Un mondo nuovo

Il prossimo esiste


Quando anche Facebook rivela la vera umanità. L’immagine è una fotografia: un papà, una mamma e tre figli più una che spesso è da loro, quando la sua famiglia non può essere presente: dove si mangia in cinque, si può mangiare anche in sei. Sorridenti. Fino all’arrivo dello sconforto di cui si vergognano tanto. La madre spesso scoppia in lagne e lacrime: non riesce a fermarsi. Ci prova: piange in silenzio, si chiude in bagno. Poi si infila a letto, leccandosi le ferite come un cane buttato dall’auto in estate, commiserandosi per condizione fisica e problemi economici. Sono stati truffati, hanno provato a risollevarsi: una, due, tre e più volte. Ce l’hanno sempre fatta: ci si rimboccava le maniche e si procedeva, a testa bassa. Questa volta il turbine dei debiti li travolge… L’immagine, ora, è un’altra fotografia: un papà, una mamma e tre figli più una. Non sorridono. Si comincia una trafila pietosa… Il telefono squilla: un creditore, un altro, un altro ancora… La casa verrà messa all’asta… Arrivano, entrano, fotografano, invadono, controllano. I bambini chiusi in stanza. La mamma sul balcone, le mani sulle orecchie: ora è anche vigliacca. Di piangere non smette più: toccano le cose di una vita. Gli amici li aiutano: tutti. Ela madre ha un altro peso sul cuore: la dignità è finita…Così, mentre sta più a letto che in piedi, in mezzo a mille modi che si pensano per trovare una soluzione decente, quella donna va su Facebook. E scrive. Scrive proprio tutto: pubblica le parole che la tormentano, i fogli dell’ingiunzione, la situazione intera. E chiede aiuto con una colletta, ma non esce più di casa. Una volta era maestra: cosa penseranno gli allievi che lei tanto amava? … Nudi davanti a tutti. La colletta si attiva, prosegue e sale: sì, forse ce la si fa. E di nuovo: amici, amici di amici, conoscenti, conoscenti di conoscenti, aiuti da ogni parte, persino dall’Inghilterra: concreti, virtuali… Ci si scusa di non poter far di più, l’apice più alto della solidarietà che commuove e ti prende a sberle: rialzatevi, non siete soli… La dignità è ora una parola distante. E cosa fanno gli altri? Di tutto: consolano, incoraggiano, ti parlano della forza e del coraggio che ci vogliono a domandare. Perché chiedere fa male quando nessuno ti ascolta. Invece ascoltano: continuano a spronarti, cercano di rallegrarti, ti abbracciano, da vicino e da distante. Commuovono, incitano a non mollare, cercano soluzioni. L’asta dell’appartamento si blocca di nuovo e il respiro torna quasi regolare.Questa testimonianza racconta che l’umanità solidale, che regala tempo e denaro, esiste. In mezzo alle brutture che vediamo ogni giorno, c’è gente perbene, onesta, commiserevole, riguardosa, attenta. Gente che dona l’anima, senza aspettarsi un tornaconto. Allora gridiamolo che i buoni non sono buonisti… Mi hanno insegnato a dire grazie, a non camminare più rasente i muri per la vergogna, che non si perde la rispettabilità a chiedere aiuto, che nulla è perduto per sempre, che ci si può ancora baciare, abbracciare, sorridere e ridere insieme. Mi hanno spiegato che la dignità è un’altra cosa: la coscienza tranquilla, per esempio. Hanno rinunciato a pezzi del loro tempo, per sorreggerci, a del denaro che avrebbero potuto spendere per sé stessi. Mi hanno dato tanto, mi hanno dato tutto…Quella donna sono io e quella di cui ho parlato è la mia famiglia. Il prossimo esiste. Lo dico aprendo il cuore al mondo. Urlando grazie senza vergogna, senza abbassare gli occhi (Irene M. FC n. 4 del 26 genn. 2020).