Un mondo nuovo

Nuha restituisce tutto il bene ricevuto


2023, Scarp de’ tenis, ottobreSe le persone le tratti con cura, stai bene tu e loro. La storia di Nuha è quella di tanti migranti arrivati sulle coste italiane. «Siamo approdati ad Augusta – ricorda – eravamo 80 su una vecchia barca di legno, in balia del mare. Ci ha avvistato un elicottero, poi un’imbarcazione italiana ci ha portati in porto. Avevo 17 anni quando sono sbarcato, 16 quando sono partito».«In viaggio per più di 1 anno: Gambia-Senegal-Mali-Niger-deserto-Libia: Una lunga traversata, a piedi o su jeep stracariche di persone, spesso senza cibo, nascondendomi dai banditi, trattando con i miliziani…».In Sicilia, Nuha comincia la sua seconda vita. E se durante il viaggio ha potuto contare sulla protezione di Dio, ora sono le mani e la solidarietà delle persone a prendersi cura di lui: «Ma è la stessa cosa: Dio ama e perdona sempre tramite qualcuno. Non si cammina mai soli, neanche nel deserto». Da Augusta viene spostato prima a Ragusa e poi a Modica. Nella comunità d’accoglienza si fa notare: la maturità nel tessere relazioni, la facilità nell’apprendere l’italiano e il sorriso contagioso gli consentono di fare il mediatore culturale: «Ho messo in pratica consigli di mio zio. Prima di chiedere qualcosa, impara a dare qualcosa. Come in cucina». Già la cucina. Aveva poca esperienza con le padelle Nuha, ma tanta voglia di imparare: «Non ho dormito per giorni, prima del colloquio con lo chef Accursio! Mi dicevo che era meglio tornare a lavorare nei campi. E invece, i miei nuovi amici di Modica mi hanno convinto a non mollare, a mettermi alla prova». Accursio chiede serietà e rispetto: degli orari, dei colleghi, delle materie prime. E Nuha non delude, il rispetto lo conosce, la tecnica la apprende.«Un po’ alla volta. Se ti affidi e ascolti, impari. E non solo le ricette, ma anche la lingua, le regole e le tradizioni della comunità che ti accoglie». Cucina come trasmissione di sapere? Perché no, Nuha che sforna con destrezza tipiche ricette siciliane ne è l’esempio, molto apprezzato da chef Accursio: «Nella nostra famiglia, Nuha è una risorsa preziosa. È cresciuto molto, lavora bene, impara velocemente. A giorni sarà con me ai fornelli del ristorante». E poi, cucina come forma di riconoscenza: «Sarò sempre grato a tutte le persone, non solo di Caritas, che mi hanno accolto come un figlio e un fratello – dice mostrando la foto del suo profilo social in cui è attorniato dalla sua famiglia di Modica. Donne e uomini speciali che mi hanno dato una casa, mi hanno aiutato a trovare un lavoro. Ogni giorno prego per loro. E per Modica, la città che mi ha adottato e di cui sono innamorato». Ecco, forse c’è anche questo, nel suo sorriso divertito quando sciorina gli ingredienti della parmigiana di melanzane, il desiderio di restituire, rifacendo alla perfezione le pietanze della tradizione, un po’ di quel bene che ha ricevuto. D’altronde, cucinare per gli altri è una forma di amore.