Un mondo nuovo

Per la Siria


2020, Avvenire 7 marzo. 8 marzo per Idlib. Per la SiriaIn piazza San Pietro per dire che in questi nove anni la popolazione civile siriana non solo è stata sterminata. È stata anche progressivamente cancellata dalla narrazione dei vincitori«Avvertiamo l’urgenza di manifestare la nostra gratitudine a papa Francesco e dimostrare al mondo che il suo appello per questa umanità abbandonata e tradita non è caduto nel vuoto. Questi nostri fratelli e sorelle di Idlib non possono essere dimenticati. Perciò domenica 8 marzo, un gruppo di noi alle 12, nel pieno rispetto di ogni misura di sicurezza, sarà in piazza San Pietro alla recita dell’Angelus».tra una settimana il conflitto siriano entrerà nel suo decimo anno. Quella che nel marzo del 2011 era iniziata come una rivolta largamente pacifica e di massa si è trasformata, a partire dall’anno seguente, in una guerra spaventosa – combattuta con strategie spietate di assedio e con armi bandite dal diritto internazionale – cui hanno preso parte forze di altri Stati e gruppi armati eterodiretti. Una guerra che, sebbene si parli già di ricostruzione, sta ancora distruggendo.In questi nove anni la popolazione civile siriana non solo è stata sterminata. È stata anche progressivamente cancellata dalla narrazione dei vincitori. La storia dei vincitori, a proposito degli assedi, narra che c’erano città occupate da gruppi armati islamisti che dovevano essere “liberate”; che i vincitori avevano messo a disposizione percorsi sicuri per la popolazione assediata; che chi non aveva accettato la generosa proposta era d’accordo coi terroristi. Dunque, ad Aleppo, Homs, nella Ghouta orientale (così come del resto a Grozny, Gaza e altrove) non c’erano civili da proteggere. Solo terroristi. Certo, c’erano e ci sono anche loro. Noi però ci ostiniamo a raccontare la storia dei vinti della Siria. Delle decine di migliaia di siriani scomparsi e torturati. Di quelli sequestrati dai gruppi armati, come padre Paolo Dall’Oglio o i “quattro di Douma”. Dei milioni di sfollati interni. Degli altri milioni di rifugiati che vivono esistenze precarie in Giordania, Libano e Turchia, pochissimi dei quali bussano in questi giorni alle porte e alle coste dell’Europa e vediamo come vengono “accolti”…