Un mondo nuovo

Testimonianza di Antonio


Antonio lavorava nello studio legale del padre, assieme alla moglie. Alle spalle una dipendenza da cocaina. «Un giorno mi sono ritrovato 5 euro in tasca e ho deciso di giocarmi un biglietto», una scommessa sulle partite di calcio. Per molti una questione di abilità, più che di azzardopatia. All’inizio era così anche per Antonio: «Per mia sfortuna ho vinto 800 euro e ci ho preso subito gusto. Mi sentivo un fenomeno. Uno che capiva di calcio più degli altri. Per me giocare alle macchinette era una cosa stupida – racconta –. Puntavo soprattutto sulle scommesse live. All’inizio scommettevo 5-10 euro, poi sono passato a 100 euro. Alla fine sono arrivato a spendere anche 600-700 euro al giorno. In sette anni ho perso almeno 380mila euro». La giornata di Antonio iniziava molto presto, subito dopo aver accompagnato i figli a scuola: «Alle 8 e mezza ero già in ufficio per studiare le partite del giorno. Poi iniziavo a scommettere su un sito dove avevo registrato la carta di credito e potevo caricare tutti i soldi che volevo. Andavo avanti fino a tardi e la sera ero assalito dal rimorso. Pensavo a come rimediare ai danni fatti. La mia non era vita, ero un morto che camminava». Per avere soldi da scommettere Antonio ha iniziato a organizzare piccole truffe, a firmare assegni falsi e a contrarre debiti con amici e conoscenti. Il padre si è visto costretto a licenziarlo per salvaguardare il suo studio e le altre persone impiegate. La moglie lo ha messo di fronte a una scelta: il gioco o la famiglia.Da lì è iniziata la risalita, grazie ai Giocatori anonimi e poi al centro 'La promessa', con il trattamento stimolazione magnetica transcranica (Tms). Antonio ha ripreso a lavorare dal padre dopo un contratto di prova e ora può dedicarsi alla famiglia: «Adesso è iniziata la vita vera, ma è molto più dura di prima perché ho accettato le mie responsabilità. Oggi giro con pochi euro in tasca per le sigarette e lo stipendio lo consegno direttamente a mia moglie. La Tms mi ha aiutato moltissimo, mi ha tolto il pensiero compulsivo, ma senza la volontà e un percorso di supporto è impossibile farcela. Non basta una macchinetta in testa per sconfiggere una dipendenza».