Un mondo nuovo

Perché è il mio dovere


Sono la mamma di tre bambini tra gli otto anni e i diciotto mesi. Sono medico anestesista-rianimatore al San Gerardo di Monza e mio marito è infermiere in un reparto di rianimazione al Niguarda di Milano. Di questi tempi la nostra vita, già abitualmente complicata, sta diventando una scalata ripida. Scrivo dopo aver messo a letto i miei cuccioli. Sono bravi, straordinariamente tolleranti alla situazione. Ormai da settimane non frequentano la scuola, confinati in casa, vivendo lo stress di un momento assurdo che sfugge ad ogni logica e sembrano sereni. Hanno ingaggiato battaglie contro il coronavirus, lo mandano a quel paese e da qualche giorno fanno progetti per il dopo (feste e i picnic, pigiama party). Hanno imparato, anche la più piccina, che quando rientro da lavoro non possono abbracciarmi fino a che non ho fatto la doccia e mi sono cambiata tutti i vestiti e allora… doccia “in mondovisione” e poi “super abbraccio” in accappatoio. I grandi hanno capito che bisogna stare attenti a non contagiare i nonni. Litigano poco e “rompono poco le scatole” autogestendo il tempo e la noia in maniera più che dignitosa. E allora?Allora sono 5 settimane che i due grandi dormono insieme, variando il letto, qualche volta nel lettone, ma sempre e solo insieme. E oggi a pranzo Federico, con i suoi quasi 9 anni, mi dice: ‹‹Mamma, tu fai un lavoro pericoloso, devi licenziarti, perché io non voglio che muori. Sai che i medici muoiono?››. E io gli ho detto che sto molto molto attenta. Cos’altro potevo rispondergli? Mi si è spezzato il cuore. E Irene, 5 anni, di fronte alla pubblicità che invita tutti a fare qualcosa, ha commentato sottovoce, tra sé e sé, ‹‹ma voi fate già abbastanza››. Ho pensato molto a come rispondere, ma sono giunta alla conclusione di non poter spiegare loro che vado a lavorare (come gli infermieri, i commessi, le forze dell’ordine, i farmacisti…) perché è il mio dovere. Perché fa parte del mio ruolo e perché la collettività lo richiede. Ognuno di noi ha dei compiti nella società che permettono che funzioni e vanno rispettati anche in situazioni difficili. Mi dà molto fastidio sentir parlare di eroismo. Perché gli eroi spesso sono tali una volta morti (e non è proprio nei miei pensieri) e perché non è una scelta. È quello che si deve fare. E basta. Però non credo che i bambini possano o debbano comprendere questi concetti. E quindi abbiamo deciso di non sentire più i bollettini della Protezione civile né i telegiornali quando i bambini sono in ascolto!E in questo momento, se potessi rispondere direi loro: ‹‹Avete ragione, da domani io resto a casa a condividere la noia insieme a voi, a cercare di inventarci giochi nuovi e a trascorrere pigramente la giornata, magari in pigiama››. Beh, se davvero lo potessi fare, sarei la mamma più felice del mondo! – Erica S. (FC n. 16 del 19 aprile 2020).