Un mondo nuovo

Sogna l'oro


2022, Scarp de’ tenis, GiugnoChiara che sogna l’oro mondiale e di battere tutti«Corro da quando avevo tre anni e sgambettavo in giro per casa», rivela Chiara dopo un lungo gomitolo di parole. Sorride poi un «sanno tutti che sono una gran chiacchierona», quasi a voler scusare l’adrenalina di cui è pervasa.Lei è Chiara Zeni, classe 2004, 18 anni, un sorriso a trentadue denti e un’energia dirompente. Professione: atleta. Talmente brava da essere primatista italiana nei 200 metri con il tempo di 34’’06 e campionessa europea nei 100 con il crono fermo a 15’’61. È il fratello che le fa scoprire lo sport all’età di cinque anni: il nuoto, lo sci e l’atletica. «L’ho visto che si allenava e l’ho voluto fare anch’io. A lui dedico tutte le mie vittorie». Così tutto è iniziato: negli occhi l’immagine del fratello maggiore, nelle gambe una voglia matta di correre.«A dodici anni era già la seconda al mondo nel salto in lungo. All’inizio non potevamo crederci!» - racconta Katharina, mamma e allenatrice. Poi continua: «Oggi è campionessa mondiale dopo aver siglato record in Finlandia a Tampere, poi in Portogallo e infine a Roma, dove ha stabilito il nuovo record europeo. Chiara si allena con ragazzi normodotati, quattro allenamenti a settimana dedicati a potenza, forza e velocità. Si diverte nel farlo e la dinamica funziona perfettamente: ha un esempio concreto e l’aiuto negli esercizi più complicati. Purtroppo però rimane una delle pochissime a livello mondiale. Infatti, pur vivendo in Svizzera, Chiara si allena in Italia con la Osha Como perché a casa non ci sono gruppi sportivi che permettano ai ragazzi con disabilità di allenarsi con ragazzi normodotati. La nostra speranza è che tutte le società comincino ad aprire le proprie porte a ragazzi come Chiara, creando così quell’inclusività sociale che oggi manca».I prossimi obiettivi importanti sono i campionati nazionali a Molfetta e a fine giugno la 6th Iaads World Championships Nymburk in Repubblica Ceca, la competizione mondiale dedicata ai ragazzi con la sindrome di Down. Gli obiettivi sono ambiziosi. Chiara vuole vincere, siglare un nuovo record. «Sogno di vincere i mondiali» - quasi urla, è concitata. «Se succederà è grazie a Lara, Lorenzo, Marco. A mamma e papà. A tutti coloro che mi danno la possibilità ogni giorno di allenarmi, divertirmi e migliorare».Fa riflettere come un nome tanto rilevante nel mondo sportivo non sia mai giunto all’attenzione dell’opinione pubblica, soprattutto dopo l’exploi dell’Italia alle Olimpiadi di Tokyo. La risposta è racchiusa nella categoria nella quale Chiara viene etichettata: la C21 del Fisdir, la Federazione italiana sport paralimpici riservata a coloro con disabilità di tipo mentale o relazionale che, nel caso di Chiara, è la sindrome di Down. (…) «Chi è normodotato non corre con chi non lo è e viceversa – spiega Raffaella G., tecnico e informatore Fisdir». «Lo sport è veloce, ludico, divertente. È una scuola di vita. Per questo dovrebbe essere un’occasione per costruire una cultura d’integrazione a 360°. È indispensabile lavorare sulla cultura, non soltanto rispetto lo sport, ma anche rispetto la disabilità stessa. È un mondo che deve essere scoperto e per farlo sono necessarie informazione e conoscenza per produrre, infine, inclusività».Chiara questo lo sa. Sa che per poter vivere la sua passione per lo sport deve lottare, non soltanto contro il vento, la resistenza o il muro dei secondi, ma anche contro una società che ancora fatica ad accettare il diverso. Chiara lo sa, eppure questo non la ferma: «Bisogna allenarsi, sempre. E migliorare per dimostrare tutto quello che si può fare. Vorrei che lo sport si aprisse anche a chi, come me, ha la sindrome di Down o a chiunque abbia una forma di disabilità. Per questo io andrò avanti e vincerò». Per far capire al mondo, sembrano dire i suoi occhi scintillanti, che, almeno nello sport, si possono costruire ponti e strade, non barriere. Che non si è uguali o diversi ma, semplicemente, persone.