Un mondo nuovo

Joy


2023, Mariapia Bonanate, FC n. 52 del 24 dicembreLa seconda vita di Joy E., 30 anniVittima della tratta, accolta dalle suore Orsoline, ha potuto affrancarsi ed è rinataIl suo sorriso, la felicità che brillava nello sguardo, l’intensità delle sue parole sono stati accolti con un applauso caloroso e prolungato dalla platea della Festa del cinema di Roma, dove è stata premiata nella sezione che “Women in Cinema Award” ha dedicato al sociale. Joy E., trent’anni, protagonista del libro Io sono Joy (edizioni San Paolo) che abbiamo scritto insieme e che ha avuto la prefazione di papa Francesco, con la sua testimonianza durante l’evento romano dedicato alle donne vittime della tratta, ha spalancato orizzonti di speranza sulla drammatica situazione dell’immigrazione.«Sono qui per ringraziare l’Italia che mi ha accolta attraverso le persone che mi hanno aiutata a rinascere, a essere la ragazza che era partita per avere un futuro che in Nigeria le era negato. Voglio dire a tutti di non perdere mai la speranza nei momenti difficili e di scegliere sempre la vita, perché è la cosa più importante e più bella che abbiamo. È più lunga del momento difficile, imprevedibile, tutto può ancora accadere di buono. Non vale la pena dire: non ce la faccio. Dobbiamo andare avanti, a testa alta, e metterci in gioco con fiducia e disponibilità. E poi ho sperimentato che Dio, anche quando pare che si sia distratto, non ti abbandona mai. C’è sempre». La sua storia è quella delle migliaia di donne trafficate dalle organizzazioni criminali per essere vendute nell’insostenibile, sempre più fiorente, mercato della prostituzione. Dove Joy è finita sei anni fa, ingannata con una promessa di lavoro e di studio, dopo avere attraversato l’inferno nel deserto, delle violenze estreme dei lager libici e avere rischiato di morire sul barcone naufragato. Un anno di martirio sulle strade di Castel Volturno, a piangere e a subire sevizie dai suoi aguzzini e dai clienti, fino a quando è riuscita a scappare e a trovare una casa e una famiglia nella comunità di suore che l’hanno affiancata nel suo cammino di liberazione. Oggi vive una seconda vita: lavora, studia, sta per diplomarsi come operatrice sanitaria, si è fidanzata con un ragazzo italiano e si stanno preparando a costruire una famiglia. «Vivo la vita come se fosse ogni giorno la prima volta, anche il passato mi aiuta perché la mia esperienza può diventare cibo per chi ha fame di speranza e di luce. Ho scelto di aggrapparmi alle persone giuste, di aprirmi, passo a passo, a una nuova cultura e a un nuovo mondo. Ho anche capito che non dovevo pensare solo a me stessa, ma a chi stava attorno a me, a cominciare dalle vittime della tratta, ma anche dalle persone che soffrono e sono in difficoltà». Le suore dicono: «Joy è un dono per tutti noi. Ci aiuta a cambiare lo sguardo sul dramma dei migranti, donne, uomini e bambini. Dobbiamo andare oltre le apparenze e vederli non come una minaccia, una provocazione, ma una risorsa che può offrire molto a tutti, come uno stimolo a uscire da una visione ristretta e diffidente che rischia di lasciarci infelici. Dobbiamo pensarli non come presenze ostili, nemiche, ma stringere con loro un’alleanza che fa bene a tutti».