serata di venerdì alla vista delle autorità italiane alcuni migranti dei 442 a bordo del barcone intercettato al largo di Linosa si sono lanciati in mare per nuotare verso le motovedette italiane. Sul posto c’erano tre motovedette. Dopo il primo gruppo, composto da una decine di persone, un’altra dozzina si è gettata tra le onde. Stremati da due giorni di navigazione, rinchiusi dai trafficanti nella pancia bollente e senza spifferi di un vecchio peschereccio di venti metri, hanno gridato in direzione dei soccorritori. Immediatamente le tre motovedette che dapprima “ombreggiavano” a distanza di sicurezza, hanno salvato i migranti in mare e poi deciso di effettuare il trasbordo in sicurezza di tutti gli altri. All’operazione partecipavano tre unità della Guardia costiera ed una della Guardia di finanza. In nottata è poi giunto il pattugliatore Montesperone delle Fiamme gialle e una nave inglese di Frontex, che hanno permesso di svuotare il peschereccio mettendo al sicuro i 442 migranti. Il merito, dicono i soccorritori, è di Sergio Mattarella. Dalle capitanerie di porto siciliane ad alcuni membri degli equipaggi, fino ad alcuni alti papaveri dello Stato Maggiore, più che l’insofferenza arriva la gratitudine proprio al capo dello Stato, che con il suo intervento di qualche giorno prima ha fatto sentire le forze navali non più sole a fronteggiare gli umori e i giochi della politica. Il presidente non ha solo permesso lo sbarco dei migranti tenuti in ostaggio dai tatticismi, «ma ha restituito dignità a noi che le vite le abbiamo sempre salvate, a costo anche della nostra, a noi che per dovere indossiamo guanti e mascherine ma poi abbracciamo i migranti», dice un ufficiale a bordo di una delle motovedette bianche e rosse che da sempre rassicurano chiunque si trovi a incrociarle. Dell’operazione, ancora una volta, non è stata data tempestiva notizia. Nessuna immagine del barcone né dei migranti che vi erano a bordo è stata diffusa, nonostante i mezzi intervenuti abbiano girato filmati e scattato raffiche di foto anche per individuare eventuali scafisti. Solo in mattinata si è appreso, ancora una volta attraverso Radio Radicale, di alcuni stranieri che si erano tuffati.