Un mondo nuovo

Il più giovane puparo del mondo


In Italia, a Palermo, c’è un quartiere variopinto, pittoresco, multietnico e contraddittorio. A Ballarò tutto può accadere, tutto si può vedere: inizia a vivere presto la mattina, con i banchi del mercato che si sporgono sui marciapiedi e va a dormire tardi la sera, tra tintinnii di bicchieri di vino e bottiglie di birra, pane e panelle e arancini. Qui decine di artisti aprono ai passanti le porte dei loro laboratori della fantasia e della passione. E se parliamo di fantasia e passione, Antonio Tancredi Cadili, nonostante i suoi 8 anni appena compiuti, è uno che la vita del suo quartiere la conosce bene, la annusa, la assapora e ama farla conoscere agli altri. Lui è il più giovane “puparo” del mondo. Perso nei suoi sogni di bimbo, attraversa terre incantate, immaginarie e letterarie, a cui dà vita manovrando le sue marionette, i pupi appunto, dei quali racconta gesta e amori, duelli e avventure. Realizzati in legno, con spade e armature cesellate finemente, i pupi si tramandano in Sicilia dalla fine del 1700 e l’Opera dei pupi, l’antica arte teatrale che raccontabe rielabora romanzi e poemi del ciclo carolingio, la storia dei Paladini di Francia e dell’Orlando furioso, nel 2008 è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio orale e immateriale dell’umanità. È stato il primo bene culturale italiano a essere stato inserito nella lista. La casa del piccolo Antonio è già di per sé un’opera d’arte: risale al tardo Seicento ed è stata ristrutturata e abbellita con maioliche tradizionali. La sua stanza è un teatro, il cui soffitto è decorato con affreschi che raffigurano Carlo Magno insieme a Agramante e altri personaggi dell’Orlando furioso. Appesi alle pareti ci sono decine di marionette di ogni tipo, ognuna con una storia e un racconto diverso. Antonio racconta con amore e la maturità di uno studioso navigato le battaglie di Astolfo, il suo personaggio preferito per il coraggio dimostrato nel riportare il senno a Orlando, ma non perde tempo a dire che ‹‹Rinaldo e Brandimarte mi rappresentano di più: uno per la sua allegria, l’altro per il fatto che mette sempre pace: è il più saggio tra i Paladini››. L’emozione lo tradisce quando mostra i pupi che riproducono due grandi figure italiane, moderni paladini della giustizia, i giudici vittime della mafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. ‹‹Sono modelli da seguire. Ogni anno mi reco all’albero Falcone per rendere omaggio al giudice Giovanni. A lui e a Borsellino ho dedicato una composizione musicale a pianoforte, l’altra mia grande passione››. Dopo una breve visita a casa, Antonio ci porta dal suo maestro puparo Salvatore “Salvo” Bumbello, classe 1977. Qui il bambino, del tutto a suo agio e senza perdere tempo, si mette a lavorare sotto la direzione dell’esperto, per rifinire una sua creazione. Martelli, scalpelli, teste di pupi qua e là, il laboratorio è pieno zeppo di opere d’arte finite o ancora da assemblare. Antonio ci spiega le differenze tra i pupi: ‹‹Vedi, questo è più rigido, ha la spada sempre in pugno ed è poco manovrabile: è un pupo catanese; quello palermitano è invece snodabile, la spada è nel fodero. Ma le differenze stanno anche nel peso, io uso pupi un po’ più piccoli del normale, in quanto per manovrarli occorre forza››. In genere sono alti 90 cm. e realizzati in faggio e cipresso; il loro valore è anche di 1.500 euro l’uno, ma il costo sale se parliamo di pupi realizzati qualche secolo fa. Salvo e Antonio improvvisano per noi un breve spettacolo, e si nota che per il ragazzino non è solo un gioco: si immedesima mentre muove e dona vita ai suoi pupi, imposta la voce e fa smorfie per raccontare le avventure. Passione e fantasia dicevamo, le stesse che ha saputo trasmettere nientemeno che al presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping e a sua moglie Peng Liyuan che, in visita a Palazzo Reale a Palermo, sono stati accolti con un piccolo spettacolo di Antonio. ‹‹Esibirmi davanti a loro è stato incredibile, non so descriverlo, ancora più emozionante di quando sono stato in tivù ospite di Antonella Clerici, o quando ho suonato una mia composizione in memoria del generale Dalla Chiesa››. Un piccolo genio, un talento tutto italiano, ma anche un “bambino come tutti gli altri”, come ci tiene a sottolineare lui, appena mette da parte i suoi amati pupi e le battaglie di spade. ‹‹Anche a me piace giocare alla playstation come ai miei compagni, anche se preferisco tirare calci al pallone. Sono un tifoso dell’Inter›› (FC n. 10 del 8 marzo 2020).