Un mondo nuovo

Incontrare Dio per strada


Incontrare Dio per stradaNel 1972 sono stato assunto in una grande azienda di Telecomunicazioni. Curiosamente, nel mio primo giorno di lavoro venne indetto uno sciopero, con pesanti invettive contro la direzione dell’azienda, nonostante che questa desse molti benefit ai lavoratori. Nell’ambiente di lavoro il clima era pesante. Alla sera, finito il mio turno, per scaricare la tensione che accumulavo per il non far niente, percorrevo a piedi diversi chilometri che mi permettevano di rasserenarmi e di tornare tranquillizzato a casa da mia moglie e dai miei tre figli.Nel 1999, arrivai in piazza di san Gregorio al Celio, a Roma. Nella luce di quello splendido tramonto romano, un’altra luce stava illuminando quella strada: un pulmino, carico di vestiti e di cibarie, mi si avvicinò e un distinto signore alla guida, mi chiese l’indirizzo delle suore Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta. Risposi indicando un cancello al fianco del sagrato della chiesa, da dove vedevo uscire delle suore, ignorando chi fossero. L’autista mi chiese di aiutarlo a scaricare il pulmino.Io accettai, non sapendo ancora che quel gesto mi avrebbe condotto a un servizio ancora più grande. Finito, mi intrattenni a parlare con suor Letizia, la superiora del convento. Le raccontai della mia vita. Lei colse in me un desiderio latente di dare un senso più profondo alla mia esistenza.Così mi mostrò la stanza dove Madre Teresa alloggiava durante i suoi soggiorni romani, poi mi parlò della casa adiacente la chiesa, che accoglie le persone più povere e bisognose della città, a cui le suore prestano le loro cure. Congedandomi, un pensiero si affiancò nella mia mente: io, insieme a barboni, ubriachi, drogati, ex carcerati e disperati di ogni genere, non avrei resistito…Mentre la proposta di suor Letizia si rivelava sempre meno probabile, sentii una voce che mi trapassò l’animo e mi disse: «Non puoi giudicare senza provare».Senza darle importanza, tornai a casa. il giorno dopo le parole della suora attraversarono come un torrente in piena la mia mente. Il pensiero negativo lasciò lentamente il posto alla curiosità, facendomi ritrovare davanti alle scale che conducono alla casa delle suore. Qui la misteriosa voce di quella sera risuonò ancora. Salii le scale, trovai la porta  della casa aperta, entrai. Mi ritrovai in cucina, dove un uomo stava tagliando il pane, mi avvicinai e mi venne spontaneo dargli una mano. Giuseppe, l’uomo del pane, mi raccontò della casa e delle persone che in essa aveva conosciuto, poi servii a tavola e dopo che quelle persone ebbero mangiato, rassettai il salone della mensa. Alla fine constatai che, dopo tutto, quelle persone a cui avevo dato da mangiare non erano così diverse da me, e l’indisponente pensiero della sera prima era come svanito. Quella prima opera di bene e misericordia mi aveva aperto gli occhi e il cuore. Emisi un profondo respiro: mi sentivo benissimo. Quell’esperienza mi toccò in modo profondo, portandomi alla decisione di dedicare tutti i sabati della settimana alla casa di accoglienza.Dio si rivela così, Egli cerca sempre instancabilmente nuove vie per donare il suo Amore e io l’ho incontrato nell’imprevedibilità di un pulmino carico di provvidenza.Trascorso del tempo, la mia situazione lavorativa degenerò nella cassa integrazione. Colsi l’occasione di svolgere il servizio di volontariato a tempo pieno e iniziai a occuparmi delle pratiche burocratiche degli ospiti della casa. In un secondo tempo mi sono occupato dei bambini e dei genitori dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, supportando le situazioni più difficili. Tutti questi impegni sulle diverse realtà di disagio danno oggi un significato nuovo a tutta la mia vita – Pino G.(FC n. 20 del 14 maggio 2023)