Un mondo nuovo

Centinaia di lapidi


Centinaia di lapidi e un falò trascuratoLa croce di Marco, 26enne di Vittorio Veneto, trovato dai nonni nel bagno di casa, la siringa accanto alcorpo esamine. La croce di Francesca, 24enne di Brescia, probabilmente al primo buco, secondo la madrecostretta da amici degeneri, lei che era terrorizzata dall’eroina, che le aveva portato via un’amica. E la doppialapide di Ahmed, 21 anni, e Hamza, 20 anni, morti a Fermo perla stessa fornitura, il primo a due passi dallapizzeria in cui era apprezzato lavoratore, il secondo inutilmente soccorso in ospedale.Il cimitero delle vittime da sostanze stupefacenti, nell’Italia in balìa di sempre nuove emergenze, non smettedi popolarsi. Implacabile, ingordo, inarrestabile. Certo, le statistiche non sono quelle dei terribili anniSettanta, Ottanta e Novanta. Però, Marco, Francesca, Ahmed e Hamza sono solo 4 delle decine e decine diconsumatori, abituali o casuali, dipendenti o sperimentatori, entrati negli ultimi mesi nelle tristi cronache deimorti per overdose.Nel 2020 i decessi causati da droghe sono stati in Italia 308. E dal 1973, anno della prima rilevazione sultema, se ne sono contati ben 26.154: un vorace falò di giovani vite, un immenso carico di lutti, dolori,rimpianti e rancori, che da decenni frantuma famiglie, amicizie, comunità, relazioni.Le morti sono però solo la parte emersa di un iceberg – il traffico e il consumo di sostanze stupefacenti – lacui mole non smette di creare danni sociali profondi e alimentare catene criminali diffuse nel mare agitatodella società italiana.La certificazione la offre la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze.L’ultima, la scorsa estate, ha dimostrato che nemmeno la pandemia, nonostante abbia imposto una drasticadiradazione dei contatti sociali, ha attenuato l’impatto e la capillarità del losco mercato, che arriva a muovereun giro d’affari di oltre 16 miliardi di euro all’anno. Ne ha solo modificato alcuni tratti, accentuando peresempio lo spostamento dei traffici sui canali digitali.Non può dunque che essere valutata positivamente la notizia dello svolgimento, avvenuto a Genova a finenovembre scorso, della Conferenza nazionale sulle dipendenze e le politiche antidroga.La legge prevedeche andrebbe convocata con cadenza triennale, ma erano 12 anni che non accadeva,sintomo eloquentedella sottovalutazione del tema, da parte della politica e di buona parte della società italiana. Così, glioperatori del settore hanno finito per sentirsi isolati e disorientati, senza occasioni per confrontarsi sulleevoluzioni del fenomeno e sull’esigenza di adattarvi strumentini intervento, di riabilitazione, di cura.Ora è importante che il dibattito pubblico riparta, schivando il rischio del muro tra opposti ideologismi. Laguerra tra proibizionisti e antiproibizionisti, censori e legalizza tori non è prospettiva augurabile, dopo undecennio di distratti silenzi.Sviluppare concrete strategie di prevenzione, tagliate soprattutto sul vissutoquotidiano di centinaia di migliaia di studenti e giovani: è quel che può mettere d’accordo sensibilità evisioni differenti, ed è quel che si deve fare davvero. Nel tentativo di spegnere, o quantomeno smorzare, ilterribile falò che non smette di intossicarci.(Scarp de’ tenis, Dic. 2021)