Un mondo nuovo

Pacchi e panini per chi ha perso il lavoro


PACCHI E PANINI PER CHI HA PERSO IL LAVOROL’avventura di Renata C. nel mondo del volontariato è iniziata quando era una ragazza. «Grazie all’esempio dei miei genitori, molto credenti, ho cominciato a frequentare la parrocchia a Catania, la mia città, e offrire il mio aiuto sia nel catechismo sia nell’assistenza agli anziani. Quando ho conosciuto un missionario di ritorno dall’Africa, ho cominciato ad attivarmi per cercare aiuti per le missioni. E con altri giovani, nel 1983, abbiamo fondato il Cope, Cooperazione Paesi emergenti». Per tanti anni, pur continuando a lavorare per la Città metropolitana, ha compiuto numerosi viaggi, in Tanzania e Guinea Bissau, dove ha anche vissuto quasi quattro anni all’interno di un progetto finanziato dal ministero degli Esteri. Il Cope, di cui è stata presidente, aderisce alla Focsiv all’interno della quale Renata ha svolto anche il ruolo di consigliere. «Ci siamo concentrati sunprogetti di sostegno alle donne, che svolgono un ruolo centrale nella società africana. Alfabetizzazione, cura dell’orto e degli animali, preparazione di succhi e marmellate di frutta e la loro commercializzazione, costruzione di pozzi…». Anche a febbraio dello scorso anno sarebbe dovuta partire, ma la pandemia ha portato alla cancellazione dei voli. Si trattava ora di affrontare un’emergenza sul proprio territorio, la voglia di mettersi al servizio della popolazione era tanta e sono partite diverse iniziative.  «Quando ci siamo resi conto che il lockdown stava causando nuove povertà, abbiamo pensato subito ad assicurare almeno i pasti a tante persone che avevano perso il lavoro. È nato il condominio solidale: l’invito cioè agli abitanti di diversi palazzi, a partire dal mio, a mettere in una scatola all’ingresso, generi alimentari che poi distribuivamo alle famiglie bisognose. E poiché le mense per i poveri, per motivi sanitari, erano chiuse, abbiamo cominciato a preparare panini. E ancora, abbiamo creato un gruppo WhatsApp con altre piccole associazioni, per raccogliere alimenti che custodivamo in un magazzino. Le famiglie potevano chiamare un numero verde per comunicarci le loro necessità, e noi organizzavamo la distribuzione dei pacchi».  L’emergenza però non è finita e Renata sta continuando, da sola, nella raccolta degli alimenti, appoggiandosi a un piccolo magazzino della parrocchia. «Con la speranza di poter ripartire per l’Africa, quando magari avrò fatto il vaccino» (FC n. 3 del 17 gennaio 2021).