Un mondo nuovo

Libro Un'amicizia


2021, Daniela Palumbo, Scarp de’ tenis, Febbraio.Silvia Avallone. I social ci obbligano solo ad apparire: «Torniamo a vivere»Le due protagoniste del suo nuovo romanzo vivono in maniera nettamente opposta l’epoca di transizione dall’analogico al digitale. «In rete assistiamo alla continua competizione a chi è più felice, a chi mostra di potersi permettere la vita più luminosa. Ma sappiamo che è un mondo artificiale e falso». In Un’amicisia (Rizzoli), di Silvia Avallone, Elisa e Beatrice sono amiche nell’età in cui tutto può accadere. E accade che, seppure distanti anni luce, loro due si amino follemente e cambino insieme vivendo in un’epoca di transizione, da quella analogica a quella digitale. Elisa ne resta in un certo senso lontana, sempre folgorata dall’amore per la cultura con la C maiuscola. Per Beatrice i social diventeranno il trampolino di lancio per catapultarsi nel successo dell’effimero. Si ritrovano adulte, divise, ma forse mai del tutto. Il tuo sguardo sull’adulto è meno “affettivo”. I grandi mancano di qualcosa, rispetto alla pienezza (seppure dolorante e rabbiosa) dell’adolescenza…Ho una sfacciata predilezione per quest’età. Ma non la ritengo idilliaca. Anzi, piena di fragilità e di contraddizioni. Ma ha una luce speciale, che le altre età non hanno. Penso che ci si debba prendere molta cura degli adolescenti perché è l’epoca in cui si nasce un’altra volta. Prima si nasce dai genitori e poi, in adolescenza, si sceglie cosa si vuole diventare, si inizia a nascere come persone, distaccandosi dalla famiglia. È una separazione dolorosa, ma anche energica, luminosa. Amo raccontare l’amicizia nell’adolescenza perché è il laboratorio dell’identità. Ti specchi nel volto della tua migliore amica e capisci chi vuoi essere, tradisci con lei o lui la tua famiglia e questo per me è un tradimento sano, giusto, che i ragazzi e le ragazze sono chiamati a fare. E poi è l’età delle prime volte, il talento, l’amore, l’amicizia. E certo, ti lanci senza cicatrici ancora. Le delusioni devono arrivare. In questo senso, diventare grandi è anche una perdita. E a quel punto il lavoro che devi fare è accettare te stesso con i limiti che prima non avevi visto. …….La pandemia ci ha già cambiati? È un bene o un male?Questa pandemia è stato un secondo spartiacque. Il primo è stato la rivoluzione tecnologica di cui parlo nel libro. Questo secondo, inatteso grande cambiamento, potrebbe essere un grande monito a recuperare una dimensione di presenza che prima, già nella normalità, avevamo dimenticato. Niente a distanza è la stessa cosa. Meno che mai la scuola. Certo, la tecnologia ci ha aiutati tantissimo, ma non possiamo fare a meno della comunità, della condivisione in presenza. Veniamo da un’epoca di fortissimo individualismo e io spero che questa assenza del mondo, del fuori, degli altri, della terra, dei luoghi, della natura, cambi la nostra mentalità. Io mi sento interrogata come cittadina che deve prendersi cura del proprio Pianeta e della propria comunità. Noi stiamo pagando una cattiva gestione del nostro ambiente, ma anche una cattiva gestione del nostro ambiente, ma anche una cattiva gestione fra di noi, indaffarati in un angolino a farci i selfie. Quando (forse!) passerà, spero che saremo affamati e assetati per le cose della vita che mancano oggi. E soprattutto che non le daremo più per scontate.