Un mondo nuovo

Ferragosto 2020


2020, HuffPost 20 agosto. Ferragosto 2020 è quello che ci ha costretto a riflettere non solo sulla nostra  estate ma soprattutto sulla nostra società e sul mondo che lasceremo ai nostri giovani. Il 2020 ha riportato nel linguaggio e addirittura in ambito scolastico il concetto di: “distanza sociale”. Attenzione: non fisica, ma sociale! Ma sentivo che un momento così particolare meritava uno sforzo in più da parte mia, volevo cercare di capire e soffermarmi, oltre il problema del Covid-19, su altre realtà complesse e difficili come: Carceri, Ospedali, Centri anziani e Comunità  sulle tossicodipendenze. Così, subito dopo Ferragosto, decido di scrivere a Massimo Barra, Presidente della Comunità di Villa Maraini, chiedendogli se fosse possibile passare qualche ora con l’Unita di strada che opera a Tor Bella Monaca.Alle 13:00 arrivo a Tor Bella Monaca: ero certo, visto che si trattava dell ’orario di pranzo del giorno dopo Ferragosto, in una Roma deserta, che non sarebbe stato affollatissimo. L’ Unità di Strada è costituita da un camper e  quattro operatori che si alternano tra interno ed esterno. All’interno del camper distribuiscono acqua distillata e siringhe, all’esterno si scambiano qualche parola con chi arriva. Come ti senti? Ti va di parlare? E altre domande che cambiano da soggetto a soggetto. Il deserto che avvolge Roma in questi giorni qui non è arrivato. C’è un flusso continuo di persone: arrivano, salutano, uno scambio di parole e poi prendono la siringa. Poi si spostano qualche metro più in là, si appartato nell’auto o semplicemente dietro un albero per consumare la propria dose di droga. Gli operatori sono bravissimi: riescono a far capire che disapprovano quello che stanno facendo e sanno dirlo con cognizione di causa, molti di loro sono ex tossicodipendenti. Chi va lì al camper sa che può trovare la siringa pulita e l’acqua distillata ma che può scambiare anche qualche parola e può chiedere aiuto per avviare un processo di disintossicazione e soprattutto sa che, se dovesse essere colto da una crisi di astinenza, ci sono delle persone che tenteranno di salvarlo. Il progetto nasce da un’idea internazionale, quella di cercare di interrompere la pratica diffusa di utilizzare la stessa siringa per più persone con gravissimi rischi di contrarre l’ Hiv (Aids), epatite e tante altre malattie . In realtà è un posto tranquillo dove tutti serenamente e consciamente cercano di gestire il proprio malessere e che troppo spesso si trasforma in un pericolo per la propria vita. La cosa che più colpisce è l’ordinarietà! La gente che va lì è la più variegata e sono persone normali. Quelle con cui dividiamo il quotidiano lavorativo e sociale. Troviamo il conoscente del quartiere, della palestra oppure l’impiegato in pausa pranzo, il benzinaio, l’idraulico, l’imbianchino, potrebbe essere chiunque e di tutte le fasce di età. Un universo sconosciuto a noi ma che vive dentro e con noi. Superato l’impatto ambientale quello che cercavo di capire era perché alcune di quelle persone arrivano, parlano e si fermano e poi magari vanno via senza neanche prendere la siringa? E quando ho chiesto agli operatori cosa facessero lì, cosa realmente volessero, hanno risposto: “Solitudine! Si sentono soli vengono qui perché  è uno dei pochissimi posti dove possono scambiare una parola con qualcuno”. Ecco. Alla fine è la cosa che mi ha scioccato di più e mi ha improvvisamente fatto ricordare una poesia di Alda Merini: “Ci sono momenti di solitudine che cadono all’improvviso come una maledizione, nel bel mezzo di una giornata. Sono i momenti in cui l’anima non vibra più.”