Un mondo nuovo

Il Nord Italia in quarantena


Interi comuni isolati, università, scuole, palestre, cinema e teatri chiusi…Le attività sociali e di aggregazione sono tutte sospese: fino a quando durerà questo allarme. Ma la Regione tenta di non farsi paralizzare. La sospensione delle Messe ha diffuso un certo smarrimento. Il nostro Paese è al terzo posto nel mondo per diffusione del coronavirus. In particolare in Lombardia si vivono giorni da incubo. Vo’ è il comune più colpito nel padovano. 3.000 anime. ‹‹Il 10-15% dei casi può sviluppare una polmonite che si cura in 15 giorni. il 4-5% vive situazioni più gravi, ma la mortalità resta molto bassa››.Giovanni Maga, direttore del Laboratorio di Virologia molecolare, CNR di Pavia.Cosa sappiamo a oggi del coronavirus?‹‹È un virus infettivo, che ha una capacità di diffusione in ambienti chiusi e affollati piuttosto elevata. L’80% delle persone infette ha sintomi moderati o lievi. Il 10/15% dei casi può sviluppare una polmonite virale che in un paio di settimane guarisce. Poi c’è una percentuale attorno al 4-5% che evolve verso una situazione molto grave che richiede un’ospedalizzazione di un certo livello. Il 99,9% degli infettati fino a 50 anni guarisce. Il rischio di mortalità è più elevato nelle persone sopra i 65 anni. Se si riesce a prendere in carico i pazienti gravi, dando loro assistenza adeguata, superano la crisi. Si stima che la letalità globale del virus sia poco superiore a quella dell’influenza, e come in quel caso incidono altri fattori quali l’età e le condizioni di salute. La differenza è che questo virus dà più spesso polmoniti e questo aumenta il rischio››.Prof. Maga, che cosa deve cambiare nell’atteggiamento degli italiani ora che il virus è vicino?‹‹Per le persone che si trovano nella zona interessata, la cosa importante è attenersi scrupolosamente alle disposizioni delle autorità sanitarie››.E per gli altri?‹‹Questi episodi devono aumentare il livello di attenzione delle autorità sanitarie. La chiusura delle scuole allo scopo di limitare gli spostamenti delle persone, ma non perché ci sia un rischio di contagio, che è al momento limitato alle zone circoscritte in cui si concentrano i casi. Al di fuori di queste zone il rischio per la poppolazione è ancora minimo e non sono giustificati allarmismi. Le misure messe in campo sono quelle appropriate e hanno lo scopo di limitare la diffusione del virus, che, ricordiamo, oggi interessa un numero ridotto di persone, poche centinaia su un’area come quella lombarda densamente popolata. In Germania ci sono stati 15 casi, di cui la maggior parte autoctoni, ma la cosa si è fermata e da 10 giorni non ci sono più infezioni. Se le misure in atto funzioneranno, come ci si aspetta, anche il nostro sarà un episodio destinato a rimanere circoscritto a numeri limitati. Noi rispetto ai colleghi cinesi che hanno fronteggiato il primo focolaio senza sapere dell’esistenza di un virus sconosciuto, avevamo già il sistema sanitario allertato, i kit che rivelano il virus già pronti e siamo arrivati a questo momento, certo complicato, avendo già implementato una serie di azioni messe in campo subito, potendo anche contare sull’esperienza di altri paesi vicini, sapendo come muoverci “nel caso in cui”. La differenza è enorme››. (FC n. 8 del 1 marzo 2020)