Un mondo nuovo

Ditemi che sono ingenuo


Ditemi che sono ingenuo e che, come al solito, sono sempre dalla parte sbagliata. Forse sbagliata no, ma dalla parte dei giovani, sì. Sono pronto a urlare come un matto quando sbagliano, ma sono altrettanto sicuro che possono cambiare il mondo. Tanto è vero che uno dei miei “comandamenti” è: ‹‹Nessuno è irrecuperabile››.Giorni fa, ho letto un’intervista all’antropologo Franco La Cecla in cui diceva che Facebook tramonterà e tornerà la vera amicizia. Nelle ultime due righe dell’intervista, parlando sempre di Facebook, dichiarava: ‹‹Nessun adolescente lo usa. Si sta tornando a una società in cui i legami faccia a faccia sono più importanti di quelli virtuali››. Avevo tanto bisogno d’aria e, ancor più, avevo, o meglio ho, bisogno di sapere che c’è qualcuno più ottimista di me.Ritrovare la parola calda, autentica, significa ritrovare la vita, rinascere, piantandoci gli occhi dentro gli occhi, le mani tra le mani, il tono musicale che ognuno di noi, senza accorgersi, si porta dentro, perché la parola è anche musica. Tornerà la speranza e la società non sarà più quella dei grattacieli e dei televisori accesi giorno e notte, ma quella in cui ci si parla a tavola, si torna a scrivere, a sedersi sul divano del salotto e, invece di accendere la televisione, si accende il cuore.Perché c’è un tempo che si misura cliccando sul telefonino e c’è un tempo che si misura con i battiti del cuore. I suoi battiti danzano ai ritmi delle parole che ti escono dall’anima e non dal programma televisivo.La nostra cosiddetta civilizzazione (mi vergogno di dare a nostri giorni un titolo così impegnativo) ha parole artificiali per dare un tempo alle notti del sabato, tra una discoteca e l’altra, ma ha perso le carezze che tra una parola e l’altra scandiscono le stagioni del cuore.Ci sono parole autentiche che si sono radicate dentro di noi e che se ci rimarranno sempre vicine più delle altre che radici non hanno, ci faranno vivere e non solo sopravvivere.Queste parole non le ha fatte nessuno, nemmeno la mamma. Erano già fatte e sono rimaste sempre fresche, appena sfornate. Dobbiamo tornare qui. E Franco la Cecla dice che ci stiamo tornando. Notizia divina! (Antonio Mazzi, FC n. 7 del 17 febbr. 2019).