Un mondo nuovo

Ostacolo principale


Vittorio Bachelet «operò costantemente per promuovere la coesione all'interno del Csm, ben conoscendo le fratture ideologiche che lo attraversavano in quel tempo. L'azione che qui ha svolto era espressione della ricerca del bene comune attraverso l'incontro tra posizioni diverse». Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricordando al Csm il giurista ucciso 40 anni fa. «Una ricerca fondata sull'ascolto e sulla reale disponibilità al confronto. Era convinto che proprio attraverso il dialogo fosse possibile ricomporre le divisioni, interpretando così il senso più alto della convivenza - ha aggiunto il capo dello Stato -. Realizzare una composizione delle diversità non significa naturalmente, e non significava per Bachelet, far ricorso a una perversa logica di scambio per decisioni fondate sull'interesse dei singoli o sulla convenienza dei gruppi. Si tratterebbe della negazione del pluralismo democratico, essenza della nostra realtà repubblicana e che Bachelet ha sempre promosso». Come Vittorio Bachelet, prosegue il capo dello Stato «coloro che si dedicano a questa tessitura di fili unificanti della società e delle istituzioni rappresentano l'ostacolo principale, l'ostacolo maggiore per coloro che si prefiggono di disarticolarle, di abbatterle, lacerando la convivenza». Ermini: «Bachelet colpito da Br per sua azione riformatrice» «Bachelet fu colpito dai brigatisti rossi perché il Csm sotto la sua guida si era impegnato per superare la crisi della giustizia, pungolando governo e Parlamento affinché finalmente si avviasse una larga azione riformatrice». Così il vicepresidente del Csm David Ermini durante il plenum a Palazzo dei Marescialli dedicato a Vittorio Bachelet. «Fu colpito perché riteneva che nella difesa dei diritti fondamentali delle persone riposasse il vero significato della democrazia: "La democrazia è conquista - diceva - e vittoria quotidiana contro la sopraffazione, è difesa dei diritti faticosamente conquistati. Questa non è la via più lunga per una maggiore giustizia nella società: è l'unica via"». «Vittorio Bachelet fu uomo retto e libero. Fu uomo che credeva nei giovani e credeva, da 'inguaribile ottimista', in un futuro migliore per la vita del Paese e delle istituzioni - aggiunge -. La sua figura, il suo esempio, il suo sacrificio sono scolpiti nel nostro cuore a imperitura memoria». «Erano anni difficili e inquieti», ha ricordato Ermini, ma Bachelet con la sua «grande capacità di dialogo e mediazione tra le correnti organizzate, contribuì a garantire l'unità del Consiglio e a tenere compatta l'intera magistratura», ha osservato ancora Ermini , ricordando il suo impegno a difesa dell'indipendenza della magistratura e la rivendicazione del ruolo del Csm «autonomo da interferenze di altri poteri» e il no espresso da Bachelet alle leggi speciali.Il ricordo del figlio Giovanni «Quarant'anni sono molti, se papà fosse vivo ne avrebbe 94 e nel bene e nel male l'Italia, l'Europa e il mondo sono cambiati al punto da risultare quasi irriconoscibili a chi avesse chiuso gli occhi nel 1980, come mio padre e molti altri magistrati. Quell'anno che cominciò con la morte del fratello del presidente Mattarella fu davvero terribile. A fronte di tanti cambiamenti qualcosa di importante è rimasto: Costituzione e magistratura hanno continuato a rappresentare un punto di riferimento e una garanzia per tutti gli italiani». Così il professor Giovanni Bachelet ha ricordato il padre Vittorio durante il Plenum del Csm, presieduto dal presidente della Repubblica Mattarella, nell'aula che porta il suo nome. «Da cittadino ed ex parlamentare mi pare di poter dire che i tre punti che facevano parte del programma del Csm di quegli anni difficili e violenti - fedeltà allo stato di diritto, tenuta delle istituzioni e autonomia e indipendenza della magistratura - siano una bussola sempre attuale, e seguirla mi pare il modo migliore per commemorare mio padre e i tanti che hanno dato la vita per la giustizia nel nostro Paese».