Un mondo nuovo

Sconfiggiamola insieme


Il problema delle mafie non è soltanto criminale, ma anche, anzi soprattutto, politico e sociale. Agli sforzi e ai risultati conseguiti negli ultimi decenni da magistratura e forze di polizia non è corrisposta un’eguale crescita della società in termini di responsabilità e consapevolezza. In questo la politica ha gravi colpe. Salvo eccezioni, ha considerato la questione mafiosa sotto un profilo esclusivamente criminale, senza interrogarsi sulle cause che permettono alle mafie di attecchire e riprodursi, inquinando e corrodendo il tessuto sociale. Non basteranno mai le indagini e gli arresti se non si colpisce il male alla radice, attraverso politiche mirate, ma anche lungimiranti.Le mafie attecchiscono non tanto nei vuoti di legalità ma di democrazia, dove il patto sociale è spezzato o debole, dove dunque viene meno lo spirito di comunità, quello che fa sentire il bene individuale come conseguenza di un bene comune fatto di condivisione e corresponsabilità. La democrazia parla il linguaggio del “noi” e quando il “noi” si frantuma in molteplici egoismi la forza prende il posto del diritto, a tutto vantaggio di chi la esercita sotto l’egida di leggi ingiuste – come certi poteri politici ed economici – o infiltrandosi nelle maglie di un sistema nel quale è sempre più sottile il confine tra legale e illegale. Se le mafie sparano di meno non è per sopraggiunti scrupoli morali, ma perché in un mondo dove il denaro conta più della dignità, e della vita delle persone, la corruzione – cioè il potere del denaro – è la chiave che apre ogni porta senza fare rumore né attivare allarmi, vista l’interessata collaborazione di chi dovrebbe impedire il passaggio. È ormai palese la convergenza, meglio chiamarla connivenza, tra il sistema mafioso e quello di un’economia che pone il profitto come valore assoluto, senza preoccuparsi di ridistribuirlo. ‹‹Economia che uccide››, l’ha definita senza mezzi termini papa Francesco.Eppure noi abbiamo deciso di iniziare questo 2020 cominciando da una città e una zona dove la mafia ancora spara e terrorizza: Foggia e il Foggiano. Mobilitazione a cui hanno partecipato in tanti, nata dal bisogno di affermare un’urgenza: quella di ricostruire insieme le fondamenta del nostro modo di essere cittadini e di abitare le città. Di dire basta alla rassegnazione, al silenzio complice, al vano parlare. Ridiventando insomma comunità, una comunità chiamata Italia. Non sono ammesse diserzioni: si tratta di una scelta cruciale, tra vita e morte. Le mafie sono parassiti che vivono a nostre spese, dunque agenti di morte. Sconfiggiamole insieme con la forza del nostro impegno collettivo, di un “noi” che genera speranza perché agente di vita (Luigi Ciotti, FC n. 3 del 19 genn. 2020).