Un mondo nuovo

Il bello della vita anziana


2023, FC n. 50 del 10 dicembreIl bello della vita anzianaSeduto presso l’ingresso di un centro commerciale, in un quartiere di Firenze, guardo la gente che entra ed esce. Molti sono anziani, anche sui novanta, autonomi o assistiti da badanti. La percentuale è alta. Siamo un popolo di vecchi, impossibile non rilevarlo. Il progresso della scienza ha prolungato la vita media. Tuttavia, ha moltiplicato i problemi legati alla decadenza. Ma come non considerare il modo dignitoso con cui i vecchi vivono l’età declinante nel rione di una città tranquilla, caratterizzata da stili di vita di antica civiltà? Cosa c’è di meglio che trascorrere, finché è possibile, gli ultimi anni inseriti nel tessuto sociale nel quale si è vissuti, dove tutto è prevedibile? Anziché in strutture di controllo totale come i centri per anziani. Ho notato che in questo quartiere non si vedono manifesti funebri. Qui l’interazione sociale è molto forte e la partecipazione al dolore funebre corale. Ieri, sulle rive del Mugnone, mi sono trovato di fronte al chiosco di un fioraio chiuso per lutto. Era morto, più che ottantenne, e le saracinesche abbassate erano tappezzate di biglietti affettuosi da parte della gente del quartiere che lo ringraziava per la proverbiale gentilezza.Una signora ultranovantenne si siede accanto a me. Ha bisogno di riprendere fiato prima di entrare nel negozio. Porta con sé la lista della spesa scritta a grandi lettere tremolanti. Ha dimenticato gli occhiali. Me la mostra perché gliela legga. Cibi essenziali come pane, latte, conserve di pomodoro e, in più, un piccolo regalo per la nipotina. Abita lì vicino, mi spiega. Tuttavia deve risalire al quarto piano e non c’è l’ascensore. È costretta a venire più volte, portando piccoli pesi. Ha un figlio che abita di fronte a lei, ma è molto impegnato nel lavoro. Cerca di non disturbarlo, anche se sa che l’aiuterebbe. E anche, aggiunge, se ha speso la vita per lui. Quanta delicatezza, quanta dignità in questo atteggiamento. Lei è vissuta sempre in questo quartiere. La sua mente parte. Ricorda l’infanzia. Gli anni della guerra. La linea gotica. I tedeschi che risalivano la via Faentina dove lei abitava, distruggendo i ponti e lasciando, dietro di loro, la strada cosparsa di mine. La signora racconta, racconta. Gli anziani hanno un bisogno strutturale di fare il consuntivo dell’esistenza. Forse per dare un senso alla totalità del vissuto. Qualcuno ha scritto che l’uomo ha bisogno d’invecchiare, altrimenti non comprende la sua vita. – Luciano V.