Un mondo nuovo

Il trekking che cambia la vita


2021, Laura B., FC n. 2 del 10 gennaio. Un’iniziativa per gli “Under 35”. IL TREKKING CHE CAMBIA LA VITA«Ogni giorno», spiega l’ideatore del progetto Giacomo D., «percorriamo 15 km a piedi per incontrare persone e gruppi impegnati a seminare giustizia e umanità»Appuntamento alla stazione di Napoli, da lì a piedi per arrivare in tre ore di camminata a una delle periferie più buie, ma anche più punteggiate di luce, della città. L’ultimo Trek a Scampia organizzato dall’associazione Percorsi di vita si è svolto a metà ottobre e altri saranno in programma non appena la situazione sanitaria lo permetterà. Il format prevede tre giorni di cammino e incontri, immergendosi nel contesto urbanistico e sociale del quartiere: «Ogni giorno percorriamo 15 chilometri a piedi andando a incontrare persone e associazioni che qui si spendono per seminare giustizia e umanità», spiega Giacomo D., 30 anni, promotore dell’iniziativa. L’esperienza è rivolta agli under 35 perché «è proprio dai 20 anni in su che, attraverso le scelte personali e professionali, si decide quale direzione dare alla propria vita».  Le contraddizioni di Scampia – quartiere famoso anche all’estero per le Vele (i condomini del degrado) e la serie tv Gomorra, che ha raccontato la violenza e la disillusione di un territorio troppo a lungo abbandonato dalle istituzioni – spingono i giovani a mettersi in discussione. «Il Trek non è un semplice andare a vedere, ma un’esperienza educativa che dà strumenti concreti per compiere scelte di vita», continua Giacomo D.  I giovani incontrano i volontari del Centro sociale Gridas (Gruppo risveglio dal sonno) e quelli che operano al campo rom; i referenti del Progetto Pangea, con il quale spazi verdi vengono recuperati alla socialità, e visitano le cooperative e gli spazi gestiti dai padri gesuiti e dai Fratelli Lasalliani. Poi si fermano da Chikù, il ristorante italo-rom che punta sul lavoro come via d’integrazione, e all’Albero delle storie, la ludoteca promossa da un ex camorrista che oggi porta un po’ di colore all’ombra delle Vele. Oltre a chiacchierare, i ragazzi si sporcano le mani aiutando le associazioni nelle necessità del giorno. «Ogni sera ci raduniamo per un momento di condivisione. Tanti si chiedono come sia stato possibile arrivare a questo disastro. Poi però riconoscere slanci e umanità in un luogo così disperante motiva i giovani», dice ancora Giacomo D.. Non è un caso, quindi, se molti partecipanti tornano con lo sguardo trasformato. Come Verena O., 23 anni, che a Viterbo aveva appena iniziato a lavorare come educatrice: «A Scampia ho capito che l’assistenzialismo non combatte il disagio, ma lo tampona e basta. Ora mi darò anche io da fare nella mia città, voglio educare al Bello».