Un mondo nuovo

Foulard Bianchi


Luciano Ferraris, fondatore dei Foulard Bianchi. Nato a Torino nel 1914, si è sposato con Gabriella nel 1943 e hanno avuto due figli, Daniela e Mauro. Durante un pellegrinaggio a Lourdes conobbe i Foulards Blancs e, grazie alla capacità di entrare subito in empatia con le sofferenze degli altri, coinvolse i suoi Scouts, riuscendo poi, nel 1958, a far nascere all’interno del Torino 24 la sezione italiana del Clan des Hospitaliers de Notre Dame de Lourdes. Si fece poi promotore di tante altre esperienze analoghe, che portarono alla nascita e al consolidarsi dei Foulards Blancs italiani, di cui fu Responsabile Nazionale per nove anni, affiancato da Dusan Stefani.Per più di quarant’anni ha saputo trasmettere a generazioni di ragazzi l’entusiasmo, lo stile, il coraggio delle proprie idee, l’impegno, il senso del sacrificio, la gioia di vivere, il piacere delle cose semplici. Tutto per lui, e per i suoi ragazzi con lui, era un’impresa: nel 1945 quella di far rinascere lo Scoutismo presso l’Oratorio Salesiano Crocetta e la creazione di un coro che fece conoscere i canti scouts di tutto il mondo. inoltre, organizzò corsi di animazione e di espressione per educatori, seguiti da una serie di libri sull’argomento.Raccontare Luciano, tanto nel suo impegno a Lourdes, quanto nello scoutismo, quanto nelle sue successive imprese, quanto nelle sue attività di animatore di bambini, giovani, genitori, nonni a Bardonecchia, quanto nella sua lunga e dolorosissima malattia (che comunque non lo ha fermato, se non proprio alla fine) è di per sé un’impresa, perché la sua vita è stata talmente vulcanica, variegata, piena di idee, di proposte, di soluzioni, ma soprattutto di persone, che non può essere mortificata in poche righe. Nel 1966 l’Hospitalité Notre Dame de Lourdes gli aveva conferito la medaglia da Hospitalier. Chi l’aveva assumeva un prestigioso potere all’interno degli Ospedali di Lourdes, alcuni la esponevano sul petto prima ancora di esserlo, ma quella conferita a Luciano non è mai stata ostentata. Luciano la portava dentro il taschino della camicia della divisa. Per Lui “essere capo” era una responsabilità, non un privilegio. Luciano aveva il dono dell’autoironia e una grande virtù: l’umiltà. La sua vita è stata una quotidianità di servizio. – S.T. (Lettera firmata pubblicata da FC n. 48 del 2 dic. 2018).