Un mondo nuovo

Non un re


Evgeny Afineevsky, regista, «Io, ebreo, consider Bergoglio un fratello», racconta. «L’ho incontrato cinque volte. Mette ciascuno a suo agio. Non s’atteggia a re. È dalla parte di tutti, anche di chi  non è cattolico». Evgeny Afineevsky è uno dei più importanti documentaristi in attività negli anni Duemila. Per condannare l’odio e la Guerra s’immerge nei conflitti, realizza affreschi corali, sempre a favour dei più deboli. Con il suo esordio Winter on Fire ha messo la macchina da presa al centro della rivoluzione ucraina e ha ricevuto la candidature all’Oscar. Cries from Syria si scagliava contro la barbarie del regime di Assad. E adesso Francesco, presentato alla quindicesima Festa del cinema di Roma, analizza il contemporaneo attraverso gli occhi del Papa: «Dopo essermi rapportato con la brutalità e la violenza, avevo bisogno di ritrovare la luce, di concentrarmi sull’Amore. E ho scoperto questo sentimento, questa serenità, in papa Francesco. Lui è cattolico, io sono ebreo, ma ho sempre cercato il dialogo. Ci stanno a cuore la Siria, la tragedia dei genocide, la condizione dei migranti. Non volevo fare un film su di lui, ma su di noi. I gesti, le parole di papa Francesco: l’intenzione era di affrontare tutte le grandi tematiche che ci riguardano da vicino». Per realizzare il docufilm, Afineevsky ha incontrato il Pontefice cinque volte. «A lui non piace stare davanti alla telecamera, ma è molto estroverso, si illumina quando è in mezzo alla gente. Il suo obiettivo è aiutare, è un uomo d’azione. Ho avuto molta libertà, mi ha permesso di narrare la storia a modo mio. L’ho descritto come un essere umano, non come un re. È Papa, ma è anche cittadino comune. Lui vuole spronarci a essere migliori. Uniti, insieme, siamo più forti. Se tutti iniziassimo a fare qualcosa per questo mondo malato, potremmo cambiarlo. Questo è il messaggio fondamentale che il Papa cerca di darci. È molto umile, mi ha sempre sostenuto. In ogni nostra conversazione mi ha colpito il suo modo di essere diretto, trasparente, ti tratta come un suo pari. È come parlare con un amico, con un padre, un fratello. Non ti fa sentire inferiore». Il regista e papa Francesco sono rimasti in contatto anche durante la pandemia: «Comunichiamo un po’ in spagnolo e un po’ in inglese. Mi ha consigliato, mi ha trasmesso le sue emozioni. Nel corso del suo pontificato non ha mai lasciato indietro nessuno, si è unito alla sofferenza di ognuno di noi. È dalla parte dell’umanità, anche di chi non è cattolico. È dalla parte delle famiglie, del Pianeta: promuove l’ecologia, la diminuzione dell’inquinamento. Difende sempre chi è più fragile». (FC n. 44 del 1 novembre 2020).