Un mondo nuovo

In marcia contro la follia della guerra


2022, FC n. 17 del 24 aprileDa Perugia ad Assisi, in marcia contro la follia della guerraIl 24 aprile, lungo la strada tra il capoluogo umbro e la città di san Francesco, chiederemo il cessate il fuoco e il rispetto dei diritti di tuttiCi sono momenti in cui non si può stare fermi. Davanti alla bestialità della guerra, che irrompe all’improvviso nella tua vita, devi fare qualcosa.Sono quei momenti in cui ti senti impotente, non sai cosa fare e se trovi il modo di fare qualcosa di utile, la fai. Fosse anche un piccolo gesto, se è l’unica cosa che puoi fare, la fai. A muoverti non è il tornaconto, ma la coscienza. Sai che partecipare a una marcia della pace non basterà a fermare la guerra in Ucraina e men che meno quelle che da un tempo infinito fanno stragi in Yemen, Libia, Siria, Etiopia, Afghanistan, Palestina… Eppure ci vai. Chiami gli amici, prendi l’auto, il pullman, il treno e raggiungi Perugia. E da lì ti metti in cammino, per 24 chilometri, fino ad Assisi.Da 60 anni la Marcia della pace Perugia-Assisi è uno straordinario movimento di persone, gruppi, associazioni, scuole ed enti locali che sentono il dovere di fare qualcosa per la pace. Anche quando, come in questi terribili giorni, lo schema della guerra fagocita ogni speranza di pace. E chi rilancia il grido di papa Francesco («Fermatevi! La guerra è una follia») finisce per essere ricoperto di insulti.È il popolo della pace che si muove sui passi di Francesco. Anzi, dei due “Francesco”. Il Santo e il Papa. Un popolo che non si arrende al mondo dell’inevitabile, delle guerre, dei processi e delle decisioni “inevitabili”. E che sceglie di reagire alle ingiustizie e alle guerre facendo tesoro delle lezioni della storia e facendo i conti con la propria coscienza e l’etica della responsabilità.Un’umanità che cerca di farsi storia e di costruirne una nuova fondata sui principi iscritti nella Dichiarazione universale dei diritti umani e magistralmente condensati da papa Francesco nella Fratelli tutti.Fare la pace è difficile. E forse non è mai stato così evidente come in questi giorni. Eppure, questo è il tempo in cui siamo chiamati a fare cose difficili. Cercare di salvare le vite dei disperati che sono ancora sotto le bombe.Far portare, insieme, in silenzio, la croce del Venerdì santo a Irina, una giovane donna ucraina, e ad Albina, una coetanea russa. Andare a Leopoli con un convoglio di 70 mezzi per esprimere vicinanza alle vittime. Manifestare a Genova contro la produzione e la vendita delle armi. Organizzare una marcia della pace mentre infuria la guerra. Parlare di pace a chi è convinto di dover fare la guerra.Cercare la via della pace nell’escalation dello scontro. Parlare di nonviolenza, perdono e riconciliazione mentre in tanti alimentano i discorsi dell’odio, della vendetta e della guerra infinita. Educarci ed educare alla cura degli altri e del Pianeta.«Bambini», disse un giorno Gianni Rodari, «imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi».