Un mondo nuovo

Scegliere si può


2021, Scarp de’ tenis, Luglio I GUANTONI DI LUCIA, ORGOGLIO DI LIBRINO: «Scegliere si può»Ci sono quartieri dove scegliere che direzione prendere è meno semplice che altrove e, per farlo, servono ancora più determinazione e coraggio. Perché se è vero che le croci non si scelgono, come non si sceglie dove nascere, è altrettanto vero che si può scegliere spesso che direzione prendere. Come la piccola grande Lucia Ayari, nuova stella siciliana nel firmamento dello sport giovanile italiano, che ha portato lo scorso aprile in dote al nostro Paese una medaglia di bronzo ai Mondiali di pugilato per la categoria Youth, in programma dal 13 al 24 aprile scorsi a Kielce, in Polonia. Lo ha fatto combattendo la sera del 19 aprile, proprio mentre il suo popoloso quartiere d’origine del catanese, Librino, balzava alle cronache per l'arresto di 14 persone per una furiosa sparatoria tra bande mafiose che l’8 agosto 2020 aveva lasciato a terra due morti e feriti. Ecco perché il suo bronzo, sorprendente e gioioso, luccica già più dell’oro: a Librino devi scegliere presto se prendere direzioni del genere o no. E troppo spesso senza una famiglia in grado di sorreggerti, come accaduto proprio a Lucia da piccolissima, accolta però dall’Istituto San Giuseppe delle Suore Serve della Divina Provvidenza, zona Cibali. Suore che sono madri di tantissimi bimbi che hanno spesso solo la colpa di nascere dalla parte sbagliata del mondo. «Grazie a loro sono cresciuta proprio come donna. Mi ero sempre rapportata con i ragazzi, avendo anche quattro fratelli più grandi di me. Mi hanno trasmesso femminilità e affetto, e grazie a loro ho iniziato ad amare le preghiere, ho fatto la prima comunione e ho conosciuto la fede. Mi hanno insegnato a vivere con pienezza. Ricordo quegli anni come una scuola di vita amorevole che mi ha aperto la mente». Tutto il contrario di bacchette e stereotipi che una congregazione di suore potrebbe far pensare.  «Da piccola, mi appassionavano la danza e zumba – racconta Lucia emozionata. Ma amavo tutto lo sport che mi proponessero: con la gonnellina e le ballerine ai piedi, tornata da danza, andavo a giocare a calcio coi ragazzi». Mamma italiana e papà tunisino, Lucia Ayari combatte per la categoria 51 kg dopo aver scoperto il pugilato a 13 anni. Galeotta una frase del maestro Nino Maccarrone al PalaNitta, tana del Boxing Team Catania Ring che le disse: «ma lo sai che hai la faccia da pugile? Perché non provi?». «All’inizio ci rimasi male – confida Lucia -. Ma poco alla volta mi sono accostata a questa disciplina impegnativa. Per fare boxe serve impegno, sacrificio e tanta disciplina. Così sono anche riuscita a tenere a bada la mia esuberanza fisica e il mio carattere». Lucia è oggi un orgoglio e una speranza per Librino e le periferie dimenticate: vanta già 3 titoli italiani, l’ultimo nel 2020, un secondo posto agli Europei del 2018, 2019 e 2020. Merito anche della modicana Valeria Calabrese, ormai punto di riferimento della boxe in Sicilia, ma soprattutto di una palestra che è un centro di aggregazione sociale in grado di cambiare la storia di un quartiere di 90.000 anime. Lucia è oggi una promessa per tutto il movimento azzurro, con due sogni dichiarati: iscriversi all’università e centrare le Olimpiadi del 2024.