Un mondo nuovo

Se fosse tuo figlio


Un’adolescenza travagliata, con bocciature, furtarelli, insofferenza nei confronti dell’autorità: Nicolò G., 26 anni, era il classico ragazzo difficile, che non riusciva a trovare il suo posto nel mondo. ‹‹Poi, dopo aver cambiato scuola››, racconta, ‹‹in quarta superiore ho incontrato una professoressa fantastica, che mi ha letteralmente salvato. Lei ha saputo vedere qualcosa di speciale in me, mi ha strappato a quel meccanismo di autodistruzione in cui ero caduto. E ancora adesso, a distanza di anni, dopo tutto quello che di bello mi è successo, condivido con lei successi e momenti difficili, è il mio rifugio››. E proprio alla fine di quella quarta superiore, la svolta. Nicolò scova in Rete l possibilità di andare a trascorrere l’estate come volontario in un orfanotrofio in India. ‹‹È una pratica chiamata volonturismo, che in seguito ho scoperto essere discutibile. Infatti si chiede ai ragazzi di pagare per fare i volontari nei paesi del Sud del mondo, ma solo una minima parte di quella cifra va a beneficio delle strutture. Inoltre, i ragazzi vengono mandati senza alcuna esperienza, e finiscono per essere più di intralcio che di aiuto. Infatti, ho poi deciso di continuare il mio percorso in modo autonomo, innanzitutto facendo un corso da educatore per essere in grado di interagire al meglio con i bambini, e poi trovando lo stesso i finanziamenti per quella struttura››. Dopo la maturità, Nicolò decide di iscriversi in un’università indiana per studiare giornalismo. ‹‹Sono stati anni di studio rigoroso e sono rientrato in Italia solo per brevissimi periodi. Durante la settimana stavo a Pune, all’università, e nei weekend tornavo nell’orfanotrofio. Su quell’esperienza così arricchente ho deciso poi di scrivere un libro, che inizialmente è circolato solo in Rete, riscuotendo un gran seguito. Fino a quando la Rizzoli non ha deciso di pubblicarlo. Il ricavato di Bianco come Dio mi ha permesso di costruire una biblioteca in India››. E ora è uscita una nuova opera, Se fosse tuo figlio, che racconta l’altra sua esperienza umanitaria nell’isola greca di Samos. ‹‹Mi interessava lavorare con i migranti, e lì c’è un hot spot, un campo profughi statale finanziato dall’Unione europea, dove i riugiati vengono registrati e poi smistati in altri campi. Provengono da Afghanistan, Iraq, Siria, e vivono in condizioni disumane: 4.000 persone sono costrette a coabitare in uno spazio progettato per 350. Devono fare file di ore per accedere ai pasti, ci sono solo due medici, molti vivono in tende senza servizi igienici, in mezzo al fango e alla spazzatura. Di loro, 1.000 sono minori, molti dei quali non hanno mai visto una scuola››. ‹‹Per 9 mesi››, conclude Nicolò, ‹‹ho gestito una classe dentro l’hot spot, poi, con la mia associazione, Still I Rise, creata con una ragazza americana, Sara R., e con la volontaria italiana Giulia C., ho fondato una scuola all’esterno del campo. Si chiama Marì ed è bellissima: uno spazio grande con insegnanti motivati, regolarmente stipendiati. Bambini che non sono abituati a stare seduti, che hanno subìto traumi di ogni genere, dopo pochi mesi parlano alla perfezione l’inglese. Il mio scopo è renderli felici. Come lo sono io, adolescente allergico alla scuola, realizzatosi facendo l’educatore›› (FC n. 25 del 23 giugno 2019).