Un mondo nuovo

Riuso Riduco Riciclo


Giangiacomo Schiavi, Scarp de’ tenis, agosto-settembre 2021Le parole d’ordine di Roberta, vulcanica visionaria. Riuso, riduco, ricicloQuando sul palco della Bocconi è sbucato il suo sorriso, Giulia Maria Crespi, la signora del Fai, si è illuminata: «chi è questa forza della Natura?». Quando le sue parole hanno interrotto con la speranza il racconto del mondo che muore, calpestato da anni di saccheggio e culture predatorie, i cronisti hanno riaperto i taccuini. Quando ha lanciato l’idea di un ecovillaggio ispirato al bene comune e a tre semplici parole, riuso, riduco, riciclo, ho preso il telefonino e chiamato il Corriere: «Ragazzi, c’è la notizia». La notizia era lei, Roberta Zivolo, vulcanica visionaria con i piedi per terra e la testa nel futuro sbucata all’improvviso tra i filosofi e i contadini al Convegno internazionale di Milano per l’agricoltura biodinamica: senza essere Greta Thumberg e prima ancora che la Terra lanciasse il suo altolà con la devastante pandemia, una mattina di febbraio del 2016 si era messa in sintonia con il nuovo umanesimo, tracciando un percorso ideale che non poteva lasciare indifferenti. Meno male, ho detto mentre mi avvicinavo dopo il suo intervento per conoscerla meglio, meno male che ogni tanto c’è qualcuno che esce dal buio della cattiveria e ci ricorda che  si deve anche restituire qualcosa di quel che si è avuto nella vita, incoraggiando l’idea di un cambiamento che comincia da noi. Pensavo a una storia per dare valore slle Buone notizie del Corriere,  non immaginavo di entrare nel romanzo dickensiano di una donna battagliera uscita dalla periferia milanese per diventare imprenditrice, una combattente della vita, capace di ribaltare schemi e convenzioni, impegnata a cercare il benessere in una società meno ingiusta, che voleva lanciare una nuova sfida, non più a Milano, ma in un posto dove “io diventa noi”. Così sono andato fino a San Cresci, in Valcava, provincia di Firenze, ecovillaggio nascente tra gli ulivi secolari della tenuta dei banchieri di Caterina de’ Medici, dove l’utopia concreta di Roberta è diventata il racconto di un’altra vita, in cui è possibile praticare la solidarietà spontanea e la gestione partecipata dell’agricoltura naturale, rianimando un antico borgo abbandonato e denunciando con l’esempio un modello sbagliato: il nostro. «Bisogna cambiare – mi ha detto subito – abbandonare le regole dell’economia incivile, vivere meglio come suggeriva sant’Agostino e mettere in pratica gli insegnamenti dei due Francesco: quello che ammansiva i lupi e quello che in Vaticano ha messo al bando il superfluo». Roberta Zivolo è partita da zero, da aspirante parrucchiera a Baggio, periferia milanese, poi anni di impegno, passione, coraggio e scuole serali, fino a diventare imprenditrice e copertina di Forbes, premiata dal presidente della Repubblica italiana Mattarella e inserita tra le donne che possono aiutarci a cambiare il mondo. La sua azienda, Progetto 2000, ha ricevuto premi a raffica per il valore sociale e l’etica d’impresa. Su 80 dipendenti 75 sono donne, ma il primato è un altro: zero contenziosi sindacali e l’obiettivo riuscito di conciliare lavoro e famiglia: «Qui fare figli è un invito esplicito. Quest’azienda è cresciuta nel rispetto delle persone, si entra e si esce con un sorriso». La fede e la preghiera fanno parte del suo universo. «Credo nella provvidenza e un viaggio a Medjugorje mi ha spinto a pensare ancora di più agli altri». Oggi sente il desiderio di una nuova missione. Progetta un ecovillaggio per non essere soli, con il buon vicinato come nelle campagne di una volta e la democrazia in condivisione. «Un’utopia che si può rendere concreta», ripete convinta. E poi dicono che questo è un tempo senza storia: a cercarle le storie ci sono e Roberta è un esempio. Se le donne salveranno il mondo, come è auspicabile e anche probabile, lei ha già prenotato un posto.