Un mondo nuovo

Voci di pace


2023, Avvenire 16 ottobrePreghiera dei figli di AbramoO Signore nostro Dio,fonte della vita e della pace,Tu hai donato ad Abramo Isaccofiglio di Sara,figlio del tuo sorriso,figlio che tu hai salvato dall’olocausto,perché la sua discendenza si moltiplicassee diventasse una benedizione per tutte le nazioni della terra.Tu hai donato ad Abramo anche Ismaele,figlio di Agar,figlio del tuo ascolto,perché, quando era stato scacciato nel deserto,tu hai ascoltato la sua vocee lo hai fatto diventare una grande nazione sulla terra.Dio dell’Alleanza,fa’ che anche noi oggi ascoltiamo la tua vocee ritroviamo la via della pace;fa’ che non induriamo il cuoree crediamo alla tua antica promessa;fa’ che Isacco e Ismaele si riconoscano come fratellie ritornino a giocare insieme nel banchetto del Tuo regno,per la consolazione del nostro padre Abramoe la gioia di tutte le nazioni della terra.Amen.Daniele Fortuna  “Mai tagliare quello che puoi slegare. Da questa teoria vecchia di centinaia di anni, se fosse applicata ai rapporti fra le persone e poi fra le nazioni non ci sarebbero più persone che non si parlano”.  “è decisivo riconoscere l’umano anche nel nemico. Il Vangelo stesso ci dice di amare i nemici e vivere in ogni caso per il bene di chi è vicino. Lo so che è difficilissimo ma è la sola strada che conduce alla pace.” “allargare sempre più le schiere di quanti effettivamente ripudiano ogni forma di violenza, da chiunque esercitata.” ““ Shalom, Salam… Shalam… Pace” (anche se ora è una tragedia) Shalam sarà la nuova parola di pace tra noi la canteremo e la danzeremo tutti insieme quando saremo stanchi di odio, di guerra e di morte. Scoppierà la pace su questa terra dei figli di Abramo e allora ci abbracceremo dicendoci: Shalam Alekem! Pace a voi! Il DIO di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il DIO di Ismaele, è l’unico DIO, Padre nostro e Padre di tutti. Shalam, Abramo è il papà di Ismaele e di Isacco e noi siamo tutti fratelli. ALLAH’ e JAHVE’ è Uno, e il suo nome è Misericordia, Perdono, Amore, Pace. Viviamo tutti sulla stessa madre Terra, viviamo sotto lo stesso cielo, beviamo all’unica acqua, abbiamo lo stesso sole, lo stesso vento. Finiremo tutti sotto 1½ m. di terra e se ci amiamo vedremo Dio. Shalam, il Dio della pace è dentro di noi e si manifesta con la pace e l’ospitalità, senza bombe né spari, via le armi via il terrore, gli odi e le vendette, via le stragi, via i muri. I figli di Abramo, Ismaele e Isacco e i figli dei figli si sono dati la mano, hanno danzato e cantato insieme, hanno gioito, è scoppiata la pace: SHALOM ... SALAM ... SHALAM !” “ciò che mi ha colpito e ciò che ancora mi colpisce di queste, come di tante altre affermazioni, è la comune radice della legge dell’identità. Tutto ciò che possiamo spiegare razionalmente, secondo il diritto, secondo la morale, secondo tutte le possibili giustificazioni che possiamo apportare, fa sempre germogliare odio, ingiustizia, oppressione, rancore e terrorismo. Per noi, filo occidentali, ci riesce ancora facile parlare in maniera razionale, lontano dalle bombe e dalle sirene, lontano dai massacri e dalla polvere che lascia a terra centinaia di corpi. Perché la guerra colpisce razionalmente e, nella sua razionalità, non guarda in faccia a nessuno. Questa razionale indifferenza, a cui ci stiamo abituando, è un modo di pensare che preserva solo ciò che è identico a se stesso, mentre il diverso è tutto ciò che non esiste e non ha diritto di esistere. Ogni guerra nasce nel momento in cui penso che chi è diverso da me, chi non rientra nelle mie logiche, sia semplicemente colui che non esiste. Per cui ciò che ci sembra assurdo, come la guerra, ha questa radice nello scarto dell’altro, del diverso in tutte le sue forme e sfaccettature. Per cui la pace è costruzione di diversità, pluralità, possibilità di ritrovare una radice comune, di riconoscere il debito esistenziale che abbiamo per il solo fatto di essere al mondo, senza merito, ma solo perché altri hanno creduto che fosse possibile per noi vivere. Questa è la radice spirituale che ci riannoda a quel Dio, declinato in ogni fede e in ogni credo, che ci fa essere in debito gli uni gli altri, gareggiando nello stimarci a vicenda (cfr. Rm 12,10), tracciando vie di pace.” “Mancano grandi statisti che comprendano che la guerra va fermata subito ed in cambio investire in ricostruzione, grossi aiuti economici alle popolazioni vittime di Hamas ma anche della peggiore politica espansiva e schiavista di Netanyahu. Soldi e benessere per isolare Hamas. L'Italia è un esempio, è stata grandissima e lungimirante nel mantenere la pace con la popolazione del Südtirol.” «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta» (Lc 21, 20-22). Le parole profetiche di Gesù sembrano disegnare quanto accade oggi in Terra Santa. “Israele” significa “lottare con Dio”. Non con armi fisiche contro un nemico visibile, ma brandendo l’arma del bene per debellare un nemico invisibile: il male che alberga in noi. E che, misteriosamente, carsicamente, riaffiora sfigurando l’umanità. Sicché - scrive san Paolo ai Romani - «io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio». Che è un veleno - odio e conflitti - che serpeggia e aleggia dentro e intorno a noi. Ma Dio lotta con noi per schiacciare e scacciare il male che ci avvelena. Perché è “Emmanuele”. Cammina sempre con noi. Sebbene, ingrati, non lo riconosciamo nell’altro, nel Creato. Ogni giorno, tutti, uomini e donne di «ogni nazione, razza, popolo e lingua» (Ap 7, 9) - vestendo il candido abito dell’amore - siamo convocati e invitati dal Signore al Banchetto nuziale della Pace. Che ci regala la bellezza dell’incontro, spezzando e condividendo, alla mensa della Pace, il pane della vita. L’uomo sia, oggi, architetto di Pace. Artigiano di speranza. Che è il coraggio di guardare, affrontandola, la realtà. Atroce, amara. Cessino i conflitti in Medio Oriente, in Ucraina, nel mondo. La luce dell’amore vinca le tenebre del terrore. Dell’orrore. Il fragore e la potenza devastante delle armi vengano soffocati da una perseverante preghiera, da una silenziosa adorazione, da una feconda astinenza dal male, da un semplice digiuno dall’effimero, dalla forza tenace del dialogo. Dallo sguardo stupito di un bambino. Che, attonito, contempla con occhi incantati il mondo. E con coraggio e speranza canta: